Con la pubblicazione in Germania di Harry Potter e L’Ordine della Fenice, il coro delle critiche ha assunto toni assai aspri. Nonostante la serie rappresenti un fenomeno editoriale che non ha precedenti la sua magia non sembra funzionare per tutti. Sin dalla pubblicazione del primo romanzo Harry Potter e la Pietra Filosofale nel 1997 i lettori dei romanzi della Rowilng sono aumentati a dismisura ma, contemporaneamente, il movimento anti-Potter si è sviluppato di pari passo.

Possono milioni di persone che acquistano questi libri essersi sbagliate? Alcuni pensano di sì. A.S. Byatt, accademica e vincitrice del Prize British Novelist ha scritto sul New York Times lo scorso luglio: “Harry Potter è adatto a quelle persone la cui fantasia è limitata all’universo dei cartoni animati trasmessi in TV e il cui immaginario è circoscritto ai confini delle soap opera, alla realtà televisiva e al gossip sulle celebrità”

Secondo l’opinione della Byatt la ragione per la quale gli adulti leggono Harry Potter va ricercata nel fatto che una simile lettura permette loro di rifugiarsi nel mondo dell’infanzia. “La Rowilng” dice la Byatt “parla a una generazione di adulti che non sa nulla, e alla quale non è mai interessato nulla, del mistero” e continua citando Susan Cooper, Alan Garner e Ursula K. Le Guin quali autori per l’infanzia più affidabili in quanto nei loro libri sono contenuti “un reale senso del mistero, forze potenti e creature veramente pericolose che si nascondono in foreste buie”.

I leader ecclesiastici, dal canto loro, ritengono che i libri contengano troppi misteri, la loro campagna contro i maghi volanti si basa sul fatto che i libri della serie incoraggino i bambini a praticare la stregoneria ed esplorare le arti oscure.

La Rowling si giustifica, rigettando le accuse, asserendo che invece i suoi libri sono “altamente morali” dal punto di vista della lotta del bene contro il male.

In Germania il movimento religioso cattolico Fe-Medienverlag ha pubblicato un focoso libello dal titolo Harry Potter: Bene o Male? scritto dalla sociologa Gabriele Kuby.

La Kuby descrive il “culto” tributato alla serie Harry Potter come “un progetto globale, a lungo termine, teso a cambiare l’aspetto della cultura. Il mondo di Harry Potter è un mondo presieduto dal male, in cui esso è raffigurato quale valore al quale aspirare”.