Boromir sta combattendo la sua ultima battaglia, quando l'orco uruk-hai scocca la prima, inesorabile freccia, colpendolo vicino alla spalla. Poi scocca la seconda, colpendo Boromir... sulla stessa spalla! E la prima freccia si è magicamente spostata nell'addome. Quando arriva Aragorn è ormai troppo tardi, e l'unica cosa che può fare è assistere l'amico negli ultimi momenti di vita. Nei primi piani si vede il moribondo con la mano appoggiata sulla spalla del suo soccorritore, ma ogni volta che l'inquadratura si sposta su Viggo Mortensen, il braccio è abbassato (vedi foto).

Di errori come questi, i bloopers, se ne trovano a centinaia, in ogni film. Sono l'incubo di ogni regista e di ogni montatore, ma sono inevitabili, nonostante budget esorbitanti. La stessa scena girata decine di volte non è mai identica nelle scenografie e nei costumi: ecco quindi Harry Potter alla conquista della pietra filosofale procurarsi graffi sul volto durante la scena finale, che poi non lasciano traccia nell'inquadratura successiva, per poi tornare di nuovo; oppure Frodo, con il suo anello legato a una catena che in alcune scene non gli arriva al cuore e in altre raggiunge lo stomaco; o ancora Hermione che, per andare nel proprio dormitorio, in una scena va a destra e in un'altra a sinistra (dove stanno quelli dei maschi).

E che dire, in La maledizione della prima luna, di Elizabeth che esce dalle acque perfettamente acconciata e asciutta? O di Lara Croft che si squarcia la muta per attirare uno squalo con il sangue, per poi trovarla sul sottomarino con l'uniforme immacolata?

Va detto, per non sparare a zero sui vari autori, che i bloopers non intaccano la qualità dei film, ci sono sempre stati e probabilmente ci saranno sempre. Scovarli può essere un gioco divertente come trovare i difetti nelle vignette dei giornali di enigmistica, ma non rappresentano niente di più di questo. Soprattutto perché spesso la nostra attenzione è catturata da errori ben più grossolani, come sceneggiature assurde e interpretazioni ridicole, e a volte (per fortuna) da autentici capolavori ai quali è facile perdonare tutto.