Il processo narrativo è qualcosa di talmente soggettivo che è difficile credere ciò che si dice qualcosa di più di un racconto sulla propria esperienza.
Scrivere la prima stesura è, in definitiva, molto istinto, poca razionalità. Qualcosa, insomma, che potete controllare soltanto in parte e che, in pratica, è la diretta conseguenza del vostro essere scrittori (o scrittrici).
Potete aver visualizzato il territorio con la mappa, ragionato sulla geografia, sulla politica e sull’economia della vostra ambientazione, ideato una trama per filo e per segno e infine creato i bozzoli che contengono le pupe di quelli che saranno i vostri personaggi… ma niente di tutto questo renderà il vostro romanzo una buona lettura.
Quando cominciate a scrivere, attaccate con una frase, cui ne segue un'altra e un'altra ancora; e ai paragrafi si succedono altri paragrafi… ma potete spiegare il perché scrivete ciò che scrivete nella prima stesura? Potete stilare delle regole sulla giusta sequenza dei paragrafi di una scena della prima stesura? Potete spiegare come mai vi è venuto in mente di far reagire in quel modo quel personaggio nella prima stesura? Potete dire che avevate pianificato tutti gli intrecci psicologici di cui poi avete scritto? che tutti i particolari li avevate già previsti? che il romanzo è esattamente come l’avevate immaginato all’inizio?
La risposta è no. Oppure: «Sì, d'istinto». Per quanto vi siate preparati, la prima stesura vi consegnerà un manoscritto diverso da qualsiasi idea avevate prima di cominciare; più o meno, ma di certo diverso.
In ogni caso, se avete del talento per la narrazione, credo la prima stesura lo dimostrerà, nonostante tutti i difetti che la caratterizzeranno. E allora? Tutto ciò di cui ho parlato finora? È un aiuto, oltretutto soggettivo, ma non la soluzione. E tutto ciò che verrà dopo, la revisione? Sarà tentare di rendere coerente e godibile il vostro estro, sarà razionalità e abnegazione.
Per quanto pianifichiate, la prima stesura è e sarà sempre molto istinto e poca razionalità. E guai se non fosse così, dico io. ;-)
Esistono, tuttavia, alcune cose su cui porre l’accento; cose che, forse, possono aiutare a migliorare la prima stesura (che, sottolineo nonostante sia ovvio, non sarà il vostro testo definitivo). Migliore è la prima stesura, migliore sarà la stesura definitiva. E non, come qualcuno potrebbe pensare, migliore sarà la prima stesura, minore sarà la fatica per arrivare alla stesura definitiva.
C’è una bella differenza.
Una delle cose che è bene considerare attentamente prima di abbandonarsi alla prima stesura (le altre nei prossimi capitoli), è il punto di vista. E, purtroppo, non ho molti modi per affrontare quest’aspetto, senza cadere in qualcosa che ricordi molto da vicino i manuali di scrittura creativa.
Be’, via il dente via il dolore! Di seguito vi riporto i punti di vista possibili, fondamentalmente quattro (e le dovute sfumature annesse):
1. Prima persona protagonista (io, noi): narra una vicenda di cui è o è stata protagonista. È una scelta che personalmente non gradisco molto, poiché presuppone un’evidente limite: il protagonista è forzatamente ancora vivo, altrimenti qualcun altro starebbe narrando al suo posto la storia.
Ci sono delle soluzioni intermedie, cioè portare il narratore in prima persona protagonista fino a un certo punto della storia e continuare in un altro modo prima del finale. Avete presente Forrest Gump? Lui racconta la propria storia in prima persona e quando finisce di raccontare, in realtà la storia non è ancora finita: a quel punto la narrazione prende una piega inattesa, che può portare a qualsiasi finale.
Fate attenzione a una cosa: con questo tipo di narratore è molto facile cadere nella tentazione dell’autobiografia. L’autobiografia in sé non è un male, a patto che si sia capaci di tenerla a bada (e, in quest’ultimo caso, potrebbe anche rivelarsi il modo migliore per raccontare la vostra storia, chissà…).
2. Prima persona non protagonista (io, noi): narra una vicenda di cui non è o non è stata protagonista. In questo caso, maggiore sarà la distanza tra il narratore e il protagonista, maggiore sarà l’efficacia del testo.
3. Terza persona limitata (ella, egli, loro). È spesso il mezzo più semplice per narrare una vicenda fantastica, specie se fantasy.
Questo punto di vista facilita il compito del narratore in molte cose. I colpi di scena, ad esempio, sono assai più efficaci quando il lettore può seguire un’unica visione della vicenda, forzatamente parziale. O ancora, la caratterizzazione degli altri personaggi (co-protagonisti o secondari), è sempre subordinata alla visione del protagonista, anziché essere un “uno, nessuno, centomila” di difficile gestione.
4. Terza persona onnisciente (ella, egli, loro). Questa scelta darà un’altra profondità al vostro testo - diversa, non migliore -, ma renderà le cose molto più complesse da gestire.
Il narratore, in pratica, sa tutto di tutti e si sposta a piacimento dove più gli comoda. Questo vi dà la possibilità di escogitare numerosi espedienti per stupire, per tener alta l’attenzione del lettore.
Nel contempo, però, tutta questa libertà è pericolosa. Rischiate, in breve, di confondere il lettore. Siate ordinati: utilizzate un unico punto di vista alla volta per scena o, se proprio dovete cambiare il punto di vista all’interno di una stessa scena, perché così vi sembra più efficace, allora fatelo in modo inequivocabile e giustificate il cambiamento agli occhi del lettore (che è sempre il vostro obiettivo).
Esiste una via di mezzo tra la terza persona limitata a un protagonista e la terza persona onnisciente. Se utilizzata con maestria dà quasi tanta libertà quanto la terza persona onnisciente, pur mantenendo l’ordine e la chiarezza della terza persona limitata.
L’esempio più noto degli ultimi tempi, parlando di narrativa fantastica, è sicuramente costituito dalla saga A Song of Ice and Fire di George Martin.
Perdonatemi per questo elenco fastidioso, ma non avevo altro modo per porre l’accento su una questione di primaria importanza. La scelta che farete influenzerà l’intero romanzo ed è bene sia adeguata al tipo di storia che avete ideato.
Nel prossimo capitolo parleremo della narrazione e delle infinite possibilità che vi dà.
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