L’autore

Famoso per le centinaia di racconti che hanno fatto la felicità di diverse generazioni di piccoli lettori e per i suoi libri permeati da un certo gusto sottilmente sadico e da un grottesco sense of humor, Roald Dahl (1916/1990) è un autore che, per fortuna, sfugge a qualsiasi definizione.

Scrittore per bambini? Troppo semplicistico nonostante milioni di bambini (e non solo) in tutto il mondo abbiano letto i suoi libri. Umorista? Come si fa definire tale uno scrittore capace di un cinismo che lascia sconcertati? Ma la fama raggiunta , il successo di pubblico e i riconoscimenti della critica lo pongono di diritto tra grandi narratori quali Stevenson, Collodi e Saint-Exupéry.

Dahl nacque in Galles da genitori di origine norvegese. Dopo un’infanzia e un’adolescenza segnate dalla morte del padre e della sorellina maggiore, consumato dalla severità e dalla violenza dei sistemi educativi inglesi preferì non iscriversi all’università decidendo di mettersi subito a lavorare.

Sono anni che più tardi ricorderà, senza la minima nostalgia, nell'autobiografico Boy: “Ero assolutamente sconvolto dal fatto che agli insegnanti e ai ragazzi più grandi fosse permesso, alla lettera, ferire gli altri studenti, e qualche volta in maniera veramente seria. Non riuscivo a crederci. Non sono mai riuscito a crederci…”.

La Seconda guerra mondiale lo colse mentre era impiegato a Londra presso una compagnia petrolifera. Partecipò al conflitto come pilota della Royal Air Force e durante una missione in Libia il suo aereo venne abbattuto e lui ferito gravemente alla testa.

Durante il ricovero ospedaliero conobbe C.S. Forester – autore di una serie di libri per ragazzi intitolata Captain Hornblower, personaggio che si ispira a Horace Nelson – e grazie al suo incoraggiamento scrisse A Piece of Cake, che venne pubblicato sul Saturday Evening Post.

Nel 1943 venne trasferito per ragioni di servizio in Nord America dove continuò a lavorare per l’esercito fino al 1945.

Dopo il congedo si trasferì negli Stati Uniti iniziando la sua attività di scrittore a tempo pieno.

Nel 1953 sposò l’apprezzatissima attrice Patricia Neal da cui ebbe cinque figli ma la sua vita familiare, ancora una volta, venne sconvolta da una serie di terribili drammi: la figlia di sette anni morì di morbillo, la moglie, a causa di ripetute emorragie cerebrali, mentre era incinta dell’ultimo figlio che nascerà idrocefalo, finì su una sedia a rotelle.

Tornato in Gran Bretagna Dahl acquisì una popolarità sempre più ampia come scrittore per bambini e, negli anni ’80, grazie anche all’incoraggiamento della seconda moglie Felicity scrisse quelli che possono essere considerati i suoi capolavori.

Negli ultimi anni della sua vita fu duramente attaccato dalla stampa per le sue posizioni antisemite, reazionarie e misogine. Descritto ora come diseducatore per i contenuti dei suoi libri, ora come uno dei migliori scrittori per l’infanzia, eroe di guerra, padre amorevole e coraggioso (non si dette pace fino a quando non riuscì a inventare una valvola speciale per curare l’idrocefalia di suo figlio), Dahl resta comunque un personaggio estremamente controverso, segnato da una sorte che non fu certo generosa e che ha dato vita a decine di aneddoti sulla sua persona e sulle sue ancora più strane abitudini.

Si racconta che scrivesse in una stanza in fondo al suo giardino, dove non era mai possibile fare la benché minima pulizia, avvolto in un lurido sacco a pelo e sprofondato in una poltrona appartenuta a sua madre; gli si riconosceva una tirchieria impressionante, pare avesse l’abitudine di acquistare libri, leggerseli durante il giorno e poi, la sera, tornare in libreria e restituirli facendosi ridare i soli accampando una scusa qualsiasi. Però, al di là degli aneddoti ciò che resta di lui sono i libri dove ha descritto, con uno stile lieve ma caustico, le tragedie e i dolori del mondo.

Morì di leucemia nel 1990.

Libri e racconti

Le storie di Dahl sono caratterizzate da finali inaspettati e strani, da atmosfere minacciose, permeate da un’infallibile legge del contrappasso.

Lo Zio Oswald, grande seduttore, finisce sedotto in maniera drammatica, e i signori Porcimboli (Gli Sporcelli) che catturano gli uccelli con la colla finiscono incollati a loro volta. In un delizioso racconto la prova di un omicidio, un cosciotto d’agnello congelato, viene mangiata dai poliziotti che si affannano nella vana ricerca dell’arma del delitto; pare che l’idea gli venne in mente mentre pranzava con Jan Fleming, il creatore di James Bond, per il quale curò la sceneggiatura della trasposizione cinematografica di Chitty Chitty, Bang Bang e di Agente 007 Si vive solo due volte.

Quello che probabilmente attira ancora oggi i bambini è la grande schiettezza dello scrittore inglese nel descrivere la realtà, la sofferenza della vita, ma anche la speranza e il coraggio necessari per affrontarla. Dalh si è sempre schierato contro gli atteggiamenti ipocriti, tesi a proteggere e a edulcorare la visione del mondo rifiutando il falso buonismo e guadagnandosi, in questo modo, il rispetto e la stima dei bambini.

La produzione letteraria di Roald Dahl è veramente sconfinata. Il suo primo libro dedicato a un pubblico infantile è The Gremlins – da non confondere con gli omonimi personaggi del film di Joe Dante - una storia a fumetti i cui protagonisti sono delle creaturine antropomorfizzate che rappresentano i rischi affrontati dai piloti della RAF. I Gremlins, che hanno molto più di una semplice somiglianza con Topolino, sono esseri forse un po’ troppo fragili e delicati delle loro più recenti incarnazioni cinematografiche e anche per l’idea che ne aveva lo stesso autore.

La Disney pubblicò la prima edizione del fumetto - una tiratura di sole 5.000 copie - con l’idea di trarne un film a cartoni animati, ma il progetto non fu realizzato. Il libro non fu più ristampato, tanto che le poche copie ancora oggi in circolazione hanno raggiunto quotazioni estremamente elevate tra i collezionisti.

La sua raccolta di racconti Someone like you (1954) riscosse un successo mondiale così come il suo seguito, Kiss Kiss (1959). Dai due libri è stata tratta in America un serie televisiva e le storie di Dahl sono state presentate tra il 1955 e il 1961 nel programma Alfred Hitchcock Presenta.

Nel 1961 Dahl pubblicò James e la pesca gigante a cui seguì il popolarissimo Charlie e la fabbrica di cioccolato.

Con Streghe (The Witches) vinse il Whitbread Children’s Book Award, i giudici motivarono l’attribuzione del premio definendo il libro “deliziosamente disgustoso”.

Fu insignito di numerosissimi premi tra cui tre Edgar Allan Poe Award e ottenne il suo primo premio letterario con GGG (Grande Gigante Gentile), una storia su un gigante che rapisce i bambini per portarli a Gigantolandia dove i bambini li mangiano, ma, dimenticavo, il GGG mangia solo cetrionzoli e non popolli (esseri umani) come i suoi colleghi.

Oltre alla letteratura per l’infanzia Dahl scrisse anche romanzi per adulti e due libri autobiografici: Boy: racconti dell’infanzia e In solitario con i cui proventi fondò la Roald Dahl Children’s Gallery a Aylesbury, non lontano da dove era vissuto.

Tra gli altri titoli:

L'enorme coccodrillo

Un gioco da ragazzi e altre storie

L'ascensore di cristallo

La magica medicina

Agura Trat

Sporche bestie

Versi perversi

Un gioco da ragazzi

Io, la giraffa e il pellicano

Il dito magico

Roald Dahl e il cinema

Nonostante la vastissima produzione letteraria, solo pochissimi dei libri di Dahl sono stati adattati per il cinema.

Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato (1971) tratto dal suo libro forse più famoso, Charlie e la fabbrica di cioccolato; Danny campione del mondo (1989) dal libro omonimo; Chi ha paura delle streghe? (1990), tratto da The Witches; Matilda 6 mitica (1996) – titolo originale solo Matilda - e James e la pesca gigante (1996).

Di seguito la trama dei film e i giudizi espressi dalla critica al momento della loro uscita nelle sale cinematografiche:

Chi ha paura delle streghe? Regia di Nicolas Roeg

Durante le vacanze in Norvegia presso la nonna Helga, il piccolo Luke perde per un grave incidente i genitori. La nonna lo adora e lui è affascinato dai suoi spaventosi racconti. Una sera, prima di addormentarsi, sente parlare delle streghe che ancora circolano nel mondo: cattive, calve e con occhi dalle iridi rossastre, però all'esterno normalissime donne. Prima di rientrare negli Stati Uniti, Helga e Luke si recano in un albergo sulle coste inglesi dove si sta svolgendo il congresso mondiale delle "benefattrici dell'infanzia" sul tema della prevenzione dei crimini contro l'infanzia; le partecipanti al congresso di fatto sono proprio le streghe inglesi. Nascosto dietro un palco il bambino assiste stupefatto e inorridito alla seduta, presieduta dalla "regina" tutta in nero, la cui testa - strappata la maschera - è quella di un mostruoso rapace e le cui unghie sono artigli micidiali, agitati davanti alle streghe con crani calvi e pustolosi. La regina ha deciso che tutti i bambini (considerati immondi e fetidi) debbano scomparire, trasformandosi in topolini: tutte le congressiste riceveranno da lei molto denaro e molte dosi di una magica pozione, all'uopo preparata. Dal suo nascondiglio Luke assiste alla mutazione di Bruno, un ragazzetto conosciuto in albergo, attirato nella sala, poi anche Luke, scoperto dalla streghe, diventerà un topolino. I pericoli sono tanti (a cominciare dai gatti), oltre che quello di cadere nelle trappole per topi disseminate nell'albergo. Luke e l'amico Bruno rubano nella camera della regina una fiala, contenente la pozione magica la quale, versata nella minestra delle streghe trasforma durante la cena le perverse donne in grossi roditori: a furia di colpi di ramazza e di scarpa, le streghe-ratto sono eliminate. Un giorno, a casa, arriva a Luke un baule: è zeppo di tutti i soldi della grande strega e c'è dentro un taccuino, con i nomi di tutte le sue adepte d'America. Giunta l'alba un magico raggio luminoso si posa su Luke addormentato e questi da topo ritorna bambino.

Questa la critica:

"Roeg è assai bravo nel dosare il thriller con la fiaba, e nel dirigere a misura di topo, come una soggettiva di Tom e Jerry. Non solo, ma la trasformazione a vista della brava ed ironica Mrs Huston da vamp con frangetta alla Carrà a sua streghità, con naso e mani adunche - al suo confronto la cara Crudelia Demon sembra Miss Italia - è tra i momenti più orrendamente ghiotti. E' invece civile e gradevole tutto il rapporto nordico, di neo realismo paranormale, tra nonna e nipotino, considerando che la signora, udite udite, è niente meno che quella Mai Zetterling, oggi sessantacinquenne, che nel '66 alzò i livelli del comune senso del pudore col film molto svedese 'Giochi di notte'. Chi l'avrebbe detto che anche lei sarebbe diventata nonna?" (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 26 Agosto 1990)

"Fra i pochi meriti non esteriori ce n'è però uno indiscutibile ed è l'interpretazione di Anjelica Huston nella doppia veste della Grande Strega e della nobile protettrice di bambini. Quando deve far paura, fa paura sul serio, con una maschera che sembra perfino citare certi disegni animati ('Biancaneve', 'La carica dei 101'), quando recita da dama filantropa forse fa anche più paura: perché ha uno sguardo di ghiaccio che le consente ad ogni istante delle espressioni sinistre. Da mettere subito in allarme. Ricordo però anche la vecchia nonna: è addirittura Mai Zetterling. Segnata, più che dal trucco, dal tempo." ('Il Tempo', 26 Agosto 1990)

"Nicolas Roeg è un regista assai abile a terrorizzare gli adulti - chi ha dimenticato le morbose atmosfere di 'A Venezia... un dicembre rosso shocking' - ma certo con 'Chi ha paura delle streghe?' ha inteso rivolgersi a un pubblico di ragazzi. Sulla base del delizioso libro per l'infanzia di Roald Dahl, 'Le streghe', e con la collaborazione di Jim Henson, il creatore dei popolarissimi Muppets, ha girato una favola divertente e cattiva come tutte le grandi fiabe. Si farà coinvolgere anche lo spettatore di maggiore età se riuscirà a convincersi che le streghe esistono. Assomigliano alle donne normali, hanno fattezze orribili sotto la maschera umana e detestano i bambini." (Alessandra Levantesi, 'La Stampa', 29 Agosto 1990)

James e la pesca gigante – Regia di Henry Selik

Rimasto orfano a nove anni James viene affidato a due zie senza scrupoli che lo obbligano ai più pesanti lavori. Un giorno James incontra un misterioso signore che gli regala un sacchetto di lingue verdi. James sparge le lingue davanti ad un pesco e di lì a poco da uno dei rami dell'albero nasce una pesca di oltre sei metri di diametro. Mentre le zie pensano a come trarre vantaggio dall'evento, il piccolo morde il frutto, vi entra e fa conoscenza con un gruppo di insetti che vi abitano. Insieme a loro, usando la pesca come una nave, salpa per New York, la città dei suoi sogni.

"Tratto dalla bella favola di Roald Dahl, uno scrittore per ragazzi che ha saputo fondere le tipiche atmosfere dei romanzi di Dickens con le fantastiche avventure di High Lofting, il creatore del favoloso dottor Dolittle, 'James e la pesca gigante' è un film divertente che inizia e finisce con il protagonista in carne e ossa, inserito in un mondo reale, anche se fortemente stilizzato. Ma, fra questi due momenti, la vicenda si trasforma in un racconto a pupazzi animati, frutto di un'avventura a metà strada fra il sogno e l'incantesimo. Diretta da Henry Selick - il regista di 'Nightmare before Christmas', che qui riprende il personaggio di Jack Skeletron -, questa favola ricca di inventiva risulta ancora più affascinante grazie al largo impiego di effetti speciali nella tecnica dello stop-motion (forma di animazione tridimensionale consistente nel far muovere i pupazzi con piccoli movimenti ripresi a un fotogramma per volta)". (Enzo Natta, 'Famiglia Cristiana', 20 agosto 1997)

Matilda 6 mitica – Regia Danny De Vito

Matilda è una ragazzina dalla straordinaria intelligenza. Purtroppo i suoi genitori sono sempre distratti e assorbiti dai loro problemi per accorgersi delle qualità della figlioletta. Quando finalmente si decidono ad iscriverla ad una scuola, scelgono Crunchem Hall, un cupo edificio di mattoni, in cui i giovani ospiti vivono sotto il terrore di una corpulenta direttrice, Agatha Trunchbull. In questo triste ambiente, Matilda trova conforto solo nella compagnia di miss Honey, un'insegnante di prima elementare che capisce le notevoli qualità della bambina e la aiuta a farle venire fuori. Tra queste, finisce con l'affermarsi la capacità di Matilda di mettere gli adulti di fronte alle loro responsabilità e di far loro comprendere i doveri che hanno verso i figli, soprattutto piccoli. Ma i genitori non sono più in grado di raccogliere l'appello della bambina, che alla fine viene adottata dalla maestrina che diventerà per lei la nuova famiglia.

Un film a metà insomma, anche se tutt'altro che da buttar via. (Il Messaggero, Fabio Ferzetti, 1/4/97) Matilda è una "favola" cattiva-grottesca-demenziale-horror e un po' cartoon per bimbi buoni e frustrati, interessante da leggere nel grande subconscio americano, didascalica quanto basta anche per i maggiorenni che si sentono complici della Volgarità Universale, merce assai diffusa anche in Italia. (Corriere della Sera, Maurizio Porro, 3/4/97)

"Bizzarra e spiritosa commedia dal sapore di favola, che il regista part time Danny De Vito ha tratto da un romanzo per l'infanzia, accentuandone i risvolti grotteschi e l'umorismo nero. Nell'improponibile raffronto fra grandi e piccini, sono questi ultimi a uscirne nettamente vincitori. Che il simpatico regista-protagonista sia ampiamente sotto il metro e sessanta potrebbe quindi non essere del tutto casuale". (Massimo Bertarelli, 'Il giornale', 3 ottobre 2001)

Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato – Regia di Mel Stuart

Willy Wonka è il proprietario di una fabbrica dolciaria nota per la squisitezza dei suoi prodotti. Poiché gli ingegnosi brevetti per la produzione dei dolci sono oggetto dell'interessata curiosità dei concorrenti, da anni Willy Wonka non permette a nessun estraneo di varcare la soglia della fabbrica. Un giorno viene annunciato il lancio di un concorso internazionale: le cinque persone che troveranno all'interno di una tavoletta di cioccolato "Wonka" un talloncino d'oro saranno ammesse alla visita della fabbrica e potranno attingere gratuitamente, vita natural durante, ai suoi prodotti. In tutto il mondo si scatena immediatamente la caccia ai "Wonka d'oro": finalmente, escono fuori i cinque bambini favoriti della fortuna che, accompagnati dai familiari, possono entrare nella misteriosa fabbrica.

Le meraviglie dello stabilimento, nel quale lavorano gnometti dalla pelle color arancio, lasciano ammirati i visitatori, che però uno alla volta verranno puniti perché dimostratisi troppo golosi o capricciosi. Uno solo, Charlie, il più povero e onesto, riuscirà a superare le varie prove alle quali lo sottoporrà l'originale Willy Wonka.

Charlie e la fabbrica di cioccolato – Regia di Tim Burton

All’eclettico Johnny Depp il cioccolato deve piacere veramente se dopo il delizioso Chocolat ha deciso di rivestire i panni del bizzarro Willy Wonka (interpretato nel 1971 dall’altrettanto poliedrico Gene Wilder).