Il paese delle meraviglie (March of the wooden soldiers) di Charley Rogers e Gus Meins- 1934
Soggetto e sceneggiatura di Nick Grinde e Frank Butler con la collaborazione di Stan Laurel, basato su un’operetta di Victor Herbert.
Con Stan Laurel e Oliver Hardy (Stannie Dum e Ollie Dee), Henry Kleinbach, più noto in seguito come Henry Brandon (Silas Barnaby).
Durata 86 minuti, 94 per la copia restaurata di recente e non disponibile in Italia.
Nota: Anche in questo caso si è scelto il titolo italiano perché la pellicola è conosciuta in originale con molti altri nomi tra i quali i più celebri sono Babes in toyland, March of the wooden soldiers e Revenge is sweet, quest’ultimo il favorito da Stan Laurel per il suo significato velatamente polemico nei confronti dei critici cinematografici dell’epoca.
Due film omonimi, realizzati uno nel 1962 con Annette Funicello e uno nel 1986 con Drew Barrymore, si basano sulla medesima operetta ma non hanno relazione o somiglianze con quello di Laurel e Hardy.
Trama: A Toyland (il Paese dei Balocchi, se gli si vogliono dare connotati Collodiani) convivono in armonia personaggi delle Nursery Rhymes, dei Racconti di mamma Oca, delle fiabe, delle leggende e dei fumetti.
Stannie Dum e Ollie Dee, operai volenterosi quanto pasticcioni nella fabbrica che produce giocattoli per Babbo Natale, sperano in un anticipo sulla paga per riscattare dall’ipoteca la casa della vedova Peep, della quale sono pensionanti; purtroppo vengono invece licenziati per aver fabbricato cento soldatini meccanici in legno alti sei piedi invece dei seicento alti un piede richiesti da Babbo Natale, quindi la vedova deve accettare la proposta del malvagio Silas Barnaby e dargli in sposa la tenera e distratta pastorella Boo Peep, sua figlia.
Con uno stratagemma Stan e Ollie mandano a monte le nozze e salvano la casa ma il cattivo medita vendetta e fa accusare Tom-Tom, il fidanzato della pastorella, di “porcellinicidio”, reato che prevede l’esilio nella confinante Bogeyland, la terribile terra degli orchi (“…Mezzi uomini e mezzi animaloni, con grandi orecchie e graaaandi bocche…”, come li descrive Ollie).
I nostri eroi sventano anche questa macchinazione, ma Barnaby si allea con gli orchi per distruggere Toyland; ognuno si impegna nella grande battaglia finale, ma quando ormai il paese sta per soccombere Stan e Ollie mettono in moto i soldatoni, che marciando inarrestabili attraverso la città ricacciano gli orchi nella palude.
E tutti continuano a vivere felici e contenti… Tranne Ollie, vittima finale predestinata dell’ennesimo “nice little mess" (celebre frase marchio di fabbrica della coppia, recitata in tutti i loro film) del compare.
Scene famose: Stan e Ollie provano i soldatoni di fronte a Babbo Natale con conseguenze catastrofiche per la fabbrica; l’ “esecuzione” di Ollie nel laghetto; Stannie campione di “lippa”; la battaglia finale con spazio per tutti i personaggi del mondo incantato.
Il film: Benché gradito al solo Stan Laurel, che lo chiama così anche nella sua autobiografia, Revenge is sweet sembra il titolo adatto per questo film, forse il più celebre, il più amato, il più trasmesso in televisione e senza dubbio il meglio riuscito della coppia di comici.
Nel 1934 Laurel e Hardy sembravano in piena crisi e sull’orlo del divorzio artistico: il pubblico li adorava ma i critici rimarcavano la pochezza dei loro copioni bollandoli come tiepide imitazioni di quelli dei fratelli Marx (un po’ come i nostri Franchi e Ingrassia, “condannati” a sterili parodie dei film di successo); spesso le trame non erano altro che rassegne di vecchi sketch mal tenuti insieme e si rimpiangevano i loro cortometraggi, rinfocolando così l’invidia di Laurel nei confronti di Charlie Chaplin, ex amico – ora arrogante e spocchioso nei suoi confronti e in quelli del partner – ed ex collega nelle leggendarie Karno Companies; Hardy mordeva il freno sondando registi che fossero disposti a sfruttare il suo conclamato “lato drammatico” e inoltre lamentava le inadempienze dei produttori che sì, giravano una scena in cui Ollie cantava, e con ottima voce baritonale, come previsto dal contratto, salvo poi tagliarla in fase di montaggio.
A questo proposito ci restano soltanto uno spiritual, Lazy Moon, da lui cantato in Muraglie (Pardon us, 1930) con il viso tinto di nero, forse uno sberleffo ad Al Jolson, interprete del primo film sonoro; una serenata nel film Avventura a Vallechiara (Swiss Miss, 1939) accompagnata da Stan al… basso tuba, citata anche da Mel Brooks in Frankenstein Jr. e la celebre canzone di I diavoli volanti (Flying deuces, 1938) che però tutti conosciamo soltanto doppiata da Alberto Sordi.
Tornando a Il paese delle meraviglie, il produttore Hal Roach, titolare degli omonimi studios, accarezzava da tempo l’idea di una versione filmata di March of the wooden soldiers, celebre operetta per famiglie composta da Victor Herbert nel 1903, che però era in fondo una serie di quadri musicali ispirati alla letteratura infantile anglosassone. Fu Stan Laurel stesso, anche se inizialmente non troppo entusiasta, a imbastire la storia, un “vero” intreccio che si reggesse indipendentemente dalle gag della coppia (tra l’altro più riuscite, misurate e ben distribuite del solito) e il risultato appare gradevolissimo anche dopo settant’anni.
Fino a un certo punto fu posta ogni cura nella realizzazione, incluse le scene finali di battaglia che godettero dello stop-motion, la stessa tecnica adottata l’anno prima in King Kong, e interessante risulta anche il coinvolgimento degli studi Disney.
A Walt Disney fu inizialmente chiesto soltanto il permesso di usare il tema musicale da I tre porcellini (che sono tra i personaggi principali del film di Roach), ma poi si entusiasmò a tal punto del progetto da concedere che il topolino presente tra i protagonisti somigliasse al “suo” Topolino e forse che l’amico/rivale gatto nascondesse sotto pseudonimo e pelliccia (leggenda mai confermata ma nemmeno smentita) lo stesso, compiaciuto Walt.
Pare che anche gli orchi di Bogeyland fossero un suo suggerimento, geniale e piuttosto orrorifico per gli standard e i bimbi di allora… se non fosse per le vistosissime cerniere lampo sui costumi delle comparse.
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