Il risveglio del dinosauro (Beast from 20,000 fathoms) regia di Eugene Lourie, 1953, effetti speciali visivi di Ray Harryhausen
Note: Il risveglio del dinosauro non è tratto da Foghorn di Ray Bradbury, come viene spesso erroneamente riportato; il celebre scrittore si limitò a dire al suo amico Ray Harryhausen che l’inizio gli ricordava vagamente quello del suo racconto, pubblicato due anni prima dal Saturday Evening Post, senza pretendere tuttavia diritti d’autore né citazioni nei titoli.
Fu soltanto in seguito che gli fu chiesto di rimaneggiare un soggetto che appariva troppo scontato e banale, cosa che Bradbury fece indipendentemente dal racconto citato.
Il più evidente blooper della pellicola è volontario, gli interpreti parlano del mostro come di una creatura simile a quella che infesterebbe in Scozia il Loch Lomond, e non il Loch Ness come sarebbe logico aspettarsi; effettivamente esisteva il progetto, mai realizzato, di un sequel in cui un dinosauro si sarebbe dovuto aggiungere alla già ricca fauna fantastica scozzese.
Altri blooper mostrano la difficile digeribilità dei cittadini della Grande Mela, in quanto gli esseri umani (soprattutto poliziotti) ingoiati interi dal dinosauro ricompaiono, perfettamente integri, nelle scene seguenti.
Alcune copie per l’home video potrebbero riportare tra gli interpreti i blasonati attori Vera Miles e Paul Picerni nel ruolo di due commentatori televisivi, ma i due comparvero soltanto nell’ottimo e curatissimo trailer, diretto dallo stesso Harryhausen e non da Lourie) il primo tra l’altro mai trasmesso dalla televisione statunitense.
Trama: Quando un professore, unico superstite di una spedizione artica, afferma di aver avvistato un rhedosauro carnivoro, viene creduto pazzo e trattato come tale, finché un marinaio sopravissuto alla distruzione della sua nave da parte del mostro non conferma le sue dichiarazioni e un collega solidale che si è immerso con un batiscafo segue (colta citazione nei dialoghi) “il triste destino di Plinio il Vecchio”.
A questo punto anche l’esercito – come sempre nei vecchi film, e non solo in quelli – si rende conto della situazione e il professore viene affiancato da Kenneth Tobey, nel ruolo dell'ufficiale granitico e insieme lungimirante dei film di fantascienza (pratico di combattimenti contro strane creature artiche e/o antartiche, fra l’altro, come dimostrato dal suo ruolo in La cosa da un altro mondo).
Il mostro nel frattempo, nuotando all’improbabile profondità di ventimila metri, raggiunge New York, provocando sterminio e distruzione perché la città sorge sui suoi antichi territori di caccia, ma un infallibile quanto fortunato caporale, interpretato da Lee Van Cleef, lo fermerà.
Negli anni ’60 era abituale, da parte della Rai, raggruppare in cicli i film appartenenti allo stesso genere e nell’estate del 1965 questa sorte spettò ai film di fantascienza, già introdotti al pubblico televisivo con alcuni interessanti servizi – cui aveva messo mano addirittura Umberto Eco – presentati nella trasmissione di divulgazione culturale Almanacco di Storia, Scienza e Varia Umanità.
Il ciclo in questione fu sicuramente piuttosto lungo (la media dell’epoca comprendeva dai dodici ai sedici titoli) e, per quanto posso ricordare, ricco di quelli che oggi consideriamo “classici” del genere ma la collocazione estiva, in un periodo in cui questo significava ancora totale smobilitazione vacanziera, la dice lunga sulla poca fiducia che ancora si nutriva nei confronti della fantascienza.
Di certo ricordo che il film inaugurale fu proprio Il risveglio del dinosauro, titolo italiano che, in questo caso, preferisco a quello originale che suggerisce una profondità marina non riscontrabile in alcuna parte del globo terrestre; il ciclo non scatenò in me la passione per un genere che, di fatto, era già allora tra i miei favoriti, secondo soltanto al western, ma mi aprì definitivamente gli occhi sull’universo creativo del genio Ray Harryhausen.
Probabilmente la mia “cotta” artistica nei confronti del padre dei moderni effetti speciali e della sua opera era, sia pure inconsciamente, anteriore: tra i successi cinematografici dell’inverno precedente, in competizione con blockbuster del calibro di La spada nella roccia, Goldfinger e il sorprendente Per un pugno di dollari, si era ricavata una nicchia di tutto rispetto Base Luna chiama Terra (First men in the Moon, diretto da Nathan Juran nel 1964), forse l’opera in cui le creature di Harryhausen, che tra l’altro compaiono soltanto per pochi minuti, risultano le sue più deludenti e prive di mordente.
Quanto alla pellicola preferita tra quelle da lui animate, tuttora al primo posto nella mia classifica, basti dire che I viaggi di Gulliver (The three worlds of Gulliver, diretto da Jack Sher nel 1960), anche se appare, col senno di poi, ingenuo e soprattutto assolutamente infedele al capolavoro letterario cui si ispira, resta il primo film del quale pretesi di vedere, consecutivamente, tutti e tre gli spettacoli previsti in una giornata.
Tornando a Il risveglio del dinosauro, gran parte del suo successo tra i più giovani fu dovuto proprio alla presenza del già citato Kenneth Tobey, eroe quasi immancabile dei telefilm televisivi per ragazzi, da Lassie ad Avventure in elicottero, da Bonanza alla serie Davy Crockett di produzione Disney (in cui duettava con il protagonista Fess Parker, curiosamente ribattezzato in Italia, su manifesti e locandine, “Fier” Parker per ovvie ragioni che solo la conoscenza della censura di allora e delle sue assai restrittive usanze riuscirebbero a spiegare).
Il regista era l’onesto e affidabile Eugene Lourie, perfettamente adattabile a qualsiasi desiderio di Harryhausen; dieci anni dopo tornò al fantastico dirigendo, stavolta senza il supporto degli effetti speciali di Ray, l’ottimo film Gorgo, ispirato dall’omonimo baby dinosauro ripescato sempre da insondabili abissi marini, imprigionato a Londra e infine liberato, non senza eccellenti e ben realizzate scene di distruzione quasi totale della capitale inglese, dalla madre.
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