Chi non ha mai fatto qualcosa di stupido, insensato, o perfino dannoso per assecondare un bel paio di occhioni, magari accompagnati da un corpo mozzafiato?
Com’è che, davanti a una bellezza sfolgorante, la nostra loquacità diventa all’improvviso una serie di parole senza senso? Perché fluenti capelli di seta e un viso dai tratti delicati ci fanno sentire come Calimero? Cos’è quella strana magia che ci rimbambisce di fronte a un corpo sensuale?
Per fortuna, qui non dobbiamo dare delle risposte, ma parlare della personificazione delle domande: le Sirene.
Detta così, bisogna ammetterlo, sembra quasi che la bellezza ammaliatrice riesca a catturare solo i maschietti; anche le signore hanno le loro belle defaillance di fronte a uno sguardo magnetico o un fisico scultoreo, ne siamo sicuri. Ma le società antiche, spesso d’impronta un tantino maschilista, non sembrano aver dato peso alla cosa.
E allora nacquero le Sirene, donne che con il solo potere della voce hanno la capacità di far fare agli uomini quello che vogliono.
Il mito
Molti studiosi collocano l’origine del mito fra la popolazione dei Teleboi, poco più che pastori e contadini della Tessaglia, che colonizzarono Capri più di tremila anni fa.
C'è chi individua nell’arcipelago de Li Galli la casa delle Sirene. Non per niente, questo piccolo gruppo di isolotti vicino a Positano viene anche detto Sirenuse.
La letteratura che riguarda le Sirene è sconfinata e ha origine, come tante altre cose, nella Grecia classica. Il nome deriva dal greco antico Seirenes, che viene da seirà, catena o legame; il verbo seirazein significa legare, imprigionare
In principio non erano altro che donne, spesso adagiate con le forme sinuose sugli scogli, pronte a catturare i poveri marinai con la magia della voce. La bellezza che incanta, la sensualità che porta alla pazzia.
La più famosa interpretazione delle Sirene è senza dubbio quella data da Omero nell’Odissea.
Consigliato da Circe, cui fa visita per la seconda volta dopo una capatina nell’Ade, il prode Ulisse si fa legare all'albero della nave, e ordina ai compagni di riempirsi le orecchie di cera.
Prima dei mostri Scilla e Cariddi, lo aspettano bellissime donne nude, mollemente adagiate su prati fioriti, che con la voce maliarda inducono i marinai a schiantarsi su una serie di scogli aguzzi come lame. Non fallisce il canto delle belle Sirene, ma nemmeno le corde che tengono legato il furbo itacese. La nave resta integra, e le poverette, secondo alcuni, preferiscono gettarsi in mare per tramutarsi in scogli.
Le Sirene nell’Odissea sono due, ma la mitologia ne nomina spesso di più, tre o quattro: Aglaophone (o Aglape), Partenòpe, Leucosia, Lìgeia o Molpè. Tanti altri autori, fra cui citiamo Eschilo (525 – 456 a.C.), ne aggiungono altre: Pisinoe, Raidne, Teles, Telesepeia e Telsiope.
Sono figlie di una musa, anche se non è chiaro quale tra Tersicore, Calliope o Melpomene. Il padre è il fiume Acheloo, che scorre in Tessaglia.
Acheloo, che è un dio-fiume dall’aspetto mostruoso, si vede un bel giorno staccare un corno da Ercole; l’eroe è sempre in giro a cercare mostri e amenità varie da prendere a pugni, ma questa volta sortisce un effetto indesiderato: dal corno del dio escono dodici gocce, che diventano donne bellissime.
Da tutto questo la dicitura maiscola del nome, quando si intende le nostre bellezze d'origine divina come le Sirene della mitologia. In un romanzo o in un film fantastico, le sirene, come specie semi-umama, può naturalmente essere scritto minuscolo.
Più anticamente si colloca la loro casa sul Promontorium Minervae, nel Golfo di Salerno, e si identificano i loro genitori con due divinità marine: Forco e Cheto.
Col passare del tempo, ma rimaniamo sempre nella Grecia classica, le Sirene cominciano a inglobare caratteristiche degli uccelli: prima solo le ali, poi anche il corpo e il petto. Alcune versioni delle Sirene hanno solo il volto femminile.
In questo caso, non sono da confondersi con le Arpìe, sempre mezze donne mezze uccello, ma dalle caratteristiche più feroci e certo prive del canto ammaliatore delle Sirene.
Euripide (484 – 406 a.C.) si dimostra poco galante e le colloca direttamente nell’Ade con Persefone.
Su cosa abbiano fatto e dove siano finite le Sirene, i poeti e i cantori classici si sono sbizzarriti. C’è un mito che parla della loro sconfitta in sorta di gara canora con Orfeo; un altro racconta lo scontro con Giasone e i suoi Argonauti.
Più o meno la fine è sempre la stessa: trasportate dalle onde e trasformate in scogli.
Dove siano finite lo si può dedurre dal nome di tanti luoghi della nostra penisola: partenopeo è un aggettivo che deriva da Partènope, che una delle tante leggende vuole morta proprio nel Golfo di Napoli, e da Leucosia deriverebbe il nome di Punta Licosa, per avere qualche esempio.
Insomma, qualunque sia stato il viaggio, alla fine la bellezza femminile ha trovato dimora in Italia.
Le donne pesce
Le Sirene assumono il loro aspetto più conosciuto, quello di mezze donne mezze pesce, solo dal Medio Evo. Di certo appaiono già nel Liber Monstrorum, scritto verso la fine del sesto secolo dopo Cristo. L'autore inglese Norman Douglas (1858 – 1952), pur tanto innamorato dell’Italia,trova tracce delle donne pesce in culture nordiche che si perdono nella notte dei tempi; tutte finite sotto il nome di Sirene con l’avvento della Cristianità, naturalmente. Col Rinascimento, piano piano, le Sirene iniziano a perdere la loro iniziale connotazione malvagia, diventando in qualche caso creature buone che salvano gli uomini dalle insidie del mare.
Sono in grado di cambiare aspetto quando escono dall’acqua e possono avere denti aguzzi, per rompere conchiglie e scaglie degli animali marini di cui si nutrono. Inutile dire che la parte superiore del corpo è quasi sempre nuda.
Vengono associati alle Sirene i Tritoni. Tritone, nella mitologia classica, era uno dei tanti figli di Poseidone. Aveva la metà superiore del corpo umana, e la coda di un pesce. Secondo un altro mito, i Tritoni erano gli amanti delle Nereidi e trainavano il cocchio del Dio del Mare.
C’è chi ha visto nelle Sirene l’allegoria del desiderio sessuale che coglie i marinai durante i lunghi mesi di navigazione.
Le polene delle navi a vela, prima dell’avvento dei motori, raffiguravano quasi sempre una sirena o un tritone. Un po’ per ingraziarsi gli spiriti del mare, un po’ perché sembra potesse portare fortuna.
Le finte sirene, costruite con parti di scimmie e animali marini, hanno fatto numerose apparizioni nelle corti europee, nel corso dei secoli.
Molte erano di origine asiatica; famosa è la sirena di Seijiro Arisuye, un giapponese che approdò nel diciottesimo secolo alla corte inglese e fece dono di questo animale fantastico al Principe Arthur.
12 commenti
Aggiungi un commentoforse crederete ke vi sto prendendo in giro ma le sirene esistono ve lo possa assicurare xkè io sono una di quelle avvolte penso sia 1 skifo esserlo ma poi so ke è bellissimo !!! ho 13 lo scoperto da poco all'inizio nn credevo a queste cose come molti di voi ma pensate se ci sono stori film foto ecc che fanno da testimoni come si fa a dire che ttto è una bugia dopo le prove schiaccianti che vengono fuori e comunque anchio sn 1 sirena anche se può sembrare strano!!! credetemi
E io sono un nano di fosso.
Bene signorina sirena, benvenuta nel mondo della terraferma. Prima cosa, se posso proporle delle priorità, consiglierei di imparare la nostra lingua!
S*
Lo produci il formaggio di fossa?
Mò vi ci butto, nella fossa... con tutte caciotte (e niente vino rosso).
Pussate a giocare da un'altra parte, sciò!
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