Abitanti del mare
Fatto sta che la sirena è una presenza immancabile in tutti i bestiari medievali, e diventa protagonista di centinai di leggende, spesso finendo per confondersi con altre creature.E così negli scritti copiati dagli amanuensi finiscono per cadere sotto il nome di Sirene o Tritoni molte divinità marine di origini antichissime.
Il babilonese Oannes, o Ea, che ha insegnato agli uomini le arti e la conoscenza; un antico fregio oggi conservato al Louvre lo ritrae come un uomo pesce.
Atargatis, la dea lunare della Siria, raffigurata come una donna dalla coda squamata. Leggenda vuole che partorisse Semiramide come un normale essere umano, dopo essersi congiunta con un uomo. Disgustata, Atargatis uccise il suo amante.
Fra i folletti e le leggende irlandesi fanno la loro comparsa (o forse c’erano sempre state) le Merrows e i Muirruhgach, che hanno un aspetto mostruoso e quando escono dall’acqua possono tramutarsi in animali.
Qualcosa di simile lo troviamo anche in Galles, con le Morforwyn, che comandano le onde di tempesta.
In Scozia c’è Ceasg, che è in grado di esaudire i desideri degli uomini.
Le Ben Varrey nuotano dalle parti dell’Isola di Man, e sono presenze amichevoli. Sono la reincarnazione dei bambini morti in fasce, e quando si sposano con un uomo si trasformano per sempre in donne.
I tritoni della Penisola Scandinava si chiamano Havfrue, e le loro spose Havmand. La femmina è particolarmente pericolosa.
In Germania ci sono la Meerfrau, la Melusine, e i Nix e le Nixe. Questi ultimi due sono spiriti delle acque che possono assumere varie forme. Appaiono ai crocicchi o di notte sui bordi dei fiumi, e esaudiscono i desideri; ma attenzione: chiedono in cambio sacrifici umani.
Le Sirene vengono dal Nuovo Mondo?
Il 9 gennaio 1493, Cristoforo Colombo stava navigando al largo di Hispaniola, l’odierna Haiti, quando vide qualcosa spuntare dalle acque.
L’annotazione sul suo diario suona più o meno così: “Ho visto tre sirene affiorare dall’acqua. Devo dire che non sono così belle come si dice, anche se in un certo senso hanno forma umana.”
Il capitano John Smith, quello di Pocahontas, annota nel 1614 sul diario di bordo l’avvistamento di alcune sirene durante il viaggio nelle Indie (che poi erano l’odierna America del Nord). Smith le descrive con occhi grandi, il naso troppo corto e orecchie ben formate. Il lunghi capelli verdi, gli pare, non aiutano un aspetto che nel complesso ha ben poco d’attraente.
Cosa avevano visto i due avventurieri?
Si trattava di lamantini. I lamantini sono mammiferi acquatici appartenenti all’ordine dei Sirenidi, appunto, di cui fanno parte quattro specie. Le prime tre sono i lamantini veri e propri, che si dividono nel ceppo africano, in quello d’acqua dolce delle Amazzoni, e in quello comune, diffusi nelle Antille e in Florida; la quarta è una specie australiana, i dugonghi.
I lamantini vengono chiamati anche manati, da manattoui, che nella lingua degli indiani Seminole significa petto di donna. Infatti le femmine di questa specie hanno le mammelle sul petto; per allattare i cuccioli si mettono a pancia in su, e col ventre che affiora dall’acqua tengono il piccolo fra le pinne. Non è difficile immaginare che questo tipo di comportamento possa aver influenzato non poco la fantasia dei marinai, nel corso dei secoli.
Il lamantini, che sono lontani parenti degli elefanti, sono famosi per essere una delle specie animali più tranquille sulla faccia della terra. Brucano alghe e piante acquatiche per sette, otto ore al giorno, con la flemma di un bradipo. Altre cinque o sei ore le passano a riposo, lasciandosi cullare dalle onde sulla superficie dell’acqua. Il resto del tempo lo passano col gruppo, accarezzandosi l’un l’altro; per queste specie il contatto fisico è molto importante, rafforza le relazioni sociali. I comportamenti violenti sono rarissimi, per non dire inesistenti, anche nella stagione degli accoppiamenti. Fanno un po’ eccezione i dugonghi, più solitari e agguerriti.
Oggi, fra motoscafi, inquinamento e caccia per mangiarne la carne molto apprezzata, questi simpatici animali rischiano di estinguersi.
Un tempo erano più diffusi e devono aver alimentato le leggende delle donne pesce un po’ in giro per tutto il mondo.
E così troviamo le Ningyo in Giappone, Vatea in Polinesia e Duyugun in Tailandia.
In Brasile, a febbraio, si festeggia Iemanjà, protettrice delle cose che vivono in acqua.
Likanaya e Marrayka, in Australia, vissero ai tempi della creazione del mondo e guadagnarono la coda di pesce quando entrarono in acqua la prima volta.
Sedna è la dea del mare eschimese, e Mami Wata protegge il fiume Niger in Africa.
La dolcezza delle Sirene
In tempi più recenti la figura della sirena non ha smesso di accendere la fantasia degli autori.
È impossibile non citare la favola di Hans Christian Andersen (1805 -1875), La Sirenetta, del 1836.
Lo scrittore danese dà un’interpretazione tragica del mito: le sirene non hanno un’anima, al contrario degli uomini, e il loro destino è quello di diventare spuma di mare. La bella figlia del Re del Mare finisce per innamorarsi di un principe umano, e baratta con la Strega del Mare la propria voce in cambio di un paio di gambe. Finirà male, e la povera innamorata andrà a morire fra le onde. Ma resta la speranza: potrà volare in paradiso dopo trecento anni; per ogni sorriso di bambino sarà un anno in meno, per ogni lacrima un anno in più.
Una famosa statua ispirata alla favola si trova nel Golfo di Copenhagen.
La Sirenetta è stata ripresa da Walt Disney Pictures nell’omonimo lungometraggio animato del 1989, primo grande successo Disney dopo anni di delusioni al botteghino, tanto che rilanciò una nuova epoca di successo per i cartoni animati al cinema.
I registi, Ron Clements (Aladdin) e John Musker (Hercules) optarono per un lieto fine.
Fra le pellicole cinematografiche la più famosa è Splash! Una Sirena a Manhattan, uscito nel 1984 per la regia di Ron Howard (Apollo 13). I protagonisti del film erano un giovane Tom Hanks (Il Codice Da Vinci) e la bella Daryl Hannah (Kill Bill).
Le Sirene compaiono in moltissime saghe letterarie fantasy moderne, da Harry Potter di J.K. Rowling al Peter Pan di James Matthew Barry.
Fuor di dolcezza e poesia, la psicanalisi moderna identifica col mito delle Sirene un simbolismo fallico. Inoltre, il fatto che la parte inferiore del corpo delle donne pesce è in qualche modo asessuata, irraggiungibile, viene fatto coincidere con la paura del maschio verso la donna, la sua impossibilità di capirne a fondo la psiche.
12 commenti
Aggiungi un commentoforse crederete ke vi sto prendendo in giro ma le sirene esistono ve lo possa assicurare xkè io sono una di quelle avvolte penso sia 1 skifo esserlo ma poi so ke è bellissimo !!! ho 13 lo scoperto da poco all'inizio nn credevo a queste cose come molti di voi ma pensate se ci sono stori film foto ecc che fanno da testimoni come si fa a dire che ttto è una bugia dopo le prove schiaccianti che vengono fuori e comunque anchio sn 1 sirena anche se può sembrare strano!!! credetemi
E io sono un nano di fosso.
Bene signorina sirena, benvenuta nel mondo della terraferma. Prima cosa, se posso proporle delle priorità, consiglierei di imparare la nostra lingua!
S*
Lo produci il formaggio di fossa?
Mò vi ci butto, nella fossa... con tutte caciotte (e niente vino rosso).
Pussate a giocare da un'altra parte, sciò!
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