Anche nei Paesi Bassi non è mancato un tributo al ciclo arturiano: gli Ayreon, col loro The Final Experiment (’95), prendendo spunto da un appiglio fantascientifico, catapultano l’ascoltatore all’indietro nel tempo, immergendolo nelle vicende di un bardo del VI secolo che suscita la gelosia di Merlino e viene, per questo, cacciato dalla corte di Camelot.
E’ invece un poema sassone dell'VIII sec. circa, Beowulf, a fornire lo spunto per uno dei più bei pezzi dei Marillion.
Il brano, un retro dell’82 rieditato sulla compilation ‘B-Side Themselves’ ('88), si chiama Grendel, e si riferisce al mostro sanguinario le cui gesta occupano la prima parte del poema. Ma la lirica è stata influenzata anche dall’omonimo un libro di John Gardner (pubblicato nel ’71) in cui la prospettiva, rispetto alla leggenda originale, è ribaltata, poiché viene considerato il punto di vista del mostro. Di conseguenza, i Marillion non gli fanno recitare altro che il suo ruolo di castigo divino per gli efferati crimini dell'umanità.
La canzone conserva comunque l'originario scenario notturno e malsano, nonché la scelta di non descrivere il bestiale Orco, che viene lasciato all'immaginazione individuale. Si sa, l'indefinitezza fa più orrore perché, come acutamente notava H.P Lovecraft (al quale, tra l'altro, si fa velata allusione in una frase della lirica) "la paura più vecchia e forte dell'uomo è l'ignoto".
Il risultato finale è una suspense simile a quella vissuta coi misteriosi 'mostri dell'Id' de 'Il Pianeta Proibito', il capolavoro cinematografico degli anni ’50 con Walter Pidgeon. Magistrale, poi, era l'interpretazione live che ne dava l'ex cantante FISH, mimando – col volto celato da un terribile elmo, modellato su quello del corredo funerario di Sutton Hoo (oggi visionabile al British Museum) – la scena di Grendel che sgozza la sua vittima, ovvero un 'malcapitato' prelevato a caso tra gli spettatori.
Anche i poemi nordici come il Nibelunglied tedesco e l'Edda islandese hanno dato i loro frutti: gli italiani Asgard, il cui nome è già tutto un programma, sono affascinati da quei temi, come testimonia, per esempio, un loro album intitolato al Crepuscolo degli Dei (‘Gotterdammerung’, '92) o la loro fanzine dell’epoca, Midgard, che disquisiva spesso su questa branca della mitologia.
L’antica epopea babilonese di Gilgamesh ha ispirato invece l’omonima band di matrice canterburiana capitanata da Alan Gowen e il loro omonimo album del ’75, mentre, nel ’78, gli inglesi The Enid registrarono un concept, Aerie Faerie Nonsense, ispirato al celebre Rolando del ciclo carolingio.
Quella che è considerata la branca ‘cosmica’ del progressive (uno dei suoi innumerevoli filoni che poi si sono evoluti in forma propria fino a perdere qualsiasi parentela, con band di spicco come Hawkwind e Tangerine Dream) si rivolgerà invece al libro sacro e cosmogonico dei Maya per battezzare, alla fine degli anni ’60, la band tedesca Popol Vuh.
Infine, in epoca più attuale (‘97), uno dei gioielli di casa nostra, la PFM, ha dedicato un intero album alle peripezie dell’Ulisse omerico rivisitando le sue vicende in chiave quotidiana, anche se, musicalmente, la band si è ormai lasciata alle spalle le classiche sonorità che un tempo l’hanno resa famosa e il prodotto, comunque ottimo, ha un appeal piuttosto commerciale.
25 commenti
Aggiungi un commentoMa che interessanti sviluppi ha preso questa discussione!
Mii, voglio contribuire col mio piccolo!
Sulla piena appartenenza dei PF al genere progressive ho i miei dubbi. Non solo perchè non ho mai avuto ben chiari i limiti del prog (sono interessata ma non una grande appassionata), ma anche perchè penso che i PF abbiano coperto diversi generi e sottogeneri e la sola definizione di progressive band, secondo me, gli vada un po' stretta.
... sì, ma non solo. Le radici dei PF sono nell' improvvisazione pura, bisogna ricordarlo. Hanno sperimentato improvvisando come pochi altri. La maggiorparte del materiale musicale dei primi anni non è mai stato inciso perchè improvvisato durante happening e concerti vari.
Anche se breve, penso che questo sia stato un periodo importante nella produzione floydiana, e che nemmeno altre loro opere, anche se più mature e dal successo globale (una per tutte Dark Side of the Moon) non possano oscurare. I Pink Floyd sono stati bandiera anche della psichedelia, e si sono cimentati in brani e opere di ancora altro genere.
Per questo penso che la definizione dei Pink Floyd come di una progressive band sia sì giusta, ma limitata solo a un certo periodo di tempo, e quindi non esaustiva.
Sunto così il mio pensiero, passo ora alle briciole.
Sarà che provo Amore verso di loro, ma per me si sono 'Necessariamente Evoluti'!
Irene, i saggi critici sono come la giurisprudenza: ci sono gli orientamenti di massima e poi ci sono le correnti minori (parlo in termini quantitativi, non sto facendo graduatorie di autorevolezza della fonte). Io posso dire che in piu’ di 20 anni in cui ho ascoltato prog rock, i Pink Floyd li ho sempre visti omettere. E come ripeto sono perfettamente d’accordo visto che le sonorità sono ben diverse da quel che comunemente è considerato progressive rock.
Per inciso, x me sei anche la prima appassionata con cui discuto di musica (e in vita mia ne ho discusso con tante, ma proprio tante e di tante nazionalità diverse ) che sostiene una posizione simile.
Mi autoesimo dall’entrare in discorsi su Metal Shock e testate musicali in genere, specialmente italiche, per molteplici ragioni che sarebbe lungo spiegare e che cmq non mi andrebbe nemmeno di fare.
Quanto ai gruppi new prog (no metal) di cui sopra (x inciso tutta gente in primis innamorata cotta dei Genesis e desiderosa di emulare Gabriel, per loro stessa ammissione – queste sono le premesse), dipende senz’altro quale album di riferimento scegli: se parliamo, ad es., di un dotcom ti do’ perfettamente ragione, non c’entra una mazza col prog aureo. Ma se parliamo ad esempio di uno di Script For A Jester’s Tear, di un The Wake o di un The Jewel e questi non ti suonano come il prog aureo, allora non solo abbiamo una concezione diametralmente opposta sul prog, ma direi che viviamo addirittura in due universi paralleli .
Eva, don’t worry il mio rilievo era fatto semplicemente dal punto di vista dei puristi della prima ora, quelli che sostengono che Dark Side segni la decadenza e i seguenti album una curva costante verso il basso. Personalmente io invece adoro i Floyd ‘imbastarditi’ e per quanto riguarda spero che allora molte altre band decidano di decadere D; i puristi si possono tenere tranquillamente le loro Astronomy Domine, io mi tengo ben strette le mie ‘commercialissime’ Shine On You Crazy Diamond & co
Approccio molto friendly per un genere un pò difficile ed incompreso, peccato per la brevità del tutto, ma io sono di parte
Un unica cosa gli ayreon sono olandesi
ops, hai ragione anche tu. Lucassen è un figlio della terra dei tulipani, sì.
Mi sa che quel giorno ho bisticciato con tutto il mappamondo, chissà perché
Continuate a segnalare, grazie.
Ma anche a chi, come loro, esige disperatamente una classificazione precucinata :
Non so... le etichette vanno bene come classificazione di massima. Per una scrematura (tempo, soldi, attenzione). In molti casi nascondono più che svelare.
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