Compito arduo recensire l’opera prima di una ragazza di ventuno anni che ha avuto il coraggio di scrivere un romanzo fantasy di quasi settecento pagine. Arduo perché siamo di fronte a un’opera dalle molteplici chiavi di lettura e piena di grandi pregi, ma anche di grandi difetti. Di sicuro c’è da dire che Egle Rizzo, con Ethlinn la dea nascosta dimostra di avere tutti gli strumenti per diventare un’ottima scrittrice: piuttosto padrona della lingua, seppur con qualche sbavatura; molto attenta ai particolari, soprattutto nella costruzione di un intero mondo a partire da una base medievale classica; abile nella costruzione di un intreccio complesso in cui si sviluppa un ampio raggio di sottotrame. Quello che ancora manca è forse proprio il mestiere: saper usare tutto questo nel modo più “accattivante” per il lettore.

La storia si dipana su un piano temporale più o meno di sei anni, durante i quali il Regno subisce uno stravolgimento radicale nell’assetto sociale. Nel mondo costruito da Egle Rizzo non ci sono elfi, folletti o stregoni, tanto meno demoni o mostri strani. Né troviamo la presenza dei classici Bene e Male a confronto. Siamo di fronte a una società in cui si scatena il classico conflitto tra scienza e religione, dove la curiosità e lo scetticismo della prima si scontrano con l’ottusità e la fede della seconda. L’equilibrio è spezzato da una beffarda decisione del consiglio dei sacerdoti di predestinare un guaritore a diventare adepto di un tempio minore. Avrebbe dovuto essere una sorta di punizione per il giovane Adryss, ma le conseguenze si dimostrano imprevedibili e dannose soprattutto per chi tale decisione l’ha presa. Ethlinn è una dea dimenticata, ma il suo segreto plasmerà il destino di un regno ormai retrogrado, in cui i mercanti sgomitano per soppiantare i vassalli, in cui i guaritori strumentalizzano gli dei e in cui nuove civiltà, provenienti dal mare, soddisfano la sete di conquista.

La domanda ricorrente, che ci perseguita durante tutto il romanzo, è: gli dei esistono o sono solo il frutto della fantasia degli uomini? L’autrice gioca molto su questo aspetto ed è brava a non dare una risposta netta senza lasciare deluso chi legge. Certo è che la visione della religione che esce da questo romanzo è nuova e originale e rappresenta il vero punto di forza. Gli dei non sono necessariamente onnipotenti, né più astuti o più forti degli uomini; talvolta possono addirittura essere strumentalizzati e spesso mostrano tutta la loro debolezza. Quest’idea, senza dubbio accattivante, soppianta nel romanzo il ruolo che, come in ogni buona storia fantasy, avrebbe dovuto avere la magia, senza farcene sentire la mancanza. Accanto a tutto questo, gli intrecci politici e le trame del potere appaiono più realistici, più vicini a noi di quanto non lo sarebbero stati in un mondo governato da maghi o stregoni.

Che cos’è allora che impedisce a Ethlinn la dea nascosta di essere un ottimo romanzo? L’aspetto forse più importante di ogni buon libro: se la Rizzo è riuscita a creare una buona storia in un mondo assolutamente credibile, purtroppo non è riuscita a introdurci personaggi altrettanto validi. Nessuno di essi, protagonista compreso, riesce a emergere dalla pagina, nessuno si distingue per avere caratteristiche uniche, interessanti, complesse. Sono personaggi privi di spessore, troppo perfetti e troppo essenziali, nudi di tutte le particolarità che li avrebbero resi compiuti. Ci sono lo scettico, lo studioso, lo sportivo, l’ambizioso, l’indeciso, la sognatrice, l’opportunista… decine di personaggi mono-caratteristica, senza un passato, senza una storia personale. Personaggi per cui diventa difficile soffrire, fare il tifo, affezionarsi. Tutto questo rende il lettore distaccato, mai partecipe emotivamente alla storia, ponendolo di fronte a un libro che si legge con piacere, come se fosse però un buon libro di storia.