Breaca uccide il suo primo nemico che è ancora adolescente. Il suo destino è segnato: dovrà attendere le sue Lunghe Notti – il momento della vita di ogni eceno che segna il passaggio dalla fancuillezza all'età adulta – per sapere con certezza quale sarà il suo compito, ma la portata dell'impresa è di certo più grande di quanto lei si aspetti. Accompagnata dagli dei e dalla responsabilità di essere l'erede al trono degli eceni, Breaca combatte contro i propri sentimenti, contro i popoli britannici che mostrano amicizia e celano il tradimento e, soprattutto, contro la minaccia dell'Impero Romano. Ban, fratello minore di Breaca, è orgoglioso di lei e vorrebbe seguire le sue orme, ma il dono che gli dei gli hanno riservato, quello delle visioni, lo porterà lontano, fino al doloroso distacco dalla sorella.
Al di là della trama, abbastanza lenta e lineare nella prima parte, più veloce e articolata nel resto del libro, Sognando le aquile è senza dubbio un romanzo di notevole ricchezza. Il suo valore si esprime nella capacità di immergere il lettore in un mondo estremamente reale, che prende forma non solo dalle descrizioni, quanto piuttosto dai richiami a elementi legati ai ritmi della natura e delle tradizioni. I momenti di crescita dei due protagonisti, Breaca e Ban, si amalgamano alla narrazione costituendo un tutt'uno che dà solidità e credibilità alla ricostruzione di un popolo, quello degli eceni, storicamente esistito ma qui rivisitato in chiave fantastica. In questi termini non è possibile definire Sognando le aquile come un vero e proprio romanzo fantasy; esso appare infatti, almeno in prima analisi, molto più vicino ai canoni del romanzo storico. Infatti è proprio la prima parte, quella più lenta, ad affascinare di più; in essa Manda Scott sfrutta appieno – è medico veterinario – le proprie conoscenze e la propria passione per gli animali, le trasmette a piene mani e le integra con elementi storici, frutto di ricerche e studi. Con lo svolgersi della narrazione prendono forma elementi tipicamente fantastici, che collocano Sognando le aquile tra i migliori romanzi del genere pubblicati negli ultimi anni. I sogni e le visioni, la costante presenza dei morti e degli dei a fianco dei protagonisiti, donano un tocco di irrealtà e di magia perfettamente in tema.
Le relazioni umane, gli amori, le amicizie, i caratteri, sono concreti e completi; spesso bastano poche parole per delineare in modo preciso figure e situazioni. Se l'autrice si dilunga, come nella descrizione di alcune partite ad un gioco simile alla dama, lo fa con arte: dieci pagine volano via, lasciando il gusto di uno spettacolo combattuto e vissuto fino in fondo, e nello stesso tempo dando un'idea ben definita del carattere dei due antagonisti.
A mano a mano che si prosegue nella lettura, il confronto tra la “società naturale”, il modus vivendi degli antenati, e l'ordine, l'organizzazione, la potenza di una società più “moderna” si accentua fino al conflitto, dando modo di riflettere sul valore dei singoli all'interno della struttura sociale oltre che dell'uomo come persona. Il messaggio sembra essere quello della necessità di prestare attenzione alle esperienze dei nostri antenati, di ascoltare le voci della natura e di portare avanti il nostro cammino di uomini con coraggio e determinazione, accettando la volontà del destino. I rapporti personaggio/natura e personaggio/società sono dunque i temi centrali del romanzo oltre che la sua struttura portante.
I difetti si concentrano nella seconda parte del romanzo, dove la Scott, benchè riesca a sopperire alle mancanze con una narrazione vivace e articolata, e pur mantenendo i richiami alle tradizioni, abbandona quell'atmosfera concreta e nello stesso tempo magica che tanto colpiva all'inizio. Inoltre l'intrecciarsi degli eventi non è privo di qualche disattenzione, o più che altro qualche piccola inverosimiglianza; lo stile è meno delicato, più crudo, e questo a volte stona.
Purtroppo, Sognando le aquile è il primo libro di una trilogia, e il finale ne risente: la soluzione scelta dalla Scott è un pretesto per chiudere, che soddisfa solo in parte il lettore; restano importanti domande cui dare risposta, mancanza accentuata dal fatto che l'autrice ha abituato il lettore ad avere una spiegazione di tutti i particolari, dimostrando di saper raccogliere ogni piccolo accenno, ogni singolo indizio seminato lungo le pagine.
Con piacere non rimane altro da fare che attendere il seguito.
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