Re Aris dei Dardanidi di Austrasia, ritornato al regno dopo una lunga e sanguinosa guerra, si sposa con la bella e malvagia Alinor.
Entrambi sono già stati sposati e hanno avuto un figlio dal precedente matrimonio, rispettivamente Ivain e Aiglant, della stessa età.
Tra i due giovani è odio al primo sguardo. Ma Ivain, erede al trono Dardanide e dotato come il padre di “divini” poteri taumaturgici, nutre anche fondati sospetti sulla matrigna.
Alinor, che in realtà è una potente strega, è infatti intenzionata a servirsi del Maestro di Palazzo, Grimold, per impadronirsi di un magico manufatto e distruggere l’impero Dardanide, per edificarne uno nuovo e oscuro, dominato dal male e dalla stregoneria.
Ivain e l’astrologo Niarcus, a dispetto dell’ingenuo e innamorato Re Aris, indebolito anche da un misterioso veleno che neppure i suoi nemici sanno da chi e perché gli è stato somministrato, hanno però mosso i primi importanti passi per organizzare la resistenza...
La Pietra di Moor è un’intrigante “favola” di carne e sangue, nonostante la trama non certo originalissima, ed è stata scritta sotto pseudonimo dalla nota autrice di romanzi storici Angela P. Fassio.
Lo sfondo storico è però la cosa meno convincente e finisce per insaporire fin troppo la già speziata pietanza.
Come spesso accade, infatti, si cerca di “solidificare” un mondo fantastico, come in questo caso dominato dalla magia e da eventi ultraterreni, ricorrendo a tangibili periodi storici, nel tentativo, facile e pretestuoso, di “ricamare” una pretenziosa concretezza, che ai fini della vicenda, però, appare totalmente inutile.
Violento e cupo quanto un romanzo horror, il romanzo si segnala in positivo per uno stile di scrittura svelto, ma non tirato via, che a tratti ricorda i ruggenti pulp degli anni 20 (Robert E. Howard su tutti).
Una heroic fantasy all’insegna della nostalgia, come per alcuni versi è anche quella di David Gemmel e R.A. Salvatore, ma ulteriormente radicata nei più convenzionali terreni fiabeschi. Ne sono un esempio le figure della matrigna e del suo malvagio figlio, contrapposte all’ingenuo Re e all’eroico e puro erede. Figure decisamente archetipe, attinte quasi certamente dalle favole crudeli dei fratelli Grimm.
In definitiva un romanzo godibile (al quale si è recentemente aggiunto il seguito: “Il Sigillo Nero”), ma non esaltante come avrebbe potuto essere dalle premesse.
Morgan-P. Fassio-Fairy, resta comunque un’autrice interessante e da tenere d’occhio.
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