La vicenda ha le sue radici nel misterioso ritrovamento di un antichissimo libro, grazie al quale i popoli del Mondo Interno potrebbero liberarsi da quelle forze del male che, come ombre malefiche, aleggiano sulle loro esistenze. Tra i pochissimi che possono comprendere l'importanza del libro, c'è Burk, un saggio al tramonto della sua esistenza, appartenente alla poco longeva razza dei Baile, che convince i suoi più cari amici ad intraprendere un lungo e pericoloso viaggio per recuperare le Sette Gemme, dette dell’equilibrio, l’unica forza in grado di liberare le Terre del Mondo Interno dall’egemonia dell’Arcimago Lork e dal suo esercito di mercenari, incarnazione del male.
Ma anche l’Arcimago Lork, in persona, è nel frattempo segretamente partito dalla sua Fortezza con la ferma intenzione di impadronirsene.
Intanto, i “Ribaldi”, la resistenza che si oppone all’invasione dell’esercito di Lork...
Non è cosa da tutti i giorni imbattersi in un così solido esordio.
La trilogia di Andrea D’Angelo si confronta, oltre con gli innumerevoli cicli classici e moderni in circolazione, con il difficile e consumato tema della cerca. E già per non essere caduto nella trappola dell’imitazione pedissequa merita un apprezzamento.
Senza cercare l’originalità a tutti i costi, D’Angelo finisce per trovarla nella sua personale rilettura dell’avventura.
La Saga delle Sette Gemme dell’Equilibrio, è infatti da considerarsi opera revisionista nel più puro senso del termine.
I temi classici del bene contro il male, dell’amicizia, della natura, assumono qui connotazioni diverse da quelle, semplicemente manichee, metaforizzate da una qualsiasi ottica mitica e mitizzante.
La natura ha radici solide e profonde, la carne trasuda sangue, e l’amicizia richiede sacrificio.
Revisionista anche nell’estrema coralizzazione del racconto, nel quale il lettore può, e deve, scegliere da solo il proprio alter-ego.
Il ritmo parte al trotto, per galoppare nel secondo volume verso la concatenazione di eventi del terzo, senza mai perdere un colpo e scandendo traumi, lutti, amori, vittorie. Mentre scenari accurati e personaggi a tutto tondo sfilano con estrema naturalezza.
Nulla è lasciato al caso.
Un discorso a parte meritano i mostri, per errore o per destino, che contribuiscono ad aprire una parentesi non banale sul male. Uno di essi, il terribile e triste Grassatore, si intaglia nella memoria con tale potenza da unirsi alle creature indimenticabili di Clive Barker. Il tutto è servito da uno stile avvolgente e puntuale (cristallino nel fermo rifiuto della sterilizzazione stilistica tipica di tanti moderni best sellers), che è un piacere poter leggere nella sua forma originale, senza bisogno di traduzione.
Opere come queste non possono che far bene al fantastico italiano, non soltanto perché ci fanno scorgere la possibilità sempre meno remota di far sentire, finalmente, la nostra voce con accenti meno derivativi, ma arricchiscono di nuovi mondi, e sguardi prospettici, un genere, purtroppo, sempre più codificato.
Massimo Perissinotto
Nota del Responsabile del sito:
Quando Massimo ha presentato la recensione, Andrea D'Angelo si è lavato le mani e non ha voluto saperne. Io stesso ho a lungo valutato l’opportunità di pubblicarla: Andrea è il responsabile della sezione recensioni, è un amico e le qualità che stanno alla base dell’amicizia vanno al di là della capacità d’intessere una bella storia. Per questo tengo a precisare che Andrea non ha nulla a che vedere con la recensione e con la decisione di pubblicare. Sono intervenuto personalmente consigliando a Massimo di smorzare alcune iperboli e complimenti troppo lusinghieri, che ovviamente lui riteneva più che meritati (preciso che ho letto il lavoro di Andrea, quindi l'intervento non è stato casuale). Perché è ciò che gli amici dovrebbero aspettarsi dagli amici: nessuna indulgenza e massima sincerità. Per questo il giudizio finale ad alcuni apparirà più severo del reale valore dell’opera. Vatti a fidare degli amici…
Franco Clun
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