Vinnengael è la florida capitale del regno degli uomini, e i magici Portali, controllati dai nobili Signori del Dominio, permettono di teletrasportarsi nelle terre lontane degli elfi, degli orchi e dei nani, così da far prosperare il commercio e l’armonia tra le razze.
L’accordo tra le razze viene però messo in pericolo dal principe degli uomini Dagnarus, che trama contro il padre: il buono e saggio Re Tamaros.
Qui entra inconsapevolmente in scena il piccolo Gareth, bambino segnato dagli dei e destinato, inizialmente, a diventare vittima degli oscuri giochi di potere di Dagnarus.
Ma gli dei, ambigui nei loro disegni, consegnano a Re Tamaros la Pietra Sovrana, capace, a detta loro, di riportare l’armonia fra i popoli.
Ammetto di non aver mai provato grande simpatia per la coppia di autori di Dragonlance, e di aver iniziato a leggere questo libro, il primo della trilogia de La Pietra Sovrana, soltanto dopo aver conosciuto di persona il garbatissimo illustratore Larry Elmore.
Ho sempre amato le sue illustrazioni e i suoi fumetti (a tal proposito consiglio a tutti di visitare il suo sito ufficiale: http://www.larryelmore.com), tanto da considerarlo qualcosa di più di un semplice “prestatore d’opera”.
Non mi sbagliavo.
Le idee di Larry Elmore, al servizio delle rodate penne di Margaret Weis e Tracy Hickman, hanno in definitiva permesso ai loro autori quell’auspicabile salto di qualità a lungo agognato dai lettori più esigenti, annoiati da anni di stanche “ripetizioni”.
L’utopistica società fantastica immaginata dal terzetto è davvero interessante e inedita, e permette, rispetto al ciclo di Dragonlance, una prosa assai più intrigante, matura ed evocativa.
La fantasia che scaturisce da questo primo romanzo della trilogia è a dir poco lussureggiante e non può che suggerire immaginifici scorci pittorici di rara bellezza e intensità.
Lo stile di scrittura molto scorrevole, da sempre cifra stilistica della coppia, garantisce ulteriormente ai lettori quella totale immersione in un mondo fantastico da sempre ricercato nel fantasy, ma non altrettanto corrisposto dalla sconsiderata mercificazione delle saghe infinite.
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