Le Terre d’Occidente sono in pericolo: i confini magici con le Terre di Mezzo, eretti da un grande arcimago a difesa della civiltà contro i poteri del male, stanno pian piano crollando. Esseri mostruosi provenienti dagli altri regni compaiono all’improvviso nella foreste. Assieme a questi strani animali ecco comparire anche Kahlan Amnell, una fanciulla dotata di misteriosi poteri e inseguita da quattro agguerriti assassini. Richard Cypher, giovane tagliaboschi che ha da poco perso il padre, Primo Consigliere delle Terre d’Occidente, ucciso anche lui in circostanze misteriose, interviene coraggiosamente in aiuto della ragazza e con lei si mette alla ricerca del grande mago che aveva un tempo creato i magici confini: è lui l’unico baluardo rimasto a contrastare il potere di Darken Rahl, il mago maligno che si propone di conquistare i tre Regni.
Wizard’s First Rule (nella versione italiana apparso come L'assedio delle tenebre e La profezia del mago) è il primo libro della famosa e vendutissima saga La Spada della Verità di Terry Goodkind.
Questo libro possiede i pregi e i difetti dei primi volumi di molte altre saghe.
Sulla trama non c’è molto da dire, tranne che non è delle più originali. I luoghi non sono descritti con maniacale precisione come fanno altri autori, cosa che può anche essere un pregio. La mappa, realizzata dall’autore stesso, sembra soffrire di dimenticanze dovute alla fretta ed è quantomeno scarna, perché i luoghi segnati sono pochi, tanto che molti di cui si parla nel libro non ci sono. I personaggi sono caratterizzati solo fino a un certo punto, facendo subito intuire chi sarà protagonista e chi comprimario.
Capitolo a parte è quello dei nomi: le scelte di Goodkind non denotano una gran “fantasya”, tanto che il protagonista si chiama Richard, suo fratello Michael e più avanti troviamo anche una Annalina; tenuto conto che spesso i nomi propri del fantasy sono inventati, non vedo il perché di una scelta così strana. Ad esempio, il cattivo di turno si chiama Darken, il che per un autore italiano equivarrebbe a chiamarlo Cattivik o Diabolik. Si nota, insomma, una certa mancanza di inventiva.
Il tipo di magia esercitata è molto “comoda”, ovvero pare evolversi di volta in volta a seconda delle esigenze della trama, e questo vale anche per le creature magiche, buone o cattive che siano. I luoghi in cui i protagonisti si muovono tendono a ritornare un po’ troppo ciclicamente, tanto da far intuire spesso la “destinazione segreta” degli stessi, rendendo claustrofobico il mondo ideato dall’autore. Per finire, c’è un fastidioso “buonismo” di fondo che avvelena il romanzo, rendendolo a volte infantile.
Quanto alle idee, molte di quelle alla base della saga non sono originali: la Spada della Verità assomiglia per certi versi alla Spada di Shannara (dall’omonimo romanzo di Terry Brooks), anche se più per il concetto che per la natura stessa dell’arma; le Madri Depositarie assomigliano alle Aes Sedai della “Saga della Ruota del Tempo” di Robert Jordan (che guarda caso nel 1994 era in piena attività editoriale...), sia per il tipo di potere che esercitano, sia per l’importanza politica.
Le altre similitudini non posso rivelarle, per non rovinarvi alcuni dettagli della trama.
Ma allora come mai questa saga vende tanto? Com’è questo libro? Ebbene, in barba ai suddetti difetti, il romanzo è estremamente godibile, si legge tutto d’un fiato e ci si appassiona alla trama e alle sottotrame, affezionandosi facilmente ai protagonisti; le Mord Sith sono un’invenzione geniale, sia per la loro natura (che mi guardo bene dal rivelarvi), che per la loro evoluzione, tanto da risultare la miglior trovata dell’intera saga (anche se, in fondo, pure loro devono molto a Jordan).
Ancora una volta, fate attenzione all’edizione: nella versione apparsa all’interno della collana “Il Libro d’oro” l’opera originale è stata divisa in due volumi, costringendo i lettori a spendere ben 25€ per leggerla interamente. Meno male che ultimamente sono uscite due diverse versioni economiche, che riportano l’opera a un volume singolo (quella tascabile è la più conveniente).
In definitiva, questo libro è un genere di fantasy piuttosto facile da fruire: si legge velocemente nonostante la mole, la trama non è complicata e i personaggi sono caratterizzati in modo lineare e limitati nel numero. L’autore scrive sicuramente con molto mestiere e con la giusta ispirazione, destreggiandosi un po’ tra le saghe che nel periodo in cui questo libro è stato scritto andavano per la maggiore.
Consiglio Terry Goodkind a chi non abbia letto Robert Jordan o a chi voglia rilassarsi con del fantasy facile: gli garantisco che avrà ore di piacevole lettura.
4 commenti
Aggiungi un commentoPrima di tutto Buongiorno. Volevo dirle che ho trovato la sua critica costruttiva e oltre a trovare punti deboli, come è giusto che sia, ha anche trovato punti buoni di questo libro, cosa che non tutti fanno. Volevo anche dirle che mi trovo d'accordo con lei su molti punti, sopratutto su quello della cartina che potrebbe anche non esserci, però non mi sono trovata d'accordo sulla critica che lei ha mosso ai nomi. Fin da subito ho pensato che i Territori dell'Ovest erano la parte conosciuta a noi, il nostro mondo, quello normale e dando al protagonista il nome di Richard l'ho sentito molto più umano. Non so se l'autore l'abbia fatto apposta, ma in questo modo io mi sono quasi sentita come lui. Un semplice essere umano che si trova la vita sconvolta e ha oivuto affrontare una cosa di cui lui non sapeva neanche l'esistenza. Sono un'adolescente, perciò può essere che stia avanzando idee stupide, ma mi sembrava di poter vivere sulla mia pelle le sue sensazioni e l'ho sentito molto più vicino a me e anche molto più umano, molto simile a me, debole nella carne, comune.
Spero di non aver mosso idee senza senso o prive di ogni senso logico, ma mi premeva farle sapere quello che pensavo pure io, perchè mi è subito sembrata una persona buona e con fantasia.
Spero di confrontarmi con lei,
Arrivederci
io i libri non li ho letti ma sto guardando il film su rai 2
Imo questa recensione non rende affatto l'effettiva bellezza del romanzo. E non ci vedo nessuna somiglianzacon le sagye di altri autori citati. Poi, riguardo ai nomi dei personaggi: su quale articolo costituzionale é scritto che in un contesto fantastico i nomi debbano essere per forza inventati?! Il fantasy é fantasia e ogni scrittore é libero di chiamare i propri personaggi come gli pare senza nulla togliere alla trama. É solo questione di gusti soggettivi. Tant'é che in diversi romanzi che ho letto c'é sempre almeno un nome realmente esistente.
Senza offesa, la mia non é una critica ma solo una opinione.
segnalo, infine, che il primo paragrafo della recensione riporta informazioni scorrette: Richard non é un tagliaboschi bensì una guida dei boschi; e suo padre non era primo consigliere ma un semplice commerciante; il primo consigliere é Michael; e il mago lo trovano decisamente in fretta, cosa che lascia subito intuire che il vero "predestinato" é Richard, appositamente investito della carica di Cercatore che, politicamente, é l'unico insieme alla Madre Depositaria ad avere il potere di rovesciare i governi.
Lo sottolineo soltanto perché questi errori danno la sensazione -di certo errata- che il romanzo non sia stato abbastanza recepito dal recensore.
cordiali saluti.
Hai presente i guinzagli? I Seanchan sono arrivati diversi anni prima rispetto alle Mord Sith e anche alle fanciulle guidate da Annalina.
Scusa ma non ricordo bene i dettagli: ho letto i romanzi una sola volta, al momento della loro prima pubblicazione in Italiano, ma fin da subito avevo sentito forti punti di contatto con Jordan, anche al di là di quei simpatici oggetti. Fra l'altro
spoiler spada della verità 1 e Ascesa dell'ombra (Ruota del tempo 4, pubblicato nel 1993)
entrambi diventano abilissimi spadaccini, i maghi più potenti della loro terra e sovrani. Ed entrambi a un certo punto scoprono che l'uomo che li ha cresciuti non è il loro vero padre, ma questo non l'ha inventato certo Jordan.
fine spoiler
Probabilmente c'è altro, ma la memoria in questo caso non mi aiuta.
La trama presenta, come spesso avviene, una piccola Compagnia impegnata in una Cerca. Struttura classica, attraverso la quale sono passati Tolkien, Brooks, Jordan, Paolini e chissà quanti altri, Goodkind è solo uno dei tanti. A mio avviso si può anche riprendere lo schema, bisgona vedere come lo si sfrutta.
Goodkind se la cava abbastanza bene nei primi due romanzi, che mi hanno divertita parecchio anche se non erano certo originali e ogni tanto avevano situazioni un po' forzate, poi ha iniziato ad avere problemi nel portare avanti la storia. Undici romanzi, ma saranno quattordici nel giro di pochi anni, sono davvero troppi per quel cast limitato e quel tipo di trama.
Detto questo, ognuno ha i suoi gusti, e visto che ha venduto oltre 25 milioni di copie direi che c'è un bel po' di gente che lo ama.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID