Il Drago Rinato non può più aspettare. Rand ora impugna Callandor, la spada che non è una spada. La Pietra di Tear è stata una tappa del suo cammino, l’ha svelato al mondo per quello che è, ma è anche un punto di partenza, non un punto d’arrivo. Rand deve affrontare una scelta difficile e forse solo nelle “Profezie del Drago” troverà la risposta. Come procedere sulla strada, che lo porterà alla Tarmon Gaidon, l’ultima battaglia con il Tenebroso? In che modo può imparare a usare il proprio immenso potere? I sigilli di Shayolghul stanno cedendo e per battere il suo nemico il Drago Rinato avrà bisogno degli spietati guerrieri Aiel. Rand ha bisogno del popolo del Drago, ma gli Aiel hanno le proprie profezie… Rand è il Drago Rinato, ma è anche “colui che viene con l’alba”? La risposta si trova nella Triplice Terra, dove Rand, con Mat e Moiraine, dovrà dimostrare d’essere colui che gli Aiel attendono. Tuttavia i giovani dei Fiumi Gemelli e i loro amici dovranno separarsi di nuovo nella ricerca dei propri destini, perché i nemici sono molti e colpiscono ovunque. Perrin, dovrà tornare sui propri passi con Loial e Faile, per cercare di salvare i Fiumi Gemelli e per scoprire cosa gli riserva il futuro. Egwene, Nynaeve ed Elayne dovranno continuare l’inseguimento dell’Ayah nera e scoprirne i piani. Il tempo stringe e… i Reietti camminano di nuovo per il Mondo.

[Daniele Urso]

La presenza di Robert Jordan in Italia per la presentazione del quarto volume de La Ruota del Tempo aveva fatto lievitare l’attenzione e le attese dei moltissimi fan e, onestamente, anche del sottoscritto. Tanta anticipazione rischiava di caricare L’Ascesa dell’Ombra di un greve fardello: rilanciare (se mai ce ne fosse stato bisogno) la “Ruota del Tempo” in Italia, dove da anni eravamo fermi ai bellissimi (ma sempre e solo tre) primi volumi.

Cosa si può dire de “L’Ascesa dell’Ombra”, quindi? Una parola credo esprima al meglio i miei sentimenti: finalmente! Finalmente per diversi motivi. Finalmente, dopo tanti anni, siamo riusciti a superare il fatidico terzo libro. Finalmente un libro senza pause, un libro da leggere tutto d’un fiato. Questo quarto volume della saga della “Ruota del Tempo” è stato una vera gioia per gli occhi e per lo spirito. Non ho mai letto in lingua originale i successivi (saranno 12 alla fine - al massimo 13, come da recente dichiarazione dell’autore, NdR), ma certamente “L’Ascesa dell’Ombra” è il volume che finora mi ha soddisfatto maggiormente.

Pur ritenendo Jordan uno dei maestri assoluti del genere e avendo amato profondamente i suoi primi tre libri, mi rimanevano ancora alcuni piccoli dubbi. Non sempre nei primi tre libri il ritmo rimaneva a livelli eccelsi. Lunghe descrizioni e alcuni paragrafi fini a se stessi limitavano la scorrevolezza della trama (detto questo, i primi tre libri rimangono, comunque, dei gran bei romanzi).

“L’Ascesa dell’Ombra” si presenta in modo completamente differente.

Fin dalle prime pagine la trama è carica d’avvenimenti e d’azione. In certi momenti non sembra proprio il Jordan che ho imparato a conoscere. Questo Robert Jordan è un narratore generoso, che ci conduce magistralmente tra deserti, città e foreste.

Il tomo ci regala nelle sue (moltissime) pagine più informazioni e indizi che l’insieme dei precedenti tre volumi. Lo stile è sempre lo stesso, cioè quello di uno dei migliori scrittori del genere: scorrevole, chiaro, esaustivo nella buona traduzione italiana. E la trama compie un’accelerazione tale, che se non si fosse già a conoscenza della lunghezza della saga, si potrebbe pensare quasi a un volume conclusivo.

Più concretamente, il libro presenta moltissimi aspetti interessanti.

Jordan segue lo schema abituale della trama spezzata. I protagonisti si dividono in trame principali (tre) e sottotrame, che si evolvono parallelamente: Rand e Mat, con però Moiraine e Lan ed Egwene; Perrin, con Faile e Loyal; Nynaeve ed Elayne sempre insieme. Le tre trame non hanno punti deboli. Al limite, se proprio dovessimo sforzarci di trovarne una meno avvincente delle altre, opterei per quella delle due ragazze. Per la prima volta, però, quando da un capitolo si passa al successivo, non rimane più quel leggero rammarico che si provava nel passare dalla trama principale, e più interessante, a quelle secondarie.

La passione di Jordan per l’intreccio e “l’antropologia” ha reso la narrazione ricca. La dovizia di particolari con cui ha caratterizzato il popolo Aiel lascia addirittura stupiti.

È difficile lodare le qualità di questo eccellente libro senza svelarne particolari, che rischierebbero di guastare la lettura. Possiamo però dire che in Robert Jordan nulla sembra essere un caso. L’abilità con cui mette insieme i pezzi del puzzle, che abilmente ha disseminato nei suoi libri, è ammirevole.

Altra caratteristica rara nella fantasy: “L’Ascesa dell’Ombra” non lascia aperta nessuna scappatoia. Il Mondo dei Sogni, per esempio, ci viene sempre più chiarito. Si scopre che ha regole e leggi ben determinate, che dimostrano un progetto narrativo ben definito e non solo un espediente per risolvere l’imponderabile e per mascherare eventuali lacune.

Con maestria Jordan ci dimostra quanto il mondo cambi in relazione alla crescita dei personaggi principali. Se all’inizio del primo libro tutto era visto attraverso gli occhi di giovani imberbi, che non avevano mai lasciato la propria casa, in “L’Ascesa dell’Ombra” questo sembra mutare. I giovani di Emond’s Field non sono più impreparati adolescenti, ma sono diventati giovani uomini e donne. Ecco allora che Rand comincia a comportarsi come il Drago Rinato e Moiraine comincia a fare meno paura; Perrin acquista sicurezza e carisma; Mat comincia ad attribuire un nome alle proprie paure e trova il coraggio d’affrontarle. I personaggi principali non si comportano più come estensioni dei loro mentori obbligati (Moiraine, Tar Valon, Lanfear, ecc...), ma assumono una consapevolezza più figlia delle esperienze, che dell’ancor giovane età. I giovani protagonisti della “Ruota del Tempo” hanno un’evoluzione molto reale, sebbene in un mondo di fantasia. L’incomprensione, che sembra dividere giovani uomini e giovani donne, sembra la stessa con la quale alla loro età ci si deve confrontare. La lontananza, che sembra separare Moiraine dai suoi giovani protetti, è la stessa che si crea tra genitori e figli, o tra educatori e allievi.

Un’autentica soddisfazione, che coglierà il lettore nella lettura e rilettura libro, sarà quella d’accorgersi di cominciare a percepire che in Robert Jordan c’è più di quanto in realtà appaia: più profondità, più complessità e più incertezza, perché non tutto è quello che sembra… Le differenze tra bene e male e tra giusto e sbagliato, chiare all’inizio della saga, come possono esserlo nella mente di un giovane contadino dei Fiumi Gemelli, mutano e divengono più sottili in “L’Ascesa dell’Ombra”.

Il nuovo (almeno in Italia) libro di Jordan rinfrancherà tutti coloro che col tempo possono essersi allontanati dai suoi libri. Può darsi che alcuni lettori - Jordan infatti divide sempre - abituati ai “tempi” dei precedenti volumi troveranno questo quarto troppo frenetico e troppo poco riflessivo. A parer mio è in assoluto il migliore tra quelli pubblicati finora dalla Fanucci e uno dei migliori fantasy disponibili oggi in libreria. Da non perdere.

[Silvio A. Lazzarini]

E finalmente ecco anche qui da noi in Italia il quarto volume della Saga della Ruota del Tempo di Robert Jordan! Dopo dieci anni dall’ultimo volume tradotto (“Il Drago Rinato”), possiamo finalmente apprendere il destino dei personaggi che abbiamo conosciuto, amato e odiato tanto tempo fa.

Che dire di questo volume? Prima di tutto che è troppo breve, nonostante le oltre 1000 pagine. Breve perché finalmente Jordan ci spiega i numerosi interrogativi rimasti, servendoci quasi tutta la “carne” messa sul fuoco anni fa, ma poi ne rimette altrettanta… e noi, appena sfamati, invece d’essere paghi e sazi, ne vogliamo ancora. Breve perché dopo aver aspettato tanto, la foga con cui si legge questo libro ci porta a terminarlo velocemente, ritrovandoci presto in attesa spasmodica del volume successivo. Breve perché il libro è tanto denso d’azione che quasi non ci si rende conto di aver letto interi capitoli.

Ma com’è questo libro? Eccellente, non lo si può giudicare altrimenti; davvero splendido, sia per la trama che per il modo in cui sono stati sviluppati i vari personaggi.

Finalmente in questo volume Jordan accantona lo schema di trama che aveva adottato nei tre romanzi precedenti: divide i vari personaggi in tre gruppi fondamentali, e varie sottotrame, ma li mantiene separati anche nel finale (anziché riportarli nello stesso luogo di partenza). Ottima scelta, direi, anche se così il finale sembra meno netto. Pare che da questo libro Jordan abbia deciso che la divisione in volumi sia una mera questione quantitativa, come se da qui in poi la trama della saga consti di un unico libro, che per comodità l’autore divide in 9 volumi.

Un difetto? Assolutamente no. Il libro acquista un valore aggiunto molto grande soprattutto da questo punto di vista, non piegandosi all’esigenza editoriale del “finalino” a tutti i costi.

I personaggi sono sempre magistralmente delineati, sia psicologicamente che fisicamente, anche quelli che in tutta la saga compaiono solo per poche righe. Sarebbe difficile parlare più approfonditamente di questi aspetti senza rivelare troppo della trama, quindi mi astengo, lasciando a voi il piacere della scoperta. Vi dico solo che - tecnicamente parlando - il più debole dei tre Ta’Veren, Perrin, si riscatta con una trama emozionante e densa di eventi. Quasi di conseguenza, Mat rimane un po’ in ombra in tutto il libro, ma le poche cose che gli accadono saranno significative per il prosieguo della trama.

Ritengo che questo sia il volume più bello dei quattro tradotti in italiano, anche se non potrebbe esserlo senza “l’introduzione” dei precedenti tre. La critica e i lettori statunitensi si sono spesso scagliati contro questo libro e i successivi, tacciando Jordan di “mancanza di ispirazione”. Mi rallegro: se loro la vedono così, vuol dire che i prossimi volumi saranno anche migliori di questo quarto e la saga non perderà mai mordente. Incrociamo le dita!

Due parole anche sulla traduzione, che ho trovato molto buona. Eh, sì: Valeria Ciocci ha fatto un ottimo lavoro.

Non perdetevi assolutamente questo libro! Se avete letto gli altri tre, non potete esimervi; se non li avete letti, fatelo!