Lo scontro tra le forze dell’Ordine Imperiale e l’Impero D’Hariano guidato da Richard Rahl e la sua consorte Kahlan è sempre più vicino. Nella battaglia che si sta approssimando è in gioco la sopravvivenza della magia nel mondo e la vita di milioni di persone.
Dopo la cocente sconfitta subita in Anderith, Richard ha scelto di tornare nella sua terra natia, i Territori dell’Ovest, per riflettere e permettere a Kahlan di recuperare le forze.
Una volta giunto a destinazione, si profila però una missione a cui non potrà sottrarsi. Dovrà abbandonare di nuovo la moglie e inoltrarsi sotto mentite spoglie nel cuore dei territori dominati dal suo più grande nemico, l’Imperatore Jagang.
La missione, ardita come nessun’altra, ha uno scopo vitale: scoprire quale sia la vera natura, e quale il fine occulto, dell’Ordine Imperiale.
A un anno dalla sua uscita in Italia, mi sono preso la briga di leggere questo sesto volume della Spada della Verità. Ho fatto bene.
Con questo La Fratellanza dell’Ordine, Terry Goodkind si è sicuramente ripreso, dopo il “flop” del volume precedente. Sembra aver dato il massimo, con inventiva e mestiere, regalandoci un libro di valore pari a quello dei primi due volumi della saga.
Finalmente l’autore non si perde più nei dettagli di una trama inesistente o nel racconto di una miriade di fatti secondari, noiosi e inconcludenti. In questo libro tre sono gli eventi fondamentali (non vi dico quali...) e vengono tutti raccontati col giusto peso, senza fronzoli, e nonostante questo le pagine sono oltre settecento.
La vicenda è come se fosse divisa in due parti: nella prima, si assiste alla guarigione di Kahlan - ferita nel libro precedente - e all’insediamento in Anderith dell’esercito dell’Ordine Imperiale; nella seconda, si assiste alla partenza di Richard per la sua “missione” (non posso proprio essere più specifico, vi rovinerei la lettura) e alla guerra tra l’esercito del D’Hara, comandato da Kahlan, e l’esercito dell’Ordine Imperiale.
Ogni aspetto del libro è ben bilanciata e ha la giusta importanza. Per la prima volta viene descritto il Vecchio Mondo, con la sua cultura, la sua politica e soprattutto la sua religione. Così, si capisce il perché delle azioni dell’Ordine e del suo Imperatore, si conoscono vari personaggi cardine dell’Ordine stesso, insomma... ci si addentra maggiormente tra le fila del “nemico”. Personalmente dubito che Goodkind avesse previsto questo background per l’Ordine. Penso lo abbia creato all’uopo per questo sesto libro, ma ciò non toglie nulla al valore dell’opera.
La visione di Goodkind circa la Fratellanza è un po’ ingenua, sicuramente legata ai beceri concetti statunitensi sul comunismo. Tuttavia, se la cosa fa un po’ sorridere, non crea problemi alla storia, anzi, riesce a far emergere la tipica ottusità del fanatismo, di qualunque stampo esso sia.
I difetti del libro sono simili a quelli dei primi due volumi della saga. Non c’è una grande originalità e la semplicità del testo sembra adatta a un pubblico molto eterogeneo.
La cosa più fastidiosa è la facilità con cui Richard riesce a sollevare lo spirito del popolo del Vecchio Mondo (non vi posso dire come). È vero che è un fantasy, ma si dovrebbe ricercare lo stesso una certa plausibilità. Questo “difetto” si ripercuote anche sulla reazione della persona che accompagna Richard nel Vecchio Mondo: dato il suo passato, è inverosimile la reazione che ha nei confronti di Richard, a causa dell’ingenuo escamotage di cui parlavo prima.
Nonostante i difetti, il libro è bello e lo consiglio a tutti coloro che hanno letto i precedenti, tranquillizzandoli sul fatto che Goodkind ha ripreso i suoi standard. Buona lettura.
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