La Guardia Notturna è cresciuta. In seguito agli ultimi provvedimenti per le pari opportunità il Patrizio ha deciso l'arruolamento di nuovi membri. E così, oltre ai ben noti Colon, Nobby, Carota e al dimissionario capitano Vimes - prossimo a farsi strada nel bel mondo - anche il troll Detritus (già buttafuori del "Tamburo Riparato"), il nano Cuddy e l'umana Angua iniziano ad apprezzare le gioie della vita militare. Sarà dura per il sergente Colon gestire le reclute, soprattutto quando il nano ed il troll ben presto si troveranno a fare i conti con le loro divergenze razziali. Senza contare i problemi che l'appuntato Angua sembra manifestare e che la portano ad assentarsi durante il plenilunio. E la Guardia Notturna non avrà quasi il tempo di rodare la propria nuova formazione che la situazione si aggraverà con il profilarsi di un'inusitata minaccia per la città: il terribile Terminatore.
Uomini d'arme, secondo volume della saga della Guardia Cittadina di Terry Pratchett prosegue a narrarci le eroiche gesta (più o meno) dei prodi difensori della città. Rispetto al primo volume, ove il personaggio di riferimento per tutti i fili narrativi era il capitano Vimes, ora è il caporale Carota ad assumere un ruolo primario. Proprio lui prenderà in mano le sorti delle indagini: fra visite alla minacciosa Gilda degli Assassini e alla contigua Gilda dei Buffoni - ove la possibilità di ricevere torte in faccia e scosse di mano elettrizzanti è concreta e, anzi, quasi certezza -, le investigazioni proseguiranno fino a mettere in luce trame in grado di sconvolgere completamente lo status quo di tutta Ankh-Morpork.
Nonostante le battute e l'ironia siano come al solito efficaci e vivacissime, l'attenzione di Pratchett pare virare ancora più decisamente di quanto non accadesse in A me le guardie! sul versante dell'introspezione psicologica.
Diviene molto più approfondita, infatti, la rappresentazione dei rapporti che legano i vari membri della guardia: il sentimento di amicizia che sorge progressivamente fra Cuddy e Detritus, inizialmente nemici, il senso di appartenenza a un corpo che pian piano permea tutti i soldati ("questo nano è un uomo della guardia" - dice ad un certo punto il troll), il bizzarro legame che sorge tra Carota e Angua. Sono tutti indizi di un'intenzione di portare il romanzo verso territori precedentemente inesplorati, facendogli ulteriormente oltrepassare le strutture della parodia pura e semplice.
Poderoso il ritratto che viene fatto di Carota: il giovanotto un po' ingenuo di A me le guardie! evolve, mostrando di fatto un'intelligenza vivace e doti non comuni di buon senso. Nei panni dello Sherlock Holmes della situazione, sarà proprio lui a individuare le linee portanti del malvagio piano che coinvolge il Terminatore, scoprendo alla fine tutti i retroscena.
Carota diviene personaggio a tutto tondo: di volta in volta astuto, “nanesco”, timido, autoritario, sempre benvoluto e carismatico, egli è il mattatore del romanzo. Memorabili i suoi duetti con la folla inferocita, che normalmente metterebbe a mal partito ogni altro oppositore, ma che cede sempre docilmente di fronte all'urbanità del caporale. Così pure gli incontri con il Patrizio Vetinari, veri e propri faccia a faccia fra il poliziotto e il politico: incontri tra uomini entrambi dediti al bene della polis, sebbene ciascuno a suo modo...
Senza svelare troppo, anche il cattivo di turno possiede una profondità notevole. La sua descrizione è caratterizzata da toni piuttosto amari: il mezzo di potere che viene usato per i suoi piani non differisce poi troppo da alcuni oggetti che funestano spesso le nostre città e analoghi sono il senso di potenza e la “possessione” che tali strumenti insinuano nell'animo di chi ne fa uso.
Come accadeva nel libro precedente, l'autore prosegue, inoltre, nella sua rappresentazione ironica e talora sarcastica dei vizi, dell'imbecillità e dei difetti della società umana.
Così, se la società nobiliare viene tratteggiata paradossalmente come strenua fautrice della democrazia (sotto la quale ha prosperato), dall'altro lato la comicità continua a investire tutti gli ambienti di Ankh-Morpork. Dagli astrusi progetti pubblici di Stupidissimo Johnson (e il nome dice tutto...), l'architetto più distratto del Mondo Disco, all'accogliente pensione per non-morti della signora Torta, ai conflitti etnici fra nani e troll (le uniche creature di cui si ricorda un'imboscata reciproca).
Uomini d'Arme risulta, in definitiva, sempre un eccellente opera che, se da una parte è permeata da un minore senso di spensieratezza e di allegra follia, dall'altra manifesta un maggiore approfondimento psicologico dei personaggi e una venatura critica più intensa, che allude ai problemi della nostra stessa società. Allo stesso modo, i contenuti espressi in A me le guardie! proseguono brillantemente: senza rovinare la sorpresa, il finale del romanzo manifesterà non pochi cambiamenti, con la scoperta di diversi retroscena in precedenza introdotti, ma non risolti.
Il romanzo è pertanto un degnissimo seguito della saga della Guardia Cittadina che, lungi dal fossilizzarsi sulla ripetizione di stilemi già impiegati, introduce novità e sviluppi in grado di conferire vivacità, interesse e novità.
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