Richard Rahl è stato avvelenato. Il prezzo da pagare per ottenere l’antidoto è salvare dalla distruzione il misterioso Regno di Bandakar. Sigillata tra impervie montagne da un antico incantesimo, questa terra è abitata da persone completamente prive del dono, la cui sola esistenza rischia di stravolgere l’assetto del mondo. La Madre Depositaria ha involontariamente causato la temporanea sospensione della magia, mettendo così a nudo quest’impero e le sue genti, persone che Jagang ha deciso di schiavizzare e sfruttare per i suoi malefici piani di conquista, sì, perchè i Bandakariani hanno una peculiarità: sono del tutto immuni alla magia...
Che dire di questo L'impreso degli indifesi, ennesimo volume di quest’interminabile saga? Come altre volte poteva essere molto migliore. Le idee ci sono e anche una certa capacità nello svilupparle, ma alla fine la trama tende lo stesso a essere piuttosto povera, lasciandoci un libro che non ci ha disgustato, ma tanto meno appassionato, risultando in certi punti più che noioso.
Le solite situazioni che coinvolgono i protagonisti tendono a riproporsi più o meno nella stessa maniera (Kahlan viene rapita e Richard si deve fare in 4 per liberarla... quanto meno già visto e prevedibile), e anche le soluzioni sono sempre le stesse. Lo sviluppo dei personaggi è oramai bloccato, rendendoli a volte delle maschere di sè stessi (Richard è sempre molto collerico, Cara è sempre pronta a torturare qualcuno, ecc...). Insomma, lungi dall'essere ben caratterizzati, i personaggi ormai sono spesso ridicoli e tediosi.
Terry Goodkind dovrebbe smetterla di “sfruttare” i buchi della sua trama, ovvero le cose non dette, sperando che tutto ciò che vi infila vi rientri perfettamente. Va bene avere un’idea della trama generale e da lì creare diramazioni, ma questo suo tortuoso serpeggiare su una linea abbastanza retta dà noia.
Nello specifico, Jennsen, che nel libro precedente era protagonista, diventa meno di una comprimaria e per lo più fastidiosa (con un’escamotage forse la narrazione futura, però, non avrà più bisogno di lei).
I Bandakariani sono ottusi e solo alla fine - che sorpresa... - entreranno in azione. Bella l’idea del Penetrante, della sua natura e di come è stato concepito. Molto meno bello il suo ruolo e il suo epilogo, troppo semplici e semplicistici.
Buono il ruolo dei Bandakariani nei capitoli riguardanti Zedd, come d’altronde si prevedeva nel libro precedente, ma sfruttata male la possibilità di renderli importanti anche nei prossimi tre conclusivi (finalmente!) volumi della saga.
Il buonismo finale del libro contribuisce a rovinarlo ulteriormente, facendo scadere un normale “happy ending” (si fa per dire...) in un “volemose bene”.
Alla fine il libro si legge senza troppa fatica e a tratti con piacere, anche se spesso ci si chiede il perchè lo si faccia. E' comunque meglio di alcuni tremendi volumi precedenti, come L’Anima del Fuoco, ma peggiore rispetto ai primissimi.
Se avete letto l'intera saga de La Spada della Verità, leggetevi anche questo. Altrimenti, lasciate perdere.
5 commenti
Aggiungi un commentoAnche se posso dire di aver letto una quantità quasi infinita di romanzi fantasy ( tutto di Terry Brooks, di Marion Zimmer Bradley, di Licia Troisi, parte di Tolkien e un numero imprecisato di autori minori) forse ho letto troppo poco di fantasy per poter dire la mia. Nonostante ciò mi ergo in difesa del romanzo di Terry Goodking. Sicuramente non è il migliore della saga ma certo non si può dire che sia banale e scontato. Goodking è un mago nel portarti in un mondo fantastico e nel costruire delle trame inno alla vita ed al libero arbitrio.
Personalmente ritengo che chi definisce scontato e banale Terry Goodking forse ha letto solo il riassunto dei suoi romanzi.
facendo una cosa che non faccio mai, mi permetto di commentare un libro che non ho letto. Di goodkind mi sono cibato i primi 3 volumi della saga, e se tanto mi da tanto, la recensione deve per forza essere corretta.
Si sta parlando di un autore che imita brooks che a sua volta imita se stesso ed ha imitato nel passato tolkien; i contenuti si DEVONO essere annacquati.
Magari alla luce proprio di brooks, della troisi e della zimmer (con riserva!!) goodkind farà pure la sua figura. Ma se penso ad altri autori che ho letto e che si trovano senza problemi (gemmell, tolkien, erikson, martin, mieville, keyes, hamilton, williams, moorcock, hobb, le guin, howard, king, feist, turtledove,campbell, pullman e questi solo a memoria senza girarmi a guardare gli scaffali della libreria) , goodkind può solo scomparire
arrivo in ritardo ma dico lo stesso la mia.
scusa frankifol, ma paragonare goodkind a tutta la lista di cui sopra è inutile, poichè parli di categorie diverse.
e trovo "oltraggioso" paragonare goodkind, che nei suoi mattoni cerca quanto meno di trasmettere un ideale, un messaggio - cosa che ammiro, poichè non si riduce a raccontare una semplice storia-, a un brooks che non c'azzecca un cappero con lo spessore cui goodkind ambisce. le opere di brooks hanno meno spessore di un foglio di carta, per quanto mi piacciano, e hanno un registro e trattano tematiche adatte a bambini. goodkind è decisamente l'opposto!
inoltre, non scordiamo che goodkind ha sempre detto che per lui il fantasy è solo uno strumento per divulgare le sue ideologie. uno strumento che a suo modo usa benissimo, a mio modesto parere.
si vede che cerchiamo cose diverse, nel genere. Di mio, cerco un'ambientazione ben fatta. Ed in questo, tra le varie, goodkind non è che sia un mostro. Anzi.
Poi mi dici che non è paragonabile agli altri autori che cito (forse perchè il loro fantasy non è propriamente classico?), ma anche che non è paragonabile a brooks (citato dall'altro utente. Allora dove lo mettiamo? categoria a parte? Non se lo merita proprio.)
Inoltre, il trasmettere una propria ideologia perchè dovrebbe in un qualunque modo nobilitare un'opera?
finito ieri sera
che dire goodkind ormai l'ho dato per perduto con il sesto libro, in cui la sua descrizione (e critica) dello pseudo-comunismo del vecchio mondo mi ha fatto letteralmente cadere le braccia
da li in poi abbiamo avuto un libro abbastanza inutile su jennsen (silurata subito nel volume successivo) e questo libro, in cui tutto si risolve nel giro di 30 pagine in maniera ridicola, con un sacco di "richard capi' tutto grazie al dono" , "si fece guidare dall'istinto del dono" etc etc etc sanza offrire uno straccio di giustificazione plausibile o altro, un escamotage narrativo davvero ridicolo, reiterato tra l'altro la bellezza di tre volte nel giro appunto di una ventina di pagine.
più che concorde con la recensione che gli assegna una stellina
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