Il deja vù del prologo apre questo sequel del fortunato I fiumi di Porpora: ci troviamo in un solito monastero dark gotico e le atmosfere sono quelle suggestive e misteriose del nome della rosa; l’ultimo frate arrivato ha preso una cella vietata e si respira agitazione nell’aria. Puntuale arriva la scena che tutti ci saremmo aspettati di vedere: del sangue che scorre dal crocifisso.
Ormai, a parte gli amanti del genere, le immagini viste e riviste in molti altri film non ci toccano più di tanto; I fiumi di Porpora 2, infatti, nel tentativo di fare concorrenza al cinema americano 'thriller mistico', ne ricopia pari pari i luoghi comuni senza aggiungere nulla di proprio; ritroviamo così Seven, Resurrection, Stigmate e via dicendo.
Ma un merito va riconosciuto: il fatto che il cinema francese abbia ancora una volta una produzione capace di mettersi al pari di quelle americane nel campo del thriller è segno della crescita nell’industria del cinema europeo (il film ha stravinto al botteghino francese e in Italia non se la sta cavando male).
Nel ruolo dell’investigatore protagonista c’è ancora il Niemans di Jean Reno (l’attore francese più celebre del momento insieme a Gerard Depardieu), questa volta più fiacco e meno stimolante nella recitazione.
Ad aiutarlo nelle investigazioni è il suo ex allievo Reda (Benoit Magimel) e, indovinate indovinate, non poteva certamente mancare una bella e giovane donna per completare il trio (Camille Natta); grazie al cielo il regista Olivier Dahan ci ha almeno risparmiati una love story tra Magimel e la Natta (ci mancava solo quello).
La sceneggiatura è incoerente e piena di buchi; all’insegna dell’incredibile, precipita pian piano verso la vortice della banalità fino alla fine amara.
Un merito particolare ai responsabili del make up, trucchi veramente professionali e curatissimi, i cadaveri non mancheranno di schifare per il loro realismo.
Aspettando i possibili miglioramenti nel sempre più probabile capitolo terzo…
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