Protagonista del nuovo tuffo nel passato del regista Stephen Sommers - siamo infatti nel 1887 - è Gabriel Van Helsing, ambiguo e controverso cacciatore di taglie che ha perso la memoria del proprio passato, ma non l'infallibile fiuto per il male. Al servizio del Sacro Ordine del Vaticano, una sorta di società segreta posta in difesa dell'umanità, Van Helsing è chiamato a soccorrere la stirpe rumena dei Valerius, e in particolare i suoi ultimi discendenti Velkan e Anna (Kate Beckinsale), aiutandoli a sconfiggere il perfido Conte Dracula (Richard Roxburgh) e trovare così la pace eterna.
Accompagnato nel viaggio dal frate Carl (David Wenham, il Faramir de Il Signore degli anelli) - la figura parodica e demenziale del film -, Van Helsing tenterà di opporsi al diabolico piano di Dracula, che pensa di servirsi della macchina della vita del defunto Dottor Frankenstein per far crescere la sua progenie, che giace inerme in migliaia di bozzoli grondanti dal soffitto. (riassunto di Francesca Druidi)
Sommers come alfiere del Cinema dell’Eccesso?
In Van Helsing l’unico eccesso comprovabile è quello di noia. Ormai si criticheranno soltanto gli effetti speciali perché di trama o recitazione non è il caso di parlare: inoltre la seconda parte, eccezion fatta per il mostro catalizzatore (la creatura di Frankenstein al posto dell’Uomo Lupo) è perfettamente speculare alla prima.
In un tempo di proiezione così lungo, di vecchi classici ancora godibili, Universal, Hammer o Amicus, ce ne entrerebbero due, come in ogni matinée che si rispetti...
A proposito dei vecchi classici che Sommers avrebbe voluto omaggiare nel prologo, siamo a quelli, piuttosto raffazzonati, dei primi anni quaranta, All monsters fit together, con il soporifero Chaney Jr., Carradine come Dracula e Lugosi ridotto a fare Igor. Ci mancano Abbott e Costello (da noi, Gianni e Pinotto) e forse, per pessimi che i due fossero, la cosiddetta recitazione in Van Helsing ne avrebbe guadagnato.
Ma si può recitare, va detto a parziale giustificazione di Jackman e soci, se l’infernale sarabanda di effetti speciali non lascia spazio nemmeno per abbozzare un dialogo?
Si è parlato di citazioni e infatti ce ne sono, ovviamente troppe, dal frate braccio destro di Van Helsing che ricorda l’armiere Q di 007 con gli ardori erotici di Adso da Melk nel Nome della Rosa, ai nanetti contrabbandieri incappucciati del primo Star Wars; dalla progenie di Dracula, praticamente i Gremlins di Joe Dante alati e tosati a zero, al gran ballo di Per Favore non Mordermi sul Collo senza lo stesso spirito ma con Anna e Dracula che ripetono gli stessi passi di danza di Ferdy Mayne e Sharon Tate, accompagnati dalla stessa orchestra (che cos’è, una band che rallegra soltanto i veglioni dei vampiri?)...
Si potrebbe citare lo stesso Tarantino, ma in Dal Tramonto all’Alba c’è cinema qui soltanto videogiochi.
Sommers non è assolutamente in grado di suscitare il minimo brivido, tutto è scontato, ma non nutrivamo dubbi in proposito dopo aver visto i due film con La Mummia: andiamo, chi - a meno che non si sia mai andati al cinema - crederebbe che l’esercito del Re Scorpione distruggerà la sottile linea degli eroici difensori?
Se stasera siete indecisi tra due film, scegliete l’altro. A proposito, se vi state chiedendo con angoscia che fine ha fatto Nick Taylor dei Duran Duran sappiate che, anche se potrebbe sembrarvi, non interpreta Dracula in questo film...
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