Un climatologo, Jack Hall (Dennis Quaid) teme che il riscaldamento del globo terrestre, a causa dell’effetto serra, possa far precipitare la terra in un’altra era glaciale, ma l’arrogante governo degli Stati Uniti fa orecchie da mercante.
Hall ha perfettamente ragione, i ghiacci iniziano la loro avanzata tanto repentinamente che suo figlio (Jake Gyllenhaal), con il quale non ha troppi contatti, resta bloccato in una libreria di New York e solo lui può salvarlo...
Che cosa c’è di nuovo nell'Alba del Giorno Dopo se non il rovesciamento delle correnti teorie riguardo il surriscaldamento dell’atmosfera? Assolutamente niente.
Roland Emmerich è riuscito, al massimo, a ridare linfa al genere disaster movie che (questione di gusti) speravamo tramontato per sempre...
Indubbiamente gli effetti speciali valgono il prezzo del biglietto, la gigantesca onda anomala mantiene le sue promesse di spettacolarità ma, come spesso accade per questo regista, la parte che segue si spegne lentamente, quasi che Emmerich non si preoccupi delle conseguenze.
Per citare e omaggiare il suo disaster movie preferito, il mitico – per i cultori del trash – L’avventura del Poseidon, sembra che il regista abbia scelto un veicolo troppo costoso.
Chiunque abbia memoria dei classici del genere in questione riconoscerà tutti gli standard, non ultimo (vedi Poseidon, giustappunto) il gruppo di superstiti rinchiusi in attesa di istruzioni e soccorsi, comicamente e casualmente assemblati: tutto già visto e sperimentato, anche se la cornice è lussuosissima, la recitazione è decisamente di ottimo livello e la storia è ben bilanciata rispetto agli effetti visivi.
Oltre questo non c’è molto altro da dire sull’Alba del Giorno Dopo. Ben tratteggiato il rapporto padre/figlio. Alcune osservazioni poco illuminate sul conflitto di classe. Qualche atto di eroismo.
Un po’ di ironia alla Mad Magazine, come quando i cittadini statunitensi attraversano illegalmente il confine messicano, riferimenti casuali e sparsi a Dio e alla Provvidenza, e qualche lacrima di troppo.
Il finale è particolarmente brillante: Dennis Quaid avverte il presidente di abbandonare l’emisfero settentrionale mentre i ghiacci avanzano sempre più; Gyllenhaal e Emmy Rossum sono ancora intrappolati nella libreria con gli altri superstiti e viene detto loro di bruciare qualsiasi cosa per proteggersi dal crescente calo della temperatura; le acque non crescono più, il che non impedisce a una petroliera di veleggiare in libertà per le sommerse vie di Manhattan.
Come sempre con Emmerich, non c’è niente di nuovo sotto il sole (incluso il solito messaggio contro l’arroganza americana), ma almeno la trama e i dialoghi hanno la possibilità di svilupparsi. Gli effetti di distruzione totale sono i migliori mai visti sullo schermo almeno per me, poco aduso a questi film, ma per fortuna non ne sono l’unica componente; tra gli altri pregi della pellicola c’è, e non è poco, l’esclusione di un seguito, a meno di tripli salti mortali da parte dei soggettisti.
Diffidate del titolo italiano, particolarmente demenziale; una semplice traduzione letterale – Dopodomani - sarebbe stata più calzante e, se vogliamo, intrigante.
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