Frank Castle è un agente dell’FBI che opera sotto copertura.
Durante la sua ultima missione però muore accidentalmente il figlio di
Howard Saints, potente uomo d’affari segretamente a capo di molti loschi traffici, tra cui il riciclaggio di denaro sporco. Quando Saints scopre la verità ordina che sia ucciso Castle e tutta la sua famiglia. L’ordine viene eseguito con solerzia, ma l’ex agente dell’Fbi riesce a sopravvivere e rimessosi dalle ferite torna in città determinato ad avere la sua vendetta. O meglio, come dice lui, non vendetta, ma punizione.
The punisher viene creato quasi per caso sulle pagine di Amazing Spider-man, ma acquista presto una dimensione tutta sua e riscuotendo molto successo tra il pubblico dei lettori. Questo è il secondo lungometraggio dedicato al violento vendicatore ha come simbolo il teschio. Il film è soddisfacente, almeno per gli amanti del fumetto. Infatti se si escludono le origini, pesantemente modificate, almeno per le circostanze che portano Castle a perdere l’intera famiglia, il resto del film è un omaggio alla più recente mitologia del Punitore aggiornata con successo da quel geniale scrittore che è Garth Ennis.
Jonathan Heinsleigh, il regista, infatti sembra tradurre pari pari alcune delle pagine scritte da Ennis sul grande schermo e la stessa ironia di fondo, tipica dello scrittore britannico, pervade molte scene. Thomas Jane risulta abbastanza credibile nei panni di un Punitore, non molto espressivo, ma granitico esattamente come nel fumetto, soprattutto quello di Ennis. Un film che l’appassionato di comics apprezzerà di sicuro, ma cosa devono aspettarsi gli altri? In definitiva una trama non certo originale e una regia priva di virtuosismi, molto più concentrata a rendere l’aspetto strettamente pragmatico del protagonista. Il Punitore non è Batman, non ha bisogno di intimorire i criminali per avere un vantaggio prima di neutralizzarli. Il Punitore uccide senza mezzi termini. E’ un eroe, anzi un antieroe, che in alcuni momenti ricorda da vicino certi miti western. Impermeabile lungo, pistola nella fondina e fucile a canne mozze nell'altra, alcune scene chiaramente ispirate a certi mitici duelli. E' un chiaro tributo agli western movie.
Sotto tono invece John Travolta all'apparenza più impegnato in una parodia che a rendere l'immagine di un vero malvagio. Alcuni suoi scagnozzi, per fortuna, colmano discretamente la lacuna.
Un film d’azione gradevole, forse già visto e prevedibile, ma sufficiente a intrattenervi senza eccessive pretese per un paio d’ore e con una marcia in più per chi ne ha letto la versione fumettistica.
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