La trama

Anche i robot possono sognare, e Rodney Copperbottom, un robottino figlio di un robot lavapiatti, vuole a tutti i costi diventare un inventore grande e famoso come Bigweld, il “robot migliore del mondo”.

“Di qualsiasi cosa tu sia fatto, puoi sempre brillare” si legge inciso sul portone d’ingresso della grande fabbrica di Bigweld, la stessa frase che l’idolo di Rodney ripete alla televisione per incoraggiare i giovani robots ad esporgli le loro idee.

“Se vedi un bisogno, soddisfalo”, ripete il padre di Rodney, e il robot giunge a una conclusione: “

E' vero, papà, io devo cercare... un bisogno”. Non c’è altro posto che Robot City per trovare un bisogno, incontrare il grande Bigweld ed esporgli la geniale invenzione che negli anni Rodney ha perfezionato.

Le cosè però sono cambiate: il buon Bigweld è stato deposto dal malvagio Rachet, i cui fili vengono mossi dall’abominevole mamma, che ha un solo obiettivo: svuotare le tasche di ogni signor sbullonato medio e instillare nei robots l’irresistibile desiderio di comprare i nuovi componenti che la sua fabbrica vende per non sentirsi sgangherati e pieni di ruggine, un ferrovecchio, una roba da voltaingranaggio.

Stop alla produzione di pezzi di ricambio è la nuova politica aziendale, "perché essere tu, quando puoi essere di più?" è il nuovo slogan.

Rodney viene cacciato in malo modo e incappa nei Rusties, uno sgangherato gruppo di robot di strada, di cui fanno parte Fender, i cui arti si staccano continuamente (e ormai nessuno tranne Rodney è in grado di aiutarlo, e la sorella Piper. La banda

Rodney Copperbottom
Rodney Copperbottom
lo aiuterà a capeggiare la rivolta contro il potere dei robot consumisti, realizzare il suo sogno e a trovare l’amore della bella bella Cappy, dirigente della Bigweld Industries.

Se vedi un bisogno, soddisfalo

Chris Wedge si diverte a scarrozzarci sulla sua macchina del tempo e a catapultarci da un passato di 20.000 anni fa (L’era glaciale) a un futuro non meglio precisato dove il mondo è in mano a robot e non v’è traccia di esseri umani.

Inutili quindi le tre leggi della robotica di asimoviana memoria:

1) Un robot non può recare danno a un essere umano, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.

2) Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non contravvengano alla Prima Legge.

3) Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché questa autodifesa non contrasti con la Prima e la Seconda Legge.,

Bigweld
Bigweld

Le leggi che regolano il mondo di metallo sono quelle del mercato, la cultura è quella dell’avidità, contro cui si ostina a combattere il robottino Rodney con i suoi amici. Sembra di assistere alla realizzazione dell’incubo di Aldous Huxley: un futuro in cui l’amore è secondario e la felicità una semplice questione di beni di consumo. Cosa poi debbano farci gli automi con il denaro incassato resta un mistero, considerato che uno dei massimi piaceri è versarsi una bella tazza di grasso bollente sulle giunture.

I messaggi che nel film si possono cogliere riguardano la ricerca della felicità, che in qualche modo l’umanità deve aver attraversato per sbucare oltre. La felicità è da qualche parte, alle spalle e sintomatica è la risposta del guardiano delle Industrie Bigweld alla domanda di assunzione di Rodney: “Il mio consiglio è: torna due anni fa e l’impiego sarà tuo”. Nell’epoca della globalizzazione gli americani, e non solo, sono spinti a ricercare posizione sociale e beni materiali a discapito delle sole cose che possono renderci felici: i rapporti con gli altri.

Ratchet
Ratchet

- "Di qualsiasi cosa tu sia fatto, puoi sempre brillare", si legge sulle porte dell’immensa industria. L’eterno mito americano viene ancora una volta riproposto. Ancora una ammonimento a credere nei propri sogni e a contare sulle proprie forze per vederli realizzati. Messaggio che ha un'inquietante assonanza con "perché essere tu, quando puoi essere di più?" che ne vorrebbe essere l'antitesi

Sinistro anche il messaggio ‘se vedi un bisogno, soddisfalo’, con il sottinteso ‘se non esiste, crealo’. Il consumismo è l’altro nemico contro cui Rodney combatte, e lo fa riparando tutti gli amici che ne hanno bisogno

Fender
Fender

tecnica

Robots è l’ultimo dell’ondata di grandi film d’animazione che ha invaso le sale cinematografiche di questa stagione. Shrek 2, Gli incredibili, Polar Express, Shark Tale, è una gara alla perfezione tecnologica, che i Blue Sky Studios corrono alla pari, grazie alla nuova tecnologia ray tracing rendererper in grado di dare agli speciali effetti che ricreano in maniera assolutamente realistica il riflesso della luce sul metallo e le ammaccature. Ormai siamo assuefatti alla perfezione tecnologica e la riteniamo non più una qualità, bensì una necessità.

Nel film sono presenti gli ormai irrinunciabili ammiccamenti cinefili, da Cantando sotto la pioggia a Guerre Stellari, passando per Il mago di Oz, ma Shrek 2 è un gradino sopra, da questo punto di vista.

Anche l'ambientazione è curata sin nel più piccolo dettaglio, ma la caratterizzazione dei personaggi è incompiuta

Cappy
Cappy

Un gradino sotto le aspettative invece è il doppiaggio del protagonista curato da D.J. Francesco. Quasi impietoso il confronto con Carlo Valli, voce di Fender e straordinario artista della parola.

In definitiva un film che punta più sulla spettacolarità e che avrebbe potuto sviluppare meglio alcuni grandi temi solo sfiorati.

Non bisogna dimenticare che è rivolto ai bambini.

Oppure no?