I fratelli Will (Matt Damon) e Jake (Heath Ledger) Grimm sono due simpatiche canaglie che vantano capacità inesistenti, e si spacciano per cacciatori di spettri e fantasmi, in realtà speculano sulle superstizioni della gente di campagna e dietro lauto compenso compiono esorcismi su streghe inesistenti. Smascherati dagli occupanti napoleonici perfidi e razionalisti, e incastrati per bene, sono costretti ad affrontare una magia vera: la foresta incantata di Marbaden, nella quale gli alberi si divertono ad andare a spasso e afferrano con i loro rami adunchi gli ignari passanti, ingoiandoli; i cavalli galoppano con bambini dentro la pancia; le bambine scompaiono in circostanze misteriose inseguendo impertinenti fazzoletti volanti, mentre i corvi mangiano le briciole di pane lasciate per indicare la via di casa. Si lasceranno guidare, all’inizio scettici, dalla cacciatrice Angelika (Lena Headley), che si è vista sottrarre il padre e due sorelline dalla foresta, e saranno scortati dallo strepitoso torturatore Mercurio Cavaldi (Peter Stormare in stato di grazia). L’avversario è la Regina degli Specchi, interpretata da Monica Bellucci, una sorta di vampiro assetato di sangue giovane e nuova vita.
Il mondo in cui i fratelli Grimm sono costretti a indagare per capire come smascherare gli imbroglioni della loro risma, che a quanto pare possono disporre di mezzi molto ingenti e che hanno rapito i bambini di Marbaden, si rivela il terreno fertile nel quale seminare i fagioli magici, e nel quale mettono radici le storie che accompagneranno i fanciulli di tutto il mondo.
Che cosa otterreste mescolando Hansel e Gretel, Raperonzolo, Biancaneve, il principe ranocchio, l’acqua dell'eterna giovinezza, la bella addormentata, cappuccetto rosso, l’uomo lupo, le guerre napoleoniche e Jacob e Wilhelm Grimm, una strega regina vecchia di mille anni e un ex Monty Python? Un favoloso pandemonio sul quale svolazzano come corvi i momenti ispirati di Gilliam. I fratelli Grimm è un film divertente e intelligente, un dolcetto di antico forno; un esercizio di bella calligrafia a cui manca solo il tocco di Harryhausen per rendere completo il viaggio nel tempo; la fiaba meno adulta che Gilliam ha trasposto dai tempi di Time Bandits.Meno adulta, ma pur sempre venata da atmosfere horror e da scene genuinamente spaventose.
A prima vista l’operazione di Gilliam è quella di portare il fantastico nel mondo reale, in realtà è il mondo reale a entrare nel fantastico (in una manovra simile a quella geniale di Roger Rabit), e I fratelli Grimm, serissimi studiosi tedeschi figli di un giurista, professori di lettere antiche, bibliotecari e creatori di favole, diventano a loro volta una fiaba sul rapporto fra realtà e finzione.
Il sognatore e romantico Jake si contrappone al pragmatico e sciupafemmine Will, così come l’arte al lucro, la realtà alla fantasia, l’illuminismo francese alla mitologia germanica. E’ l’eterna risacca che vede l’onda ritrarsi da una parte all’altra dello specchio magico: da un lato il mondo grigio, vecchio, decadente, dall’altro una realtà dorata e splendida, e Monica Bellucci si trova su entrambi i lati, magnifica da una parte, incartapecorita dall’altra.
Visivamente il film è una festa, una cupa e incantata meraviglia interamente ricreata in studio dal direttore della fotografia Newton Thomas Sidel e dallo scenografo Guy Hendrix Dyas, un tripudio di effetti speciali che fanno da sfondo a una vicenda incalzante e serrata.
Fra gli attori spicca l’interpretazione di Peter Stormare del Grande Lebowski, il suo torturatore italiano Cavaldi, combattuto fra il desiderio di compiacere il padrone francese e infliggere dolore alle persone che lo circondano, è una figura memorabile, nonostante nella versione italiana si sia optato per una storpiature dei vocaboli (i contadini vengono ‘depaperati’ dei loro averi, e mai parola fu più 'adesiva'), in luogo dell’inserimento di termini italiani; il Generale Delatombe è impersonato con squisita malizia da Jonathan Pryce. Damon e Ledger sono simpatici e istrioni (ma la vera storia dei Grimm la trovate qui http://www.fantasymagazine.it/rubriche/127), mentre Monica Bellucci è ingenua e maliziosa, e allo stesso tempo crudele e spietata.
Ci sono alcune incespicature nel mezzo del film e nel finale (non anticipo nulla) ma la vivida immaginazione e il brioso circo dei personaggi mantengono il divertimento a buoni livelli. La pellicola ha l'atmosfera distesa di un pomeriggio piovoso speso nella lettura di Fritz Leiber; una camminata in un parco così bizzarro e fantastico da poter essere architettato solo da Terry Gilliam. Forse non il suo più grande film, ma un ottimo prodotto.
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