La terra sollevata dai colpi dei cannoni era una cortina in perenne movimento, un caleidoscopio di zolle e sassi.

Si sentì la bocca piena di qualcosa e quando sputò si rese conto che si trattava di bava spessa e sangue. Pensò ancora: mamma, ma l’immagine che gli apparve fu quella di una donna sconosciuta, avvolta in stracci scuri; eppure era sua madre , ne era certo.

Si guardò intorno alla ricerca del cane, mentre osservava le proprie dita prendere le granate dalla giberna e lanciarle avanti, i piedi correre come se gli fossero estranei. Non aveva mai avuto un cane, in tutta la sua vita: perché adesso era convinto di doverne avere uno al fianco?

Si vide cadere e rialzarsi, vide i pantaloni stracciarglisi sulle pietre, il sangue uscire dalle mani e dalle ginocchia, ma non sentì niente. Nessun dolore, o spavento, solo quella rabbia sempre più forte, una nebbia luminosa, un vortice che dallo stomaco gli saliva ad oscurargli gli occhi.

Attraverso una cortina di suoni difformi riuscì ancora ad avvertire la propria voce urlare: Guglielmo!!

E poi un ruggito sordo, un ringhio altissimo, forse era lui stesso a ringhiare, non se ne rendeva conto.

In un ultimo sprazzo di lucidità si rese conto di essersi spogliato completamente, ma non sentì freddo né imbarazzo. Così doveva essere.

Il molosso grigio gli si accostò alitandogli sulla coscia un soffio caldo; quindi gli leccò la mano lasciandovi sopra una striscia umida e lucente.

Jonathan era stato fra i primi a sbarcare, e ora stava ridiventando il primo a dare scalata alla falesia; dietro aveva il gruppo dei suoi uomini, avvertiva le loro urla alle spalle. Erano tutti lì, un’altra volta, i visi deformati in una maschera ghignante, i corpi nudi, la bava ai lati della bocca. Avanzavano contro ogni logica, trascinandosi dietro nella corsa lembi di carne sanguinante, ossa nude fuoriuscenti dove c’era stato un arto.

“Per la patria” stavano urlando “ Per sempre!!”

La lingua ora gli era chiara, sonante e bella, ed erano i suoi boschi quelli che si stagliavano in alto contro il cielo pallido di giugno.

Poi calò una specie di tenebra e ululando si lanciò verso l’alto sparando a più non posso.

Infine l’attacco finì. Avevano preso la postazione, i nemici che non erano morti erano fuggiti senza guardarsi indietro.

Lentamente il rumore stava cominciando ad affievolirsi: ancora colpi di fucile, urla di feriti, il rombo dei mezzi anfibi che erano faticosamente riusciti a salire, voci che cercavano di riportare l’ordine; ma già si avvertivano salire dal mare ondate di silenzio.

Cadaveri dovunque, una poltiglia che stava mescolandosi con la terra sconvolta.

Avevano vinto!

Il soldato Jonathan Sage si fermò, ansante. Guardò con amore i suoi uomini, i loro corpi impastati di terra e di sangue, mentre la furia rossa che l’aveva accecato si dissipava come una nebbia bassa.

Il nemico era finito, sconfitto! Urlò ancora, ma il suono che gli uscì dalle labbra era la voce di un uomo e non più un ruggito rauco di bestia.

Il dolore incominciò a farsi strada lentamente. Con le ultime forze rimaste alzò al cielo la spada vittoriosa e inneggiò al nome di Guglielmo, quindi con il proprio pugnale incise su un muro il segno che avrebbe dovuto ricordare quel giorno in eterno.

Riuscì ancora a vedere Billy Joe Prescott che si era avvolto intorno a un braccio le proprie viscere e continuava a correre con un’espressione di gioia selvaggia, e Marc Leroy in ginocchio che stava facendo a pezzi con il coltello il cadavere di un tedesco. Poi svenne.

VII

Al primo segnale dell’attacco ho sentito la magia crescere in me. L’ho vista crescere nei miei compagni e ho riso inebriato dal pericolo digrignando i denti fin quasi a spezzarmeli, la gola tesa in un ululato di bestia. L’orso ha preso il sopravvento e guida i nostri corpi nella mischia rendendoci invincibili e insensibili ad ogni sofferenza.

La fanteria sassone è circondata, la terra è coperta di cadaveri come da un tappeto vermiglio, i vinti urlano di dolore e di rabbia.

Attraverso i ventri squarciati le budella fumano nell’aria che da fredda si è fatta ribollente.

Guglielmo si è levato l’elmo e combatte da prode a capo nudo in modo che tutti possano riconoscerlo ed essere infuocati dal suo coraggio.