- Mamma, giochi con me? Me l’avevi promesso.
Hai gli occhi di tuo padre, piccola stronza. Aspettiamo ad avere figli, dicevo io. Aspettiamo di sistemarci. Ma lui no. Lui prima vuole una figlia, e poi mi molla per un’altra. Ma io so benissimo che ti ha voluta solo per rovinare la mia vita, lo stronzo. Sei la lurida figlia di un cane.
- Mamma, giochiamo con la mia bambola. Gioca con me.
E non mi mostrare questa bambola merdosa. Io sputo sangue tutto il giorno e tu spendi i miei soldi in queste cazzate. Ma io sono più forte, più forte di te e di tuo padre. Appena dimagrisco mi trovo un vero uomo e vado via, via da te e da questa vita di merda. E a quel punto vedremo quanta voglia avrai ancora di giocare, piccola stronza.
- Mamma, avevi promesso che giocavi con me, questa sera! Sei una mamma cattiva, mamma cattiva!
La Regina delle Lame comprende che è finalmente arrivato il momento di dare una svolta decisiva alla propria vita. Una volta per tutte. Comprende che, per mutare in una donna nuova, per avere dalla vita un’altra possibilità, deve recidere ogni odioso legame con il passato.
La Regina delle Lame stringe con forza il coltello della carote, afferra i capelli della figlia e le mostra tutto il suo potere.
Mi risveglio nell’ufficio del direttore, accanto al suo Astrario.
Lui mi sta asciugando le lacrime, dolcemente, con le sue dita.
- Ho visto la Regina delle Lame - gli dico singhiozzando.
- Ora sai perché sei qui.
- Io... non ricordavo. Non ricordavo nulla.
- Non dovevi ricordare. I ricordi qui sono solo un ostacolo.
Io continuo a piangere, e lui mi culla tra le sue braccia. Restiamo così, per quella che sembra un’eternità.
Poi il direttore si toglie gli occhiali dalle spesse lenti grigie. - Ora devi scegliere, mia cara. E’ arrivato il momento che anche tu ti integri in questo mio mondo.
Per la prima volta, contemplo la luce accecante che sgorga dai suoi occhi.
Ho fatto la mia scelta. Ho rinunciato al Nuovo Mondo, per sempre. Ho scelto la trasmutazione. Mi rispecchio nella lava bollente, e mi piaccio. Ammiro le spirali di artigli che sgorgano dalle mie mani. Lame scintillanti erompono dal mio corpo, riflettendo le fiamme dorate che mi circondano.
Ti aspetto, Regina delle Lame.
Ora però ho anch’io delle lame. Lame taglienti.
Vedremo questa volta chi farà più male.
Ti aspetto, madre. Per starti accanto.
E finalmente giocherai con me. Con le mie lame.
Per l’eternità.
“Sembri agitato, figlio mio: direi anche spaventato. Rassicurati, i nostri divertimenti sono terminati. Come già ti dissi, gli attori che abbiamo veduto erano tutti spiriti che ora si sono trasformati in aria, in sottile aria. E come questa visione -edificio privo di fondamenta- così anche le superbe torri, i sontuosi palazzi, i templi solenni, lo stesso immenso globo e tutto quel che racchiude si dissolveranno e, come l’immateriale spettacolo che abbiamo veduto, non lasceranno traccia alcuna.”
(Shakespeare - La Tempesta - Atto IV, sc. 1)
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