Floyd ridacchiò, visto che la situazione era più fuori di una fontana di piazza. - E che mi faranno in quell’inferno? Mi stuzzicheranno le chiappe con un forcone?

- No. Sei un drogato. Andrai all’inferno della Droga Forzata. Ti costringeranno a ingoiare droghe per l’eternità.

Le parole di Floyd erano impastate di acquolina in bocca: - E lo chiami inferno, quello?

Un vecchio trucco imparato rapinando boy-scout.

La stanza dei caniserpenti.

Anche i Chemical hanno un’anima (se non l’hanno già venduta per comprarsi le paste).

Accostandosi alla sottile porta di legno marcio, Floyd riusciva a sentire distintamente un tintinnio di tanto in tanto. Il Triade di guardia alla porta doveva avere un mazzo di chiavi appeso alla cintura. Floyd aveva pensato di attirare il tipo dentro la stanza e di dargli le mani, ma sicuramente il giallo era un supercampione di kung fu, visto che le madri li tiravano su a latte e Jackie Chan.

Trovò alcuni cartoni sformati dall’umidità. All’interno cibo scaduto. Ketchup. Floyd ruppe la bottiglia contro il pavimento, producendosi in un perfetto urlo di morte da Actor’s Studio. Si gettò a terra come un serpente solido, a pancia sotto, badando di lasciare uscire un po’ di ketchup dal fianco, tenendo una cosina nella mano destra sotto il ventre.

Un rumore di chiavi, la porta si aprì a fatica. Il cinese brontolò qualcosa, si avvicinò alla testa di Floyd. Questi si sentì appoggiare la mano sulla spalla sinistra, e subito ruotò a pancia sopra rivelando la cosina: una scheggia di vetro di dieci centimetri che piantò nella gola del cino. Mentre sgommava nel corridoio buio, Floyd sentiva ancora i versi raschianti del Triade che agonizzava.

Le tre porte del corridoio potevano anche essere quelle dell’inferno, per quanto ne sapeva. Aprì la prima sperando di trovarci qualche arma per facilitarsi la fuga. Un coltello, una mazza, o top dei top qualche lanciafiamme. Sperò anche in un’uscita di sicurezza che magari gli permettesse di telare.

Invece i caniserpenti erano lì.

Prima ne sentì l’odore. Era da quella stanza che proveniva il tanfo, un’olezzo peggiore del culo di un obeso carceriere turco. Poi i latrati, una cacofonia disperata e rabbiosa, come se un pazzo avesse incendiato un canile per ascoltare le bestie guaire nel supplizio.

Floyd fece l’errore di accendere la luce. Nello stanzone c’erano centinaia di cani, bastardini di ogni tipo e dimensione. Ingredienti della più proibita cucina orientale, Floyd questo lo sapeva già. Ma a ogni cane erano state amputate le zampe, rendendoli simili a tozzi serpenti con la testa canina. Le bestiole si contorcevano disperatamente per districarsi e non soffocare tra escrementi e carcasse di cani in avanzato stato di putrefazione, piangendo per la frustrazione e il dolore.

Perché?

Spense la luce e chiuse la porta, sperando che i guaiti smettessero presto di rimbombargli nel cervello contaminato.

Esitò a lungo prima di aprire la seconda porta. Lo fece violentemente provocando dei gridolini stentati. Altri cani sgambati? Accese la luce illuminando volti di bambini sospesi nel buio come maschere di gomma.

- Piccoli poveri fottuti musetti gialli...

I bimbi, una trentina, erano sporchi e laceri, avvolti solo da sacchi di nylon. Ognuno di loro era incatenato all’altro in una processione di piccoli schiavi. Due erano riversi al suolo, forse morti.

- Perché vi tengono qui? - sussurrò Floyd.

Nessuno rispose.

- Mi capite?

Zitti.

Floyd cercò di essere un chemical al fulmicotone, provando e riprovando le chiavi del mazzo rubato al cinese di guardia tracheotomizzato poco prima, nella speranza che il rumore dei macchinari proveniente da sopra lo coprisse. Liberò i bambini in pochi minuti. Nessuno di loro si mosse.

- Allora? Cazzo fate? Muovetevi, siete liberi.

Una platea di occhi a mandorla sgranati l’osservava come un freak, manco fosse la donna barbuta. Restarono immobili a covare le loro uova di cacca. Solo un moccioso di forse cinque anni tirò fuori una vocina simile a un fischio. - Non possiamo andare, signore. Se no le persone cattive faranno del male alle nostre mamme e ai nostri papà.

- Ma sapete cosa vi succederà se rimarrete qua? Vi taglieranno le pance e vi strapperanno gli organi per darli a qualche miliardario di Hong Kong!

Non la frase più adatta per tranquillizzare un bambino schiavo in terra straniera. Floyd cominciava ad avere voglia di rompere un po’ di culi della Triade.