Così, vendo salvezza, oblio biochimico. Per un po' di tempo, scaccio tutto.
Di recente, sono migliorato sul lavoro. E' fottutamente difficile restare a galla in questa attività, anche al fetido livello di strada al quale agisco. Ho imparato la dura lezione nel sedicesimo secolo, a Basilea. Me la cavavo piuttosto bene col laudano, guadagnavo bei soldi vendendolo al malato e al furbetto. L'ho inventato io. Molte sono le cose che si dice io abbia fatto, ma poche ho fatto davvero. Mirate: i miei trionfi sono dimenticati, le mie perdite moltiplicate a milioni.
La faccenda del laudano è stata facile, com'era prevedibile. Acqua nel vino, oppio nell'antidolorifico: stesso concetto, diverso processo. Il problema fu che mi misi in società con un medico, un certo Philippus von Hohenheim, soprattutto perché aveva i soldi e la copertura che mi occorrevano per espandere l'attività. Un po' pieno di sé, però devoto alla fede, per cui credevo che almeno rispettasse la storia del non rubare.Che stupido. Dopo un po' scopro che ha cambiato nome, è diventato Paracelsus, e sta tagliando la corda da Basilea con la mia formula, le mie scorte di roba e i miei soldi. Ha messo assieme una fortuna, il bastardo, in quattordici anni di spostamenti qua e là.
Non gli è andata bene, però. Una cosa l'ho imparata molto presto: non farti. Chiunque usi la roba che vende si attira addosso i guai. Paracelsus non l'ha capito. Al termine della vita era un idiota delirante che farneticava dell'imminente arrivo di Elia, Elia l'Alchimista, che avrebbe posto fine al mondo in un unico atto di dissoluzione chimica: niente big bang, niente trombe del giudizio, solo un nuovo cocktail nella provetta cosmica sopra il becco bunsen di Belzebù, e bum, tutto finito. Dio torna in laboratorio per un altro tentativo di produrre il purè di patate istantaneo perfetto.
Sicché non faccio uso di eroina. Mai fatto. Io sono colui che sono, e non c'è dio in me: uccido e vivifico; ferisco e guarisco. Vivo per sempre.
[Brano tratto da: Il secondo avvento. La passione di Joe Panther, di Andrew Masterson, ed. Marsilio, collana «Black», giugno 2004. Traduzione di Vittorio Curtoni]
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