PREFAZIONE
STORIE D'ACQUA E DI MAGIA
Scrittura e cinema sono due espressioni artistiche complesse e affascinanti; la trasposizione di un romanzo in un film rivela qualcosa di magico. Quando penso a una storia, una qualsiasi, immagino l'acqua: un fluido che per sua natura si espande in ogni direzione, finché i legami chimici di ogni singola molecola non ne arrestano l'incedere. È qualcosa che non ha forma, e lasciata libera da vincoli finisce per evaporare, per disperdersi nell'aria o svanire assorbita nel terreno.
Il destino delle storie, senza un contenitore che le racchiuda, è lo stesso. La scrittura è un recipiente per la storia/acqua, la sua forma. Anche il cinema lo è: un contenitore completamente diverso in cui la storia/acqua prende una forma nuova. Come succede all'acqua passando da un'anfora a una giara, così la storia muta aspetto passando da un libro a un film. Quella che resta immutata è l'essenza, l'anima. Qui sta la magia: la trasposizione da una forma d'arte all'altra diventa una trasmigrazione, una reincarnazione in una nuova vita.
Ci sono storie che si adattano meglio a una forma precisa, che nascono per restare nel proprio contenitore come un vestito fatto su misura; altre non trovano mai la loro forma ideale. E ce ne sono alcune, piuttosto rare per la verità, che stanno bene ovunque, adattandosi a qualsiasi recipiente. L'esempio classico è quello della fiaba che, forse per merito della sua semplicità, assume facilmente la forma di racconto orale, filastrocca o canzone, fumetto, cartone animato, romanzo o film.
Il Signore degli Anelli è sostanzialmente una fiaba, eppure è una storia unica, tanto complessa che finisce per traboccare da qualsiasi contenitore, per tracimare da ogni argine come un fiume in piena. Non riesce a racchiuderla il romanzo, confessa il suo autore John Ronald Reuel Tolkien, né può farlo il film, per stessa ammissione del regista Peter Jackson. Allo stesso modo risultano inadatti tutti gli altri recipienti che hanno provato a contenerla: cartoni animati, adattamenti radiofonici, musical, sculture, illustrazioni e la lista potrebbe essere molto più lunga.
L'acqua è il composto naturale che più di ogni altro si avvicina alla definizione di liquido perfetto, utilizzato in chimica e fisica come modello teorico su cui misurare le proprietà degli altri liquidi. Incolore, inodore, insapore, tende alla perfezione ma non la raggiunge, niente in natura ci riesce. Allo stesso modo Il Signore degli Anelli si avvicina alla definizione di storia perfetta, e non è un caso se viene usata spesso come modello per misurare la qualità delle altre storie. L'opera di Tolkien fornisce le risposte alla serie interminabile di domande che stanno alla base di questo libro. La prima risale ormai a qualche anno fa, al giorno in cui ho saputo che il progetto di trarre un film dal capolavoro di Tolkien avrebbe preso vita: perché nessuno aveva mai pensato di farlo prima? È stata sufficiente una breve ricerca per capire che, invece, in molti l'avevano pensato: nel 1969 Tolkien vendette i diritti cinematografici del suo libro alla United Artists, nel 1976 passarono al produttore Saul Zaentz, nel 1997 vennero opzionati dalla Miramax. Da qui la seconda domanda: perché nessuno ha avuto il coraggio? Perché nessuna major ha finanziato il progetto? Perché in cinquant'anni nessuno è riuscito a fare il film? Nel 1978 Ralph Bakshi ci era andato vicino, realizzando un cartone animato con la tecnica del rotoscopio; nel 1981 la Bbc aveva mandato in onda tredici puntate della versione radiofonica. Ma il film?
Ho fatto una seconda ricerca, curioso di sapere quanti film sono tratti dai romanzi. L'ho interrotta quasi subito: il numero è enorme, impossibile trasformarlo in un dato statistico utile a qualche scopo. Di certo il fenomeno è vasto al punto da generare una nuova serie di interrogativi sufficiente a scrivere un altro libro. Cosa spinge un regista ad attingere dalla letteratura? Mancanza di idee originali? O l'irresistibile invito a gettarsi in un'impresa tanto complessa che in pochi riescono a realizzare con successo?
7 commenti
Aggiungi un commentoQuoto. Il saggio vola quasi fosse un romanzo anch'esso.
Lo faro'.
Non ho letto il libro, ma l'articolo mi ha colpito molto. A mio parere scrivere un libro e produrre un film sono "arti" totalmente differenti, ma questo é palese. Credo che un regista che decide di trarre ispirazione da un fenomeno letterario non sia privo di fantasia, ma semplicemente ne é affascinato. Infatti egli vuole dare un suo "contributo", mostrare attraverso la sua forma d'arte la sua visione della storia, ciò che di essa lui ha amato. Ogni lettore ha un'immagine di ciò che legge e questa non può cambiare vedendo il film, a meno che non coincida con ciò che aveva immaginato. Perché quello che regala un libro non può essere dimenticato, o cancellato, da un'immagine che viene offerta. Ognuno di noi quando pratica la sua arte ottiene la sua ispirazioni "da fonti ignote", come ha detto Orhan Pamuk. Lo stesso Tolkien creando il suo capolavoro magari si è ispirato alla mitologia norrenica, all'anello dei Nibelunghi, o magari al mito di Gige. Un regista dunque viene ispirato dalla letteratura. Il genere Fantasy non può tramontare con un film, anzi. Un film è a suo modo speciale tanto quanto un libro, ogni arte ha la sua magia. La fantasia non muore a causa di una riproduzione differente o di una critica. A mio parere osservare le differenze che un film, tratto da romanzi, ci trasmette, è utile per capire quale veramente sia la nostra opinione inerente al libro, cosa non cambieremmo noi e cosa si. Quindi attua una sorta di confronto automatico e, nella maggior parte dei casi, fa apprezzare il libro ancora più di prima della visione del film. Se il il libro colpisce davvero le immagini iniziali restano perché sono nostre e le idee degli altri possono cambiarle solo secondo il nostro gusto, la nostra opinione, ma non cancellarle. Comunque è un articolo davvero interessante, come vedete mi ha affascinato molto, scusate se mi sono dilungata!!
Concordo appieno con te, Giuggiola.. Però devi tenere conto che comunque l'idea del romanzo che avevi non è più la stessa.. é inevitabile rileggendo il libro avere degli sprazzi del film, che influenzano il tuo modo di vedere i personaggi, la prospettiva con cui percepivi gli eventi.. A mio avviso l'unico modo per non stravolgere il libro e fare in modo che il film piaccia agli appassionati dello scritto, sia quello di mettere in scena fedelmente la trama, senza volgari stravolgimenti.. A mio parere il signore degli anelli è pienamente riuscito in questo, anche se ovviamente nulla potrà eguaglaire il libro..
Siamo tutti diversi. Ed è tanto naturale quanto umano, che ognuno di noi, vive e assorbe a suo modo le esperienze che la psiche ci dona, sottoforma della sacra immaginazione. Senza la quale la fantasia, non potrebbe manifestarsi in tutta la sua magnificenza. ....l'ente cui ha letto il libro, può semplicemente ignorare il film, se teme la modifica dei ricordi della sua fantasia. ....Tuttavia, i suoni e le immagini effettivamente reali, sono una parte fondamentale per dar vita a questa fantasia, completandola anche se in maniera diversa dalla nostra. Ma se l'individuo è privo di emotività sensibile, non si godrebbe appieno nessun tipo di film.
...Detto questo, io mi lancerei nella costruzione di una macchina che incanala tutto il nostro talento di immaginazione fantasmagorica, trasformandola in formato divx così tutti hanno la possibilità di godersi il propio film, senza profanare la famosa fantasia pignolicamente creata. ...ooooook ops: la sintassi del mio scritto è un pò enigmatica, ma spero che capiate ugualmente, ciò che ha scaturito la mia mente.
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