- Scilla, da Ninfa a mostro
- Cariddi, la forza del vortice
- Scilla e Cariddi oggi, dal mito alla televisione
Scilla, da Ninfa a mostro
Secondo la mitologia Scilla era una bellissima ninfa che abitava sulle sponde calabresi. Di lei si era innamorato Glauco, essere semi-divino dalla coda di pesce, figlio di Poseidone. Per lei Glauco aveva rifiutato l'amore di Circe. Scilla però non cedeva al corteggiamento, così Glauco si rivolse alla maga affinché lo aiutasse con un sortilegio. Ma Circe, gelosa, ne approfittò per una tremenda vendetta. Mescolando erbe malefiche, avvelenò la fonte in cui Scilla amava bagnarsi ed essa si trasformò. La metà superiore del corpo rimase tale e quale, ma nella parte inferiore del ventre spuntarono sei lunghi colli serpeggianti, che terminavano in altrettante spaventose teste canine, con tre file di denti. Ecco perché nell'Odissea si dice che Scilla "latra". Le sbucarono inoltre ulteriori gambe, deformi, ed ecco che Scilla si ritrovò trasformata nel terribile mostro con sei teste e dodici piedi, descritto nell'Odissea.
Per la vergogna e la disperazione Scilla si andò a nascondere in un antro, posto sotto la scogliera calabrese vicino allo stretto, dove la costa tirrenica si protende verso la Sicilia. Ancora oggi nella zona si trova il Comune di Scilla e l'omonimo promontorio. Da questa grotta la creatura si sporgeva e le sue orribili teste, dotate di lunghissimi colli a forma di serpente, catturavano il pesce per nutrirsi. Ma quando passavano i naviganti la scena era terribile. Dall'alto del promontorio Scilla calava le teste e divorava uomini.
È affascinante studiare l'origine di miti come questi e trovare i punti di contatto tra leggenda e realtà. Per esempio, in questa zona è presente in grandi quantità il pesce spada.
Ebbene si dice che l'unica creatura marina che non provasse orrore di Scilla fosse proprio il pesce spada, che durante la stagione degli amori giungeva in questo tratto di mare addirittura per corteggiarla. Da qui l'abbondanza di questa specie nella zona. Esiste in questo tratto di mare una pesca tradizionale, praticata dalle epoche più antiche con le tipiche imbarcazioni a remi, il luntro e la feluca. Questa attività è anche raffigurata in alcuni dipinti cinquecenteschi del fiammingo Peter Bruegel.
Cariddi, la forza del vortice
Cariddi era la figlia di Poseidone, dio del mare, e di Gea (ovvero Gaia, la Terra). Era una semi-dea, ma viveva sotto sembianza umana sulle sponde siciliane. Durante la sua vita aveva dimostrato una grande voracità. Eracle (Ercole), in una delle sue famose dodici fatiche, attraversò lo Stretto di Messina. Trasportava i buoi scarlatti di Gerione (un gigante a tre teste), destinati a Euristeo. Durante il passaggio Cariddi divorò parte degli animali. Tale affronto non poteva essere permesso, così Zeus stesso punì la donna. Lanciò uno dei suoi fulmini e la fece cadere in mare, trasformandola in mostro.
Come descritto nell'Odissea, Cariddi tre volte al giorno ingurgitava masse d'acqua con tutto ciò che si trovava in essa, inghiottendo anche le navi. Poi rigettava. La figura di Cariddi è facilmente collegabile ai pericoli marini dei vortici. Anche in questo caso è interessante confrontare il mito del mostro con la realtà dello Stretto di Messina.
Oggi sappiamo che è del tutto naturale il flusso e riflusso delle acque nello Stretto. Lo scontrarsi delle diverse correnti e di due mari dalle caratteristiche diverse, lo Jonio e il Tirreno, genera da sempre un impetuoso scambio di masse liquide. La diversa intensità e velocità di corrente è la causa infatti dei frequenti vortici presenti nello Stretto. Lo sprofondare e il ritorno delle acque è un evento impressionante che dura da millenni.
Studi moderni hanno inoltre rilevato la presenza di una gigantesca grotta naturale situata in profondità. Soggetta a pressioni fortissime, con estromissione e intromissione di acqua marina, è logico che generi il comparire di violenti vortici. Non solo, sembra anche che questa grotta sia all'origine delle affascinanti leggende sul canto delle Sirene. Ulisse giunse a Scilla e Cariddi subito dopo l'episodio delle Sirene, che in effetti si verificò sempre nei dintorni dello Stretto. L'enorme grotta di cui dicevamo si collega alle altre grotte della zona, tramite cunicoli naturali. La forte pressione dell'acqua e i movimenti dei flussi generano correnti d'aria che, passando dalle bocche delle grotte, arrivano all'esterno, generando l'armonioso canto delle Sirene.
Scilla e Cariddi oggi, dal mito alla televisione
Non c'è da meravigliarsi che lo Stretto di Messina abbia generato leggende così fantastiche nei popoli dell'antichità. Oggi è normale prendere un traghetto e passare dalla Calabria alla Sicilia, senza accorgersi di nulla; i vortici non sono un problema per le moderne imbarcazioni. Ma per le navi di legno dell'antichità i gorghi rappresentavano un pericolo ben più grande. Poi c'era quel promontorio minaccioso e altissimo, che nascondeva certamente un mostro. I gorghi da una parte e il promontorio dall'altra. Tutta la leggenda nasce quindi dalle insidie dello Stretto. Degli elementi naturali hanno dato luogo a miti incredibili, ma questo è proprio il fascino di queste leggende. Cioè come la fantasia degli uomini possa dare un'interpretazione a tutto ciò che la mente non riesce a capire. E la leggenda continua tutt'oggi, ed è ormai entrata nell'immaginario collettivo. Questo nonostante l'evolversi della scienza e della tecnologia. Anzi, proprio grazie alla tecnologia la leggenda acquista nuova vitalità.
4 commenti
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Forse l'articolo poteva essere scritto meglio ma il tema è bellissimo.
Non sapevo del pescespada, nè che ulisse avesse dovuto vedersela di nuovo con cariddi.
Sono felice di averlo letto.
ne ho visti di migliorii!!!!!!però nn ce male!!!!by pikkola lolly
mi è stato di molto aiuto...
grazie
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