Dolmen, il nuovo telefilm di cui potete leggere lo speciale qui http://www.fantasymagazine.it/rubriche/6276 è ambientato in Francia, nell'isola di Belle-Ile’, in Bretagna, terra di fascino e mistero.

L’antica foresta di Paimpont, dove si dice sia imprigionato il mago Merlino ne è il cuore, ma anche lungo la costa, sparse un po’ ovunque, vestigia di un antico passato riempiono di domande gli studiosi. Se vi capitasse di passare vicino a Carnac, località francese a pochi chilometri dalla costa, situata tra Lorient e Vannes, difficilmente potrete non scorgere i grandi giardini di pietra che l’hanno resa famosa.

In questo piccolo paese vi è infatti il più grande raggruppamento di antichi megaliti esistente al mondo. Su una distesa di quasi otto chilometri si delineano contro l’orizzonte file ordinate e spettacolari di massi, che arrivano fino al villaggio di Le Ménec.

I menhir che compongono i lunghi viali di pietra che caratterizzano questa parte della costa, prendono il loro nome dalle parole bretoni men e hir (pietra lunga). I menhir sono megaliti (dal greco “grande pietra”), eretti probabilmente nel neolitico (età della pietra). Le dimensioni di questi pilastri variavano e potevano raggiungere altezze considerevoli, come i venti metri del Grand Menhir di Locmariaquer (paese a 13 km da Carnac), noto anche come Er Grah “pietra delle fate”, spezzatosi in quattro parti durante il terremoto del 1722. 

Sono circa 3.000 le pietre che compongono le interminabili file di Carnac e ci sono differenti ipotesi del perché gli antichi abitanti di questa zona le costruirono. Disposte tra il 4500 e il 2000 ac e precedenti all’arrivo dei Celti e dei Bretoni, le file di Carnac servivano forse da primitiva mappatura astronomica. Le pietre allineate, i terrapieni e i megaliti solitari avrebbero dovuto servire da punto di riferimento per registrare e calcolare i movimenti apparenti di sole, luna e stelle.

Secondo Alexander Thom, professore di ingegneria a Oxford che tra il 1970 e il 1975 studiò con attenzione il complesso, Carnac era destinata principalmente allo studio della luna: secondo la sua ipotesi i rilevamenti venivano effettuati lungo i viali e le quattro pietre più grandi, come il “Gigante di Manio” (6 metri) formavano linee di osservazione astronomicamente precise.

In origine le pietre non erano lisce, ma scolpite e dipinte con differenti figure. Le più comuni erano anelli, cerchi e coppe, mentre più rare erano le raffigurazioni di stelle, sole e spirali. 

A Carnac vi sono anche diversi dolmen, costruzioni primitive formate da lastre di pietra inserite nel terreno e coperte da un’altra lastra. I dolmen erano probabilmente templi di culto, o tombe funerarie.

Il folklore ha fatto nascere anche altre teorie sull'origine di questo sito. Secondo le credenze popolari i menhir di Carnac sono soldati delle legioni romane pietrificati da San Cormelio, patrono del paese e antico papa(251-253 dc) espulso da Roma e tornato nella nativa Bretagna. Cornelio era stato avvisato dell’arrivo dei Romani da un angelo in sembianze di marmotta mentre valicava le Alpi. Giunto a Carnac compì un primo miracolo facendo crescere l’avena nei campi, poi si nascose in attesa delle truppe mandate alla sua ricerca. Quando i Romani passarono schierati in ordinate file, San Cornelio pronunciò una formula in latino e li trasformò tutti in menhir. Un’altra leggenda vuole che fossero i pellegrini devoti a San Cornelio a erigere le pietre in suo onore.

Centro di astronomia dell'età della pietra, o cimitero romano, Carnac rimane per molti un mistero, fonte però di grande fascino.