Più barbarie e più sangue che in Conan o in qualsiasi altro fumetto heroic fantasy abbiate mai visto: questa è la promessa di Wolfskin, miniserie di 3 numeri che esordisce in Usa in questi giorni con testi dell'apprezzato sceneggiatore inglese Warren Ellis (The Authority, Planetary, Rovine). L'editore è Avatar Press, il cui direttore William Christensen ha lanciato per primo il guanto di sfida a Ellis: "Scommetto che tu, effemminato bellimbusto inglese, non riusciresti mai a creare una roba tipo Conan".
Christensen provocava lo scrittore perché creasse una serie adatta al talento emergente di Juan Jose Ryp, disegnatore che ricorda vagamente il primissimo matitista del Conan a fumetti: Barry Windsor-Smith. Ai classicheggianti echi pittorici di Windsor-Smith ("preraffaelliti" è la definizione più ricorrente e azzeccata) i disegni di Juan Jose Ryp uniscono una attenzione certosina per la resa dei dettagli più minuti.
Caustico e perverso come sempre, Warren Ellis ha trovato subito la sua ispirazione: sangue, sangue e ancora sangue! Fluido ideale per lavare l'insulto di Christensen... altro che damerino inglese.
E c'è un pizzico di rivalsa anche verso il matitista, pur entusiasta della collaborazione, reo di esser stato causa indiretta dell'idea editoriale. Christensen vede infatti in Jose Ryp uno stile adatto alla heroic fantasy e decide che tale sarà. Ma il disegnatore ha detto anche di non aver mai provato eccessivo trasporto verso le atmosfere heroic fantasy, perciò eccogli tutto il sangue che non vorrebbe.
Non solo splatter: il mondo di Wolfskin
Uno scrittore colto come Ellis, capace di dialoghi complessi e densi di significati sottili, non poteva però accontentarsi del solo splatter. Per Wolfskin ha ideato un mondo che riprende da Robert Howard i punti di forza dell'ambientazione Hyboriana. Ma ne tenta interpretazioni più meditate, meno viscerali.
Avatar Press descrive così la miniserie: "Heroic fantasy alla maniera di Conan, fusa con le saghe vichinge e con la fiction a base di samurai; In un singolo racconto di Storia reinventata e di apocalittica violenza".
Il barbaro di Ellis vive in un mondo-pangea, composto da molti continenti fusi in un'unica landa. Come il cimmero howardiano, Wolfskin è sceso dal nord per vagabondare in lungo e il largo, imbattendosi in climi, ambientazioni e culture fra le più disparate. Ma per Warren Ellis, "nord" significa Scandinavia. Una associazione forse germinalmente presente già in Howard. E allora perché non un Vighingo più "puro" di quanto lo sia Conan? Perché non ridisegnare, sì, il passato europeo ma sempre restando ben dentro il solco storico di un'unica matrice etnica?
Wolfskin (letteralmente: pelle di lupo) è perciò un autentico berserker vighingo: un guerriero esaltato dal convincimento di possedere la forza magica di una fiera selvaggia. Mai domo, dato che al combattimento associa una valenza anche religiosa. E, magari, inarrestabile nella sua missione di distruzione, conquista e massacro perché spinto anche dall'assunzione rituale di qualche droga da battaglia.
Ellis il dissacratore: la guerra e la lingua.
Ellis dice di aver mantenuto analoga tensione creativa verso un realismo oppurtunamente reinterpretato per quel che riguarda la sceneggiatura dei combattimenti. I Vichinghi vengono lasciati definitivamente da parte per puntare sopratutto alla chiarezza, bellezza e resa cinematografica delle scene di lotta. Niente caotiche vignette con centinaia di contendenti, ma obiettivo sempre ben a fuoco su pochi personaggi alla volta... e con la numerosa produzione filmica su samurai e affini come fonte di ispirazione visiva.
Vichinghi e samurai. Un accostamento ardito, ma a ben guardare... un amalgama imperfetto dall'essenza molto, molto howardiana.
E il linguaggio? Come parlerebbe un barbaro? Il suo dialogo suonerebbe come quello di un letterato alla Shakespeare, o sarebbe infarcito delle coloriture barocche tipiche di certi film picareschi? E se il barbaro si rivelasse solo un rissoso analfabeta monosillabico?
Abbiamo a che fare però con Warren Ellis, autore che al gusto letterario più sofisticato affianca la goliardia più sfrenata per situazioni velenosissime. Ellis è l'uomo che ha scritto Rovine, miniserie in cui si scagliò con divertita cattiveria (solo per il gusto di farlo) contro tutti i personaggi-icona della Marvel, mandandoli persino incontro alle morti più ingloriose. Citiamo ad esempio la triste fine di Silver Surfer, che si squarcia il petto perché ancora poco convinto di non avere - grazie al rivestimento argenteo - più bisogno di respirare.
Perciò, sul linguaggio dei suoi pseudo-vichinghi, Ellis dice: "Ho tentato di mantenere un vocabolario limitato, semplice. Inglese colloquiale, niente termini sofisticati. Ma un mucchio, davvero un mucchio di imprecazioni". E sono imprecazioni fra le più fantasiose e articolate immaginabili.
Forse non è il caso di riportarne qualche esempio, ma possiamo assicurarvi che Wolfskin e compagni non hanno alcun rispetto per le madri altrui. Nel parlarne, lanciano a briglia sciolta tutta la creatività che sono barbaricamente incapaci di esprimere altrimenti... massacri a parte.
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