Un aneddoto divertente riguarda il tentativo di tappare la bocca a Punch. Nel 1947 il Consiglio Comunale della contea del Middlesex affermò, più o meno con queste parole: "Basta con Punch e Judy nelle rappresentazioni scolastiche. Lo spettacolo è brutale e assolutamente inadatto agli occhi e le orecchie innocenti dei bambini.”
Ovviamente Mr. Punch protestò vivacemente e, nell'ottobre dello stesso anno, alla cerimonia di apertura della mostra annuale di marionette organizzata alla Victoria House dal British Puppet and Model Theatre Guild, dieci Mr. Punch picchiarono la marionetta del Sindaco, lo chiusero dentro una bara etichettata "Per l'estero" e, protestando la loro rabbia, lo portarono trionfalmente fuori: una scena memorabile.
La famosa tragica commedia di Punch e Judy è una storia all'apparenza brutale, violenta e crudele e tuttavia, forse perché mediata dalla rappresentazione con le marionette, di grande intrattenimento e divertimento per i bambini. Oggi è rappresentata in piccoli palchi in riva al mare che, durante i mesi estivi, vengono circondati da un pubblico di famiglie e bambini.
La rilettura di Neil Gaiman.
Parallela? No. Una storia che vi s’intreccia, penetra, si ritrae.
Il bambino, l’io-narrante, rievoca la sua infanzia attraverso i ricordi grotteschi e un po’ inquietanti degli spettacoli di burattini e di danze bizzarre, riportando in vita il suo immaginario fantastico e le istantanee della sua famiglia, i momenti trascorsi insieme ai nonni materni e paterni, le sue prime esperienze di vita adulta. E tutto s’intreccia con le sue riflessioni sulla vita e sulla morte, rivisitate con una consapevolezza che un bambino non poteva avere, con pensieri sbiaditi al tempo stesso vividi che ora assumono un significato semplice ma non per questo meno profondo e importante.
Tutto è più chiaro, adesso che il piccolo dall’aria stranita è diventato grande, tutto è meno incomprensibile, sebbene le zone d’ombra non possano essere del tutto illuminate; tuttavia, questo viaggio nel passato non sottrae ai ricordi la soave bellezza ingenua di cui li ricopriva la prima età. La maturità a volte squarcia i sogni, ma i sogni d’infanzia rimangono intatti quando si vuole continuare a viverli. La patina dell’inganno scivola via, è vero, ma nella nostra testa, per usare le parole di Gaiman, conserviamo “momenti congelati del passato”, che assumono con gli anni significati nuovi senza, tuttavia, smarrire quell’aura un po’ magica propria dei ricordi stessi.
Il piccolo protagonista fa conoscenza con la violenza e la morte in maniera singolare, distinta, vicina e terrifica, sentendo dentro di sé tutto il tumulto che una vita spezzata suscita nell’anima di un uomo. Il percorso della memoria finisce per incidere, insieme al tempo, in maniera forte, più forte di quanto il bambino credesse possibile.
L’eco dei ricordi è composto della stessa materia dei sogni, appartiene alle sue radici e le vivifica, perché proprio questa è la ricerca del piccolo protagonista: sapere chi è, da dove viene, cos’è quel mondo che lo circonda, cosa vogliono dire le visioni dei momenti vissuti che incessanti passano davanti ai suoi occhi. I ricordi diventano lucidi, pur restando sogni di un bambino, attimi che volano via senza allontanarsi mai troppo.
Ci sono risposte in quei momenti che scorrono rapidi come il vento eppure restano fermi in una abbacinante inerzia visiva, in un’istantanea che dura all’infinito per poi scappare via e lasciare un’onda di realtà onirica e profonda come un sogno? Il bambino-adulto non vuole dimenticare, né rinascere.
I personaggi vanno e vengono. Gaiman anticipa brandelli delle loro storie, le spezzetta, inserisce continui rimandi e allusioni, piccoli ritagli che si arricchiscono lentamente di particolari fino alla rivelazione di un passato torbido e doloroso.
La storia assume talvolta i tratti di un sogno allucinato, perturbante, dispiegando le miserie umane per intero, senza sconti o illusioni, lasciando dietro di sé un’eco pesante che incide il cuore e l’anima e rimbomba nella mente del piccolo spettatore, che si trova a confrontare, inconsciamente o forse con molta più consapevolezza di quanto si possa immaginare, la realtà di storie familiari oscure, tenebrose, intrise di violenza, meschinità, debolezza, rassegnazione, storie che spazzano via la patina di innocenza che tutti i bambini attribuiscono, prima di crescere, alla vita che conoscono e all’universo che li ingabbia e li protegge.
La visione che scaturisce finisce per essere a un tempo malinconica e rassicurante, sebbene il tono cupo dell’infanzia che va via per sempre lasciando il posto a qualcos’altro rimanga un tratto preponderante.
Una graphic novel dalle tinte fosche, quindi? Sarebbe riduttivo, e per altro sbagliato. Piuttosto una graphic novel che tende a mostrarci il volto delle emozioni. Le emozioni di una storia.
Autori Libro: Neil Gaiman testi, Dave McKean illustrazioni
Titolo originale: Mr. Punch
Traduttore: Giorgia Grilli
Anno prima edizione originale: 1994
Anno di edizione in Italia: 2005
Genere: Fantastico
Editore: Mondadori
ISBN: 8804548304
Pagine: 96
Prezzo: 16 euro
Sito dell'editore: www.librimondadori.it
3 commenti
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Ben scritto, interessante e l'anedotto è carinissimo
McKean a volte è inquietante come, ad esempio, nell'ultima immagine che avete inserito.
(Giusè, dopo sto commento non te la tirare troppo... :wink
Ave,
Hai letto l'approfondimento? Sei impazzito? Ignori il motivo per cui era evitato come la peste, è ovvio: lo sai che contiene un virus mutogeno che scatena effetti imprevedibili a livello psichico?
La frase dell'ultima immagine è molto significativa, in quel quadro.
Posso commentare anch'io? Che palle! Ma chi lo regge 'sto pezzo?
E poi... erano due anni che volevo farlo: mi dissocio dall'autrice!
Divus Imperator Dixit.
Solo per ricordare che anche i Marillion hanno dedicato una canzone ai due protagonisti, Punch & Judy..
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