Per due terzi della Trilogia de Il Signore degli Anelli il ruolo di Sam Gamgee, magistralmente interpretato dal giovane attore Sean Astin, è stato quello del leale compagno del Portatore dell’Anello, dell’amico al quale va benissimo anche restare in ombra pur di mantenere fede a una promessa. Sam, però, non è soltanto un Hobbit pacioccone e paffutello, testardamente fedele al suo amato padron Frodo e nell’ultimo episodio, Il Ritorno del Re, ce lo dimostra.

Sam diventa fondamentale nel momento cruciale della storia e resta tale fino alla fine del libro, e la stessa cosa vale per il climax del terzo film. Infatti, a un certo punto, l’Anello non potrebbe andare da nessuna parte se non fosse per lui.

Astin, in una recente intervista, ha detto: “Sapevo che sarebbe arrivato un momento in cui l’attenzione di tutti si sarebbe concentrata su Sam e mi sono preparato psicologicamente, sia durante le riprese che ogni volta che ho potuto rivedere i film, per quando questo sarebbe successo. Io e Elijah Wood (Frodo) abbiamo girato scene cariche di pathos emozionale per anni, a volte, tra l’una e l’altra, per esigenze di produzione, sono trascorsi dei mesi. Per esempio la scena dell’arrampicata sulla scalinata di Cirith Ungol, io l’ho girata a novembre del 1999 e Elijah nell’agosto del 2000”.

Le riprese di scene come queste sono state stressanti dal punto di vista emotivo. “Sullo schermo comparirà solo un centesimo della carica emotiva che vi abbiamo speso” ha continuato “Abbiamo girato decine di scene piene di dolore, molte più di quelle che sono state inserite nel film... è stato come essere sommersi da un’ondata di emozioni”.