Con suo grande stupore lo sciamano scoppiò in una risata irrefrenabile. – Scusami – disse, quando riuscì a parlare di nuovo. Tu non sei il primo romano che incontro e prima o poi tutti dicono quello che hai detto tu. Io credo in Dio.

– Tu veneri degli idoli! – esclamò Argyros, mostrando le immagini antropomorfe che ornavano l’entrata della tenda di Orda. – Tu offri il primo boccone di ogni tuo pasto a quei simulacri vuoti e vani!

– È naturale – replicò Orda. – Sono loro che proteggono gli uomini e il bestiame.

– Solo Dio, uno e trino, può dare protezione.

– Io credo in Dio – replicò lo sciamano, impassibile.

– Ma come puoi dirlo? – urlò Argyros. – Ti ho visto io stesso invocare gli spiriti e fare predizioni di ogni genere.

– Gli spiriti sono ovunque – affermò Orda. Notando che Argyros dissentiva, lo sciamano ridacchiò. – Domani mattina te lo dimostrerò.

– Perché aspettare fino a domani? Dimostramelo ora, se ci riesci!

– Bisogna avere pazienza. Lo spirito che ti voglio mostrare è uno spirito di fuoco e di notte dorme. Si sveglierà con il sole.

– Vedremo – disse Argyros. Ritiratosi nella sua tenda, trascorse la maggior parte della notte in preghiera. Naturalmente, Dio non avrebbe avuto problemi ad annientare lo spirito di uno stregone pagano. Dopo la colazione, il romano andò a cercare Orda.

– Ah, sì – disse questi. Quindi prese una manciata di erba secca e si mise a sedere in uno spiazzo di terra arida. I nomadi erano sempre molto cauti quando avevano a che fare con il fuoco, perché sapevano che nelle pianure poteva dilagare in pochi istanti, ma le precauzioni di Orda impensierirono Argyros che le interpretò come segno di grande sicurezza da parte dello sciamano nell’operare la sua magia.

– Non vedo nessuno spirito. Forse stanno ancora dormendo – commentò Argyros ostentando sicurezza.

Orda non gli badò. – Ecco dove abitano gli spiriti – disse, estraendo da una tasca un disco di cristallo trasparente. A dire il vero, non era esattamente un disco, dal momento che alle estremità si assottigliava alquanto ed era poco più grande della metà di un palmo.

Il romano si attendeva una invocazione, invece Orda si piegò in avanti, tenendo il pezzo di cristallo a pochissima distanza dall’erba secca, in direzione del sole. Argyros si accostò per vedere meglio, ma la sua ombra oscurò il cristallo.

– Spostati! – gli intimò Orda. – Ti ho già spiegato che lo spirito per vivere ha bisogno della luce del sole.

Argyros arretrò di un passo. Nel far questo, notò un punto di luce chiarissima alla base di uno stelo d’erba.

– È quello lo spirito? Sembra ben poca co...

Le parole gli morirono sulle labbra. Dal punto di luce, che già iniziava a carbonizzarsi, si innalzava un sottile filo di fumo. Dopo un istante, il mucchietto era in fiamme.

Argyros schizzò in piedi urlando: – Per la Vergine Maria!

Orda spense accuratamente il fuoco lasciando trasparire tutta la sua soddisfazione.

Il romano stava per esplodere in una fila interminabile di quesiti quando comparve uno jurchen che gli ordinò imperiosamente di andare a riparare le reti per l’uccellagione. Non era possibile sottrarsi a quel dovere ma, mentre lavorava, continuava a domandarsi per quale motivo le sue preghiere non fossero state ascoltate. L’unica risposta plausibile era che lui aveva commesso troppi peccati perché Dio si degnasse di ascoltare le sue richieste.

Dovette attendere la sera per poter parlare di nuovo con lo sciamano. Era ancora scosso per l’accaduto e trangugiò diverse sorsate di kumiss per trovare il coraggio di affrontare l’argomento:

– Come hai fatto a trovare lo spirito del cristallo?

– Stavo facendo un ciondolo per una delle mogli di Tossuc – rispose lo sciamano. – Ho notato il punto luminoso, ho accostato un dito e mi sono bruciato. Solo la generosità dello spirito mi ha impedito di bruciare completamente.

– Ma come puoi ancora sostenere di credere in un unico Dio? – domandò Argyros, scuotendo la testa.

– Gli spiriti sono ovunque – spiegò Orda, – come hai potuto verificare tu stesso, ma Dio è al di sopra di tutti. Lui crea il bene e il male e non ha bisogno di preghiere né di cerimonie. Che importanza hanno le parole quando lui riesce a leggere direttamente nel cuore degli uomini?

Il cristiano lo fissò stupefatto. Non si sarebbe mai aspettato un’argomentazione tanto sottile da parte di un nomade. Bevve un altro sorso di kumiss, che ormai iniziava a piacergli, e decise di cambiare argomento. – Ho capito co... cosa intendi dire – disse, senza riuscire a trattenere il singhiozzo.

– E sarebbe? – lo sciamano sorrideva con un tono di superiorità. Aveva bevuto quanto il suo interlocutore, ma si sentiva solamente un po’ più allegro del solito, mentre Argyros faceva sempre più fatica a scandire le parole. – Sarebbe che tu sei come l’Argo Panoptes della mitologia. – Un istante dopo si rese conto che Orda non poteva sapere chi fosse Argo: lo sciamano non aveva certo ricevuto un’istruzione classica.

– Argo aveva occhi su tutto il corpo, perciò poteva vedere tutto contemporaneamente. Tu devi avere appreso qualcosa della sua magia. – Spiegò di aver guidato le truppe romane che avevano attaccato il gruppo a cui apparteneva Orda. – Tutte le volte che puntavi quel tubo su di noi, pareva che tu riuscissi a prevedere le nostre decisioni. Non può essere che una magia.

Lo sciamano scoppiò in una grassa risata. – Hai quasi indovinato, ho proprio gli occhi del tuo Argo.

Argyros sollevò la mano per farsi il segno della croce, ma si fermò in tempo. Gli arredi sacri rubati da Tossuc dimostravano la considerazione degli jurchen nei confronti della Cristianità, e non c’era da meravigliarsene, dal momento che l’impero sfruttava la dominazione religiosa come copertura per il controllo politico. Adesso che viveva fra loro, Argyros non intendeva inimicarsi i nomadi. Ebbe un brivido di paura. Aveva sempre pensato ad Argo come al personaggio di un’antica leggenda pagana e il fatto di trovarselo impersonificato davanti agli occhi, tredici secoli dopo l’Incarnazione, scuoteva fino alle fondamenta i principi sui quali poggiava la sua vita.

Tremante, mormorò: – Passami il kumiss, Orda. – Quando lo sciamano glielo porse, quasi gli cadde.

– Ehi! Attenzione! Non rovesciarlo – esclamò Orda. – Avanti, ridammelo. Ti prometto che non lo sprecherò.

– Scusami – disse Argyros, consegnandogli l’otre con mani tremanti.

Orda se lo portò alla bocca e lo vuotò d’un fiato.

– Ha uno strano sapore – commentò.

– A me non è sembrato – disse Argyros.

– Cosa ne sai tu di kumiss? – replicò Orda.