In un'epoca in cui la televisione, fantastica e non, ha scoperto prepotemente il fascino del “girlpower”, era solo questione di tempo affinché si sfruttasse un’ambientazione classica quale Gotham City per creare una nuova generazione di supereroine che potessero catturare l’interesse del pubblico. E’ stato esattamente quello che ha fatto nel 2002 la Warner Bros. Television con il telefilm Birds of Prey.
In questa serie tv s’immagina una Gotham City priva del suo più famoso difensore, Batman, il quale si è allontanato dalla città sconvolto e disperato in seguito alle tragiche consenguenze del suo ultimo duello con Joker. Se infatti in questa timeline il malvagio buffone è stato definitivamente sconfitto e messo in condizioni di non nuocere in una struttura di massima sicurezza, nondimeno prima di cedere ha fatto in tempo a uccidere Catwoman, l’unico vero amore di Batman, (che gli ha anche dato una figlia), e a costringere su una sedia a rotelle Batgirl, ovvero la figlia del commissario Gordon.
La serie è ambientata alcuni anni dopo tali eventi. L'azione parte in una Gotham nella quali numerosi criminali e meta-umani, (ovvero mutanti dotati di capacità sovrumane), tentano di imporre il proprio dominio. A difendere l’ordine ci pensano due fanciulle fuori dall’ordinario: esse sono note come l’Oracolo, cioè Barbara Gordon (Dina Meyer, vista in Saw, Saw II e CSI ), ex Batgirl che pur dalla sedia a rotelle grazie alle sue conoscenze informatiche ed elettroniche è in grado di tenere sotto controllo praticamente tutta la città, e la Cacciatrice, cioè Helena Kyle (Ashley Scott, vista in Dark Angel e A.I. ), che altri non è che la figlia di Batman e Catwoman, dotata di forza e agilità meta-umane.
Ad esse si aggiunge presto Dinah Lance (la quasi esordiente Rachel Skarsten), un’adolescente meta-umana coraggiosa e piena di buona volontà. Le tre non tarderanno a capire che le minacce alla città non sono casuali, ma coordinate da un misterioso centro di potere col quale si troveranno a fare i conti, e che lo spettatore sa da subito trattarsi della dottoressa Harleen Quinzel (Mia Sara, vista in Chicago Hope e CSI), psicanalista ma soprattutto, con il nome di Harley Quinn, ex amante del Joker.
Nonostante le premesse per un buon successo, tra le quali l'ambientazione in un mondo ben noto a tanto pubblico e l’innegabile e notevole avvenenza di tutte le protagoniste principali, la serie non ottenne il favore sperato presso il pubblico americano. Le ragioni probabilmente sono molteplici: le sceneggiature sono quasi sempre piuttosto banali, dalle conclusioni scontate e cariche di stereotipi del genere supereroistico, prive della necessaria ventata di novità fondamentale per reinventare ancora una volta il genere. Inoltre, se Ashley Scott e Mia Sara sono sufficientemente efficaci e carismatiche nei rispettivi ruoli, il resto del cast è piuttosto anonimo. I pochi spunti buoni, tra i quali il fatto che la dottoressa Quinzel sia la psicanalista di Helena e che quindi le due svolgano sedute terapeutiche all’insaputa delle rispettive identità segrete, potevano indubbiamente essere sfruttati meglio. Così come sono stati affrontati non sono sufficienti a catturare l’attenzione del grande pubblico.
Quindi, nonostante la presenza di uno zoccolo duro di fan appassionati, la serie si concluse dopo un’unica stagione di 13 episodi, ovvero la metà circa di una stagione televisiva completa. In realtà il telefilm venne cancellato dopo appena 11 puntate ma, con inusuale generosità, il network concesse che venisse girato e trasmesso un ultimo doppio episodio, in modo che le vicende della varie protagoniste giungessero tutte ad una conclusione.
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