Ogni pagina di Estasia è contaminata dalle immagini, dai colori, dai suoni che mi circondano, e intrisa nelle esperienze quotidiane. La musica è certamente una grande fonte di ispirazione e crea il sottofondo necessario per saltare dalla realtà direttamente dentro la trama del libro. Se in primis l'autore non si sente parte della storia, come lo può essere il
lettore? Ho ascoltato diversi tipi di musica durante la scrittura di Estasia, dal pop contemporaneo alla musica classica. Per esempio, le musiche del "Fantasma dell'opera" mi hanno accompagnato durante la stesura del Palazzo dell'Inverso e la frase "Canta per me, mia musa" è stata concepita proprio dalle note di Lloyd Webber.
Riguardo al fantasy, sappiamo che viene spesso visto come un genere piuttosto leggero e, per usare le tue parole "sottostimato dall'elite culturale". Perché secondo te? Dipende dai lettori, dagli editori, dal retaggio culturale? Quali sono le potenzialità del fantasy? È possibile con il fantasy inviare messaggi importanti o è un genere utile solo come intrattenimento? E anche se fosse solo intrattenimento, sarebbe poi un male?
Probabilmente perché è interpretato come una letteratura per bambini, un'accozzaglia di cose irreali e immaginarie. Nulla di più falso, io vedo il fantasy come una trasfigurazione della realtà che può tessere tra le pagine ogni verità di oggigiorno. Il vero problema forse sta nella critica, che continua a considerare questo genere come una letteratura secondaria priva di messaggi, preferendo concentrarsi, per esempio, su saggi politici. Potrei allora obbiettare e chiedere a questi signori se considerano allo stesso modo il viaggio fantastico della Divina Commedia.
D'altra parte gli editori devono per forza di cose seguire particolari leggi di commercio, ma credo altri generi letterari incontrino maggiori difficoltà, come la poesia e le antologie di racconti. I lettori sono sovrani delle loro scelte, biasimo solo chi snobba il fantasy senza aver mai letto un romanzo valido, optando per libri che definiscono più "aulici".
Sono dell'opinione che bisogna provare prima di giudicare a priori.
Infine, non per forza il fantasy deve lanciare messaggi, può essere semplicemente un modo per rilassarsi qualche ora accompagnati nel piacere della lettura. Tutti si lamentano che gli italiani leggono poco, bene, allora lasciamo decidere il lettore liberamente. Viviamo in un'epoca caotica e stressante, ben vengano anche due ore giornaliere di sano riposo di mente.
Sappiamo della tua ammirazione per Michael Ende, e il suo modo di interpretare il fantastico. Quali altri autori ti fanno da "guida"? Cosa leggi abitualmente? Leggi anche autori italiani?
Più che guide direi grandi fonti di ispirazione. Ho sempre letto i romanzi di Ende, dalla "Storia Infinita" fino allo "Specchio nello Specchio" come una dura critica dell'autore nei confronti della società in cui viveva. Dopo quasi trent'anni questo tema mi pare decisamente attuale. Leggendo il Palazzo dell'Inverso può venire in mente la struttura dell'Inferno dantesco, ma non mi azzarderei mai a proclamare un omaggio al sommo poeta. Una lontana
contaminazione, forse.
Nella lettura, mi piace muovermi su diversi fronti, fantasy (Stroud e Pullmann per esempio) ma anche classici e romanzi moderni (Hosseini è tra gli ultimi che ho letto). Generalmente mi faccio consigliare un buon libro, a prescindere se l'autore è italiano o meno, ho la fortuna di avere una sorella libraia.
Nel tuo romanzo troviamo le illustrazioni di Mario Labieni. Qual è il rapporto tra di voi? Le illustrazioni sono unicamente frutto della sua fantasia, o gli hai dato delle indicazioni precise? Quali sono i tuoi illustratori fantasy preferiti, eventualmente anche italiani?
Mario non è solamente un amico, è sicuramente uno dei primi estasiani. Quando lesse il libro, nacque in lui il desiderio di raffigurare i personaggi e gli eventi di Estasia. Non gli detti alcuna indicazione, lasciandolo libero nel disegnare ciò che l'estro gli suggeriva. A differenza
delle arti visive, la scrittura ha un grande potere, lascia completa libertà all'immaginazione.
Ahimè non sono un esperto di illustratori fantastici, dico la verità, preferisco che la scrittura mi lasci immaginare le scene più che vederle già realizzate. Non sono stato mai un amante dei fumetti, anche se devo ammettere che le copertine di Paolo Barbieri sono bellissime.
Hai dichiarato che la storia di Estasia continua nella tua mente, prosegue al di là del libro. Se questo romanzo dovesse avere successo, possiamo aspettarci un seguito? Oggi spesso gli autori scrivono saghe intere, composte da molti libri. Cosa ne pensi? Dov'è che finisce la voglia di raccontare e inizia l'operazione commerciale?
A prescindere dal successo. Tant'è che la prima stesura del secondo volume è già completata. Una nuova re-invenzione, con una trama più fitta, nuovi personaggi, enigmi e molto ancora. Anche dolorose perdite di qualche protagonista del primo volume. L'accusa più velata, ma ancor più pungente.
Non ho programmato Estasia come una trilogia, né l'ho mai concepita con un numero predeterminato di volumi. A oggi non c'è nessun piano commerciale, per fortuna. Scriverò fintanto che Estasia mi parlerà e qualcuno avrà desiderio di ascoltarla.
C'è un percorso che ti lega idealmente a Licia Troisi, che prima della pubblicazione abbiamo imparato a conoscere sulle pagine di FantasyMagazine, speriamo che tu sia destinato a seguirne le orme…
Ho letto prima i romanzi di Licia, poi ho avuto il piacere di conoscerla di persona per la presentazione di un suo libro nella libreria di mia sorella. Sono rimasto subito impressionato dalla semplicità ed educazione con cui si è presentata. Non chiese "gettoni presenza", non ebbe pretese particolari, voleva solamente parlare del suo libro, rispondere alle domande dei lettori.
Scriviamo tipologie di fantasy decisamente diverse, ma una cosa sicuramente ci accomuna: la passione nella scrittura e il desiderio di migliorarsi.
Insomma, siamo due pazzi che ancora ci credono.
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