Tanto i videogame, quanto oggi il cinema e la letteratura amano mischiare il loro linguaggio con quello del fumetto. Nel lavoro da illustratore di Gabriele Dell’Otto avviene anche il contrario? Per le sue opere, si è mai ispirato, ad esempio, al cinema?
L’ho fatto da subito, da quando ho iniziato. Mio nonno era direttore di produzione a Cinecittà. Fin da piccolo sono stato un amante di fumetti e di cinema. Se per me prima il riferimento al cinema era più una ricerca, col tempo questo legame, che si può scorgere nei tagli del disegno, nelle luci, ma anche nel concept iniziale, è diventato quasi naturale.
Da amante dei fumetti e del cinema, come giudica le ultime trasposizioni per il grande schermo dei best seller Marvel?
I migliori film sono stati quelli dedicati a X-Men e Spider-Man. Apprezzarli o meno dipende in larga parte da quanto uno è nerd (ride). Io non sono un fruitore seriale di fumetti, ma occasionale, e ho apprezzato le trasposizioni. Anche l’ultimo film di Brett Ratner, X-Men 3: purtroppo è stato tagliato con l’accetta, ma ha una sua qualità e identità. Pensando a Spider-Man, lo considero una sorpresa. Quando ho saputo che l’avrebbe diretto Sam Raimi, per me è stato un incubo. Non riuscivo a immaginare cosa sarebbe saltato fuori. Invece ha fatto due bei film e col terzo – di cui ho visto solo il trailer – non credo si perderà. Ho poi trovato fantastica la trasposizione di V for Vendetta. Film spettacolare nella scelta degli attori, nel non far vedere V in faccia.
Buttiamone anche qualcuno giù dalla torre.
Brutti: Daredevil, Elektra e Catwoman, a parte, negli ultimi due, la bellezza delle dive. Mi è invece piaciuto molto Hellboy, perché sono un estimatore di Del Toro. Per me, come per tanti che fanno il mio lavoro, è ottimo andare al cinema: sono sempre spunti creativi (film, cortometraggi, ecc), è tutto arte visiva, tutto archivio mentale che uno acquisisce.
Quali sono gli artisti del fumetto che apprezza maggiormente?
Ce ne sono almeno un centinaio: Hermann, Villa, Moebius, Mignola, Risso, Artur Adams. Quelli che compro adesso sono Mignola, Lee Bermejo e Villa.
Quali considera suoi maestri?
Sono un estimatore assoluto di Norman Rockwell, di Frazzetta, ma anche di Klimt, Schiele, Bernini… Parte del mio training artistico lo ho avuto per motivi di studio (Gabriele Dell’Otto è diplomato al liceo artistico e all’Istituto Europeo di Design, ndr). Poi c’è Sergio Toppi, che ho avuto la fortuna di conoscere di persona. Un’artista eccezionale che anche a settant’anni continua ad avere un’evoluzione. Ho avuto la fortuna di conoscere anche Buscema. A livello personale mi ha dato un input di base. È uno che a ottant’anni va ancora in fiera, per incontrare gli appassionati che comprano i suoi fumetti. Per me è fondamentale. Ho smesso di comprare certi fumetti perché ho conosciuto autori che stimavo, ma ho capito che di quelle persone avevo solo l’albo.
Un paio di curiosità: destro o mancino? E quando disegna, ascolta la musica?
Sono mancino e ascolto sia la radio che i cd. Qualsiasi genere, dai Guns’ n Roses ai Clash, i Red Hot Chilly Peppers, i Led Zeppelin, Battisti, Baglioni, “il cuore di Roma”.
Quando ha disegnato la copertina di Marvel: La grande alleanza ascoltava un disco in particolare?
Californication dei Red Hot Chilly Peppers.
In base a che cosa sceglie la musica?
Vado a periodi, in base allo stato d’animo.
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