Cosa c'entrano gli avvocati con gli archetipi junghiani, le fiabe e il Viaggio campbelliano dell'Eroe?
La domanda va girata alla professoressa Robbins, docente quarantenne che tieni corsi di ricerca e scrittura forense alla Rutgers di Seattle e che si è posta all'attenzione dei media locali scrivendo un articolo intitolato Harry Potter, Scarpette Rosse e Merlino: raccontare la storia del cliente usando i perosnaggi e i paradigmi del Viaggio Archetipo dell'Eroe. Scopo dell'articolo è quello di mostrare come, per essere un buon avvocato, sia necessario imparare a impiegare la 'fiction' in modo da presentare le ragioni del proprio cliente nella maniera più persuasiva ogni volta che si redige un atto.
Il viaggio epico dell'eroe tratteggiato da Campbell sarebbe adattissimo allo scopo, essendo perfettamente funzionale a mostrare le sfide affrontate, i trionfi e le disfatte, l'aiuto fornito dall'esterno, le trasformazioni conseguite e il nuovo futuro che, come conseguenza, si profila all'orizzonte.
In quest'ottica per esempio, Harry Potter, di cui la Robbins è grande appassionata, entrerebbe in gioco grazie alle sua qualità di orfano bisognoso di comprensione: il quadro perfetto attraverso cui dipingere la situazione del proprio cliente agli occhi del giudice, che in tal modo si sentirebbe investito dei panni del mentore, esattamente come Albus Silente, e sarebbe quindi indotto a venire in soccorso anziché a punire.
La controparte non va però tratteggiata come se fosse l'antagonista - il Voldemort della situazione, per intenderci - bensì come un semplice ostacolo da superare. Un efficace metafora di questo ruolo può essere impersonata da qualcuno come Draco Malfoy, non un grande Mago Oscuro, bensì il semplice bulletto della scuola.
Ciò che la Robbins propugna non sarebbe mera teoria, in quanto, per esempio, ella racconta che una soluzione analoga ha avuto successo in un giudizio d'appello concernente un ragazzo accusato di omicidio.
Esercitazioni partiche in tal senso sono suggerite nei corsi della Robbins lavorando su casi storici celebri - quali per esempio quella dell'avvelenatrice per antonomasia, Lucrezia Borgia o la parenticida Lizzie Borden, che alla fine del XIX secolo fu accusata di aver eliminato il padre e la matrigna con un'ascia - in modo da riuscire a trovare aspetti positivi nei loro profili. Perché, secondo la Robbins, "fa parte della buona avvocatura arrivar a consocere il proprio clente e la sua storia ed essere in grado di descriverla sotto la miglior luce possibile".
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