Una ragazza le sta alle spalle, le tiene il capo, le bagna la fronte. Non è tranquilla. Deve essere la prima volta che assiste ad un parto.
Altre due serve, in piedi poco distanti, imparano. Danno le spalle al nuovo arrivato.
Lysander è entrato con circospezione: le donne, prese dall'evento, non si sono accorte della sua presenza.
E' la giovane dietro alla partoriente che, alzando un attimo gli occhi, incrocia lo sguardo catturato del guerriero. Il viso di lei impietrisce, la mani le crollano lungo i fianchi, lo straccio bagnato scivola dalla fronte, ricade nella polvere. Le donne in piedi si accorgono della reazione, si girano inseguendo la fissità di quello sguardo allibito.
Scoperto, l'uomo avanza. Lentamente. Sa che dovrebbe andarsene, ma non ha nessuna intenzione di farlo. Sente di colpo il bisogno di assistere a qualcosa di nuovo, di differente. Qualcosa che possa restituirgli, forse, un minimo di amore per la vita. Che riempia quel vuoto enorme che ha dentro, e che da qualche tempo lo spaventa. Lo indebolisce.
Domani, tra poche ore, Kratos sarà teatro di guerra. Potrebbe essere il suo ultimo giorno.
Le serve si scostano, attonite.
-Lysander! – mormorano tra le labbra, mentre timore e stupore accelerano i loro cuori.
Anche la levatrice leva il capo. Esita. Si sposta, accenna ad alzarsi, nel movimento scopre le cosce aperte e contratte della partoriente, la sua intimità dilatata. Lysander rimane impressionato da quel ventre rigonfio e pulsante. Un gemito prolungato sfugge tra i denti che azzannano disperati il tessuto.
- Continuate – impone l’Eroe.
Le donne esitano. Che un comune maschio assista ad un parto è già di per sé inusuale, addirittura inverosimile se parliamo di un aristocratico. Questo è addirittura un Eroe. E’ Lysander!
- Continuate, maledizione! – Davanti all'imbambolata inerzia delle donne, Lysander si vede costretto a reiterare il comando.
Levatrice e assistente riprendono a curare il parto.
Lysander si avvicina ancora, con discrezione. Vuole vedere la donna in volto. Vuole capire quanto di sé stessa sacrifica alla vita una femmina.
Pur avvezzo fino all'indifferenza ai visi tesi, deformati dallo strazio del dolore fisico, si scopre colpito da quel volto livido, grondante umori ed energia esausta. Riesce a scorgervi, a tratti, una luce positiva, carica di aspettative, bagliori sfuggenti che si accendono negli occhi ogni volta che le palpebre serrate si schiudono, tra una fitta e l'altra. Interludi di speranza tra vampate di ostilità.
Riconosce la giovane. E’ Kallistea. Una delle sue schiave. Una delle sue prede di guerra. Una ricenea che aveva riscaldato il suo letto, non il suo cuore, svariati mesi innanzi. Di lei ha un ricordo vago: quieta, premurosa, cortese, appena carina, ma dalle forme piacevoli. Un giorno, qualche attendente smanioso di compiacerlo l’aveva sostituita con un'altra giovane, certo più seducente, desiderabile. Per Lysander non era cambiato molto. Un'altra vagina dove scaricare istinti e virilità. L'ennesima serva che lo lavava e nutriva, che gli cantava canzoni e raccontava doverose bugie.
Si è distratto. In guerra, non gli succede mai. Lo richiama in sé l'ultimo lamento.
Il bambino è nelle mani della levatrice, ora.
Osserva il neonato. Striato di sangue come un combattente dopo la battaglia. Inorridisce. Pensa alla lotta di quella donna. Sopravvivere e difendere una vita. Una guerriera anche lei. L'esistenza è dunque solo guerra? Si nasce con una vittoria, e si muore sconfitti. Sempre.
Le due donne in piedi si affrettano a prendere il piccino, a pulirlo con acqua, ad avvolgerlo in ruvide ma calde stoffe.
- Mostratemelo – ordina Lysander.
Sono azzurri, gli occhi di quel esserino. Azzurri come i suoi, e quelli di pochi nell'esercito di Arkea e nelle terre ricenee. Kallistea, oltretutto, è una schiava di Lysander, l'Eroe di Arkea: difficile che qualcuno abbia osato toccarla.
"Di quanti figli bastardi, senza padre, sono genitore? Quanti servi ha dato al mondo questo... Eroe?" si chiede lui. Per la prima volta.
Il bimbo viene riposto a terra, accanto alla madre. Piange. E' un pianto strano, a scatti, tuttavia nessuna delle donne pare curarsene. Lysander ne deduce che sia normale.
La madre, spossata, nonostante i vagiti cede al sonno. D'istinto, il guerriero prende il neonato in braccio. I singhiozzi cessano, sorprendendolo. Irrompe nei suoi pensieri l'immagine di Iseo, il suo primogenito, trucidato dai cospiratori tanti anni prima. Al ricordo, trattiene a stento le lacrime. L'Eroe non ha diritto ad un pianto che non sia interiore.
Senza curarsi degli sguardi femminili, s'inginocchia accanto a Kallistea. Ripone il fagottino accanto alla madre.
Si sofferma quindi sul volto di Kallistea. La penombra esalta lo sfinimento scolpito su quei giovani lineamenti. A starla a guardare, però, si scopre la forza che rapidamente rifluisce. Il riverbero ondivago delle torce lascia intravedere che le gote riprendono colore. Sotto le palpebre, ora rilassate, gli occhi si muovono, vivono chissà quali sogni.
La mano di Lysander si muove d'istinto. Accarezza il viso, le dita callose e martoriate vanno a scostare dalla guancia una ciocca inzuppata di sudore. Gesti delicati e dimenticati, ma che un tempo gli erano appartenuti.
Poi Lysander si ricorda di non essere solo. Si rialza.
- Lei, come sta?
- Ha sofferto molto, ma è di tempra forte. Non ha perso molto sangue. Si riprenderà presto. Ha solo bisogno di un po' di riposo.
- Abbiate cura di lei – intima perentorio, però senza quell’inflessione glaciale e scostante che solitamente caratterizza le sue parole.
Se ne va con uno scatto nervoso. Le servitrici si scambiano occhiate smarrite.
Me ne vado anch'io. Lascio il passato recente, interrogandomi sul significato di ciò che mi ha svelato.
E' il momento.
Le nuvole si sono disperse, ma la cappa d'umidità resta e trasforma Kratos in una trappola torrida. Il sole a picco è dolore agli occhi, calore sulle armature. Assieme all'afa, cucina i corpi. Assieme all'ansia, consuma i nervi.
Le armi sono tutte a terra. Molti tra gli opliti hanno tolto anche la pesante corazza. Da ambo le parti, gli attendenti hanno distribuito pasti frugali, leggeri. La battaglia non è del tutto scongiurata.
Per i due sovrani, ognuno dal proprio lato, sono stati approntati dei piccoli troni di legno. Alle loro spalle, si piazzano i più fidati comandanti e un gruppo esiguo di guardie reali.
Brasida si è già sistemato al centro. Il centro di Kratos.
14 commenti
Aggiungi un commentoNota Qualche tempo fa ho ricevuto una tremenda bastonata in testa e ho perso la memoria. Con chiunque parli e ovunque passi è per me la prima volta: chi dovesse aver già veduto il nome di me medesimo in qualche posto del Web ne tenga conto.
Ciò che conta è soltanto questo: qualunque sia la vostra (di voi singolarmente,dico) opinione su qualsiasi cosa e comunque sia differente dalla mia, qualunque sia il modo con cui e il motivo per cui l'avete espressa, non ho e non avrò ragione di dubitare che vi spinga la migliore delle intenzioni possibili. Non ricordo assolutamente altro, nemmeno di non ricordarmelo.
***
Racconto sorretto da indubbio studio e tecnica, è secondo me un tentativo onesto, non nuovo, di far convivere una veste epica con una coscienza moderna, senza però superare i difetti e i rischi di questa soluzione, ai quali non è esente questo pezzo: tentativo dunque riuscito sotto non tutti i profili, a causa, per esempio, dell'uso un poco scontato del tema antibellico, per un gusto del "sociale", tipo "denuncia contro i poteri forti", un po' malinteso, comune a molte correnti della fantasy attuale, da quel poco che ho letto, quando ne leggevo. Non ne condivido le pretese etiche, tuttavia prendo atto di queste scelte, già avviate da tempo nella fantasy, e ne riconosco, quando non scadano nel puro pretesto, il valore arricchente.
Benvenuto, Messere, al tuo commento. Mi gusto il bicchiere mezzo pieno.
Circa il mezzo vuoto: sì, sono senz'altro presenti anche gli aspetti che evidenzi, in forme diverse. Trovo il termine "denuncia" forzato, ma ci intendiamo, comunque.Gli ingredienti sono senz'altro più d'uno, forse però quello su cui ci tenevo di più a concentrarmi, era il "fattore umano", la solitudine del cosidetto... "Eroe".
Mi fa piacere anche di non "scadere nel puro pretesto".
Grazie ancora.
Racconto interessante e ben scritto. Abbiamo messo una breve presentazione con link a questo blog nel nostro sito (rivistazetesis.it), che si occupa di problemi riguardanti il mondo antico e la cultura greco-romana.
Grazie e auguri!
La Redazione di Zetesis.
Leggo appena ora il post e il commento sul vs/ sito.
E' veramente una gradita sorpresa scoprire che il mio racconto è piaciuto anche ad appassionati ed esperti del mondo antico.
Il mondo che ho creato a scenario è ovviamente di fantasia, e in qualche modo forza elementi in realtà di epoche storiche differenti rispetto al reale passato. Ma la cura di vari particolari pesca in effetti a piene mani da testi del tutto storici.
Grazie.
D'accordo, qui potete aver letto o leggere "Il raccolto" gratuitamente, a suo tempo o di recente, ma... se preferite averlo in formato ebook, per ampliare la vostra collezione privata, a 99 cent lo trovate in quasi tutti gli estore, tra cui
http://www.amazon.it/Libri-Fabio-Novel/s?ie=UTF8&page=1&rh=n%3A411663031%2Cp_27%3AFabio%20Novel
http://www.lafeltrinelli.it/ebook/fabio-novel/raccolto/9786050301908
http://www.cubolibri.it/home.php/ebook-il-raccolto-fabio-novel-fabio-novel-9786050301908.html
http://www.bookrepublic.it/book/9786050301908-il-raccolto/
Ovviamente, se qualcuno di voi vorra promuovere l'ebook, l'iniziativa sarà ben gradita.
Grazie!
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