Con buona pace del comico…
Il problema è quello che dicevamo in apertura: una volta ( e mi scuso se sembro un passatista a tutti i costi) i ruoli erano più chiari: il potente era il potente, e il saltimbanco di turno lo sfotteva; la gente nelle fiere dei borghi paesani rideva, ma mai avrebbe pensato di affidare il potere al saltimbanco; né, tantomeno, al saltimbanco sarebbe mai venuto in mente di proporsi come borgomastro. Il giullare necessita del sovrano; lo può anche uccidere come ho fatto io, ma non può sostituirsi a lui, per il semplice fatto che così cesserebbe di essere un giullare, probabilmente per diventare a sua volta un tiranno. Basta dare un’occhiata alla vita privata di tanti capicomici di ieri e di oggi, italiani e non, per rendersi conto della loro privata attitudine alla tirannide, soprattutto ovviamente con i loro sottoposti.
Insomma, la gloria dà alla testa…
Sì, ma soprattutto la sensazione di onnipotenza di cui gode il grande comico, quando stando solo sul palco vede la gente che si sbellica. Quando l’uomo ride, è sopraffatto, non è in grado di difendersi. Se una potenza straniera inventasse la bomba esilarante, ci conquisterebbe in men che non si dica.
Però questa potenza non è in grado di conquistare la gente fino al punto da farla votare per qualcuno anziché per un altro.
Perché è una potenza neutralizzante, non propositiva; dura nel momento e nel luogo in cui si sprigiona, ma quando cessa la magìa, quando il sogno si spezza, tutto nella vita dello spettatore torna come prima. Proprio questo contrasto tra l’effetto a breve e lungo termine causa la frustrazione dell’entertainer, che spesso non riesce ad accettare di non essere continuamente quello che è sul palco: ecco allora deliri di onnipotenza, crisi di identità, alcool, droga…come Lenny Bruce, come Peter Sellers…come tantissimi altri.
Se ben comprendo: l’entertainer svolge una funzione socialmente (e oggettivamente) salutare, però quasi mai per motivi veramente puri, è così?
Hai presente Chaplin quando deve fare Hitler? Mentre tutto il mondo guarda i film di Chaplin, Chaplin guarda i film su Hitler. Lo scruta; lo studia… e a un certo momento, puntando il dito verso una gigantografia del dittatore, gli scappa una frase rivelatrice; dice: conosco quest’uomo, è nato quando sono nato io, e come me è capace di tutto. Poesia e violenza; sogno e incubo: Chaplin e Hitler sono i veri Jekill e Hyde del ventesimo secolo! Misurarsi con la propria zona oscura implica il riconoscimento, di tale zona, e da tale confronto non si ha mai la certezza di uscirne del tutto indenni.
Ma allora non è vero, che nel riconoscimento di sé stessi nell’altro c’è l’innamoramento?
Quando imitiamo qualcuno, magari in modo feroce, è perché ci piaccia oppure no ne avvertiamo il fascino. Fare i conti con lui è come fare i conti con la parte di noi stessi che non vorremmo esistesse. I problemi nascono quando il nostro super-io, per motivi politici o sentimentali o sociali, o per qualunque altro motivo, ci impedisce di riconoscere a noi stessi l’attrazione verso certe cose o certe persone. Spesso, la reazione tipica è dare in escandescenze: pare, per esempio, che Pasolini si inferocisse al solo sentir nominare D’Annunzio; chissà, forse in lui c’era ancora una piccolissima punta di dannunzianesimo che proprio non se ne voleva andare!
Dove sarà pubblicata, questa intervista?
Internet? Ho un amico ingegnere informatico che si è sposato da poco: la prima notte di nozze ha avuto seri problemi, perché non si ricordava la password, ah ah!
Tutto qui?
No: figurati che aveva un computer così stupido che si buscò il virus dei polli, ah ah! Gliene regalò uno nuovo suo zio; era talmente ricco che apriva le ostriche col bancomat… ehi, che fai? Non ridi?… mmh… potrei offendermi, sai?
Ah ah! Eh eh ! Uh uh! Veramente divertenti le sue battute, mister Frog!
Così va molto meglio: prima mi sembravi abbattuto come il ragioniere che abita all’angolo del mio palazzo: pensa che ha un aspetto così triste, che quando fa l’elemosina i mendicanti gli danno il resto!
4 commenti
Aggiungi un commentoEddài Giorgio, ancora un passo, ancora un piccolo sforzo e avrai compiuto il tuo cammino; e poi...succeda quel che succeda!
veramente bella, compimenti all'autore anche per il coraggio di aver intervistato un tipo simile.
Certo che a leggere i giornali di questi giorni sei stato veramente profetico...
è sempre un piacere leggere le tue interviste.........
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