Se la donna in armi rimane la più problematica, perché invade il campo maschile per eccellenza della forza fisica e della guerra, la donna di potere in generale resta un punto di domanda per il fantastico, dal momento che resta il dubbio sul suo realismo e sul fondamento del suo potere (anche in MZB abbiamo eroine decisamente combattive e altre che vivono una sottomissione dolorosa, non sapendo trovare una propria strada). Il problema della personalità della donna “libera” è di difficile definizione poiché la donna è sempre in relazione con l’uomo, che è limite per la sua libertà (forse vale anche il contrario ma qui non ci interessa); cosa sarebbe la donna senza questa presenza condizionante è pertanto campo aperto alle ipotesi. Per fare un esempio, il femminismo ha difeso certi valori di pace in un’epoca in cui tutta la contestazione aveva la pace come proprio obiettivo, ma trascorse le mode politiche, è tornato il dubbio se la donna sia pacifica di suo, o se è stata “pacificata” dal potere maschile (ed abbia quindi una diversa natura da recuperare).
Illuminante l’opera della psicologa femminista Judith Lorber, “L’Invenzione dei Sessi,” dove si sostiene addirittura che la femminilità biologicamente determinata non esiste: il genere è creato culturalmente (esagerando una differenza biologica minima) cosicché
l’uomo, per proprio potere, piacere e soddisfazione emozionale avrebbe plasmato il sesso più debole rendendolo insicuro e dipendente. Mi pare che le ultime scoperte sul cervello umano e sul suo funzionamento facciano sempre più giustizia di queste teorie più politiche che scientifiche, dimostrando che i due sessi funzionano in modo diverso anche a livello cognitivo ed intellettuale. Ma il femminismo moderno non ci sta, e forse fa bene, a farsi ingabbiare da un discorso scientifico di qualsiasi tipo; e più che influenzare il mondo in nome di come “dovrebbe essere” dal proprio punto di vista sostiene un lobbismo a favore della donna, contrastando semplicemente i limiti e le discriminazioni.
Perciò se una donna diventa ricca e famosa facendo l’attrice porno, troverà la femminista più all’antica (semplificando) che dirà che fa male a prostituirsi per il piacere maschile, ma anche quella che sosterrà che fa bene, perché prendersi con ogni mezzo la ricchezza è “empowering,” e addio sogni di un mondo migliore.
Per la nostra ricerca sulle donne di potere questo può anche andare bene, perché gli esempi storici che andiamo a esaminare sono solo in parte legati a qualche tipo di rivendicazione femminista o riconducibile al femminismo.
Donne combattenti
Si pensa che di donne in armi ce ne siano state storicamente poche, ma non è vero. Di questo va tenuto conto perché se gli stereotipi della modella con lo spadone sono deludenti il motivo non è che sia una pazzia vedere una donna in armi: il motivo dev’essere un altro, se c’è.
Cerchiamo quindi le prime guerriere… ma ci infiliamo subito in un altro ginepraio ideologico, quello del matriarcato, il modello sociale dei popoli più antichi che vennero sottomessi e schiacciati dai malvagi rappresentanti della concezione patriarcale (dalle nostre parti furono gli indoeuropei ad assumersi questo compito). Il matriarcato si basava sui culti della dea madre e generatrice, e sul rispetto che la fecondità e la maternità ispiravano quando non era ancora chiara la relazione tra sessualità e procreazione. La presenza di donne combattenti in queste società è supportata da evidenze archeologiche e storiche non del tutto convincenti, ma è possibile. Tuttavia non era caso infrequente che, se il potere politico era nelle mani delle donne, il comando militare restava in quelle di un “capo di guerra” maschio; va da sé che è difficile generalizzare un discorso così ampio.
Meno incerta la presenza di donne guerriere nei popoli nomadi delle pianure orientali e delle steppe, e da qui l’ispirazione per le famose Amazzoni. Donne a cavallo, spesso munite di arco, hanno fatto la loro comparsa anche in epoche successive, provenendo da queste regioni.
Mentre i Latini e i Greci non hanno esempi da offrire, occasionalmente le donne guerriere si sono viste tra i Celti, e più spesso tra i Germani. La celtica Budicca, sovrana di una tribù nella Britannia conquistata dai Romani, è un
esempio di donna che ha combattuto e portato un esercito in battaglia. Il marito, morendo, aveva lasciato il regno in eredità alle due figlie, ma ciò contrastava con la legge romana per la quale le donne non potevano ereditare; il re alleato era comunque tenuto a cedere il dominio a Roma dopo la propria morte. Budicca e le figlie vennero oltraggiate, lei con la fustigazione e le figlie con lo stupro, e le terre passarono sotto il dominio dei Romani. Evidentemente l’insulto non poteva essere accettato da questa donna, che viene riferita come alta e terrificante, forte di voce e di sguardo feroce, dalle chiome rosse e sempre armata di lancia.
Budicca radunò diverse tribù e lanciò la sua ribellione, approfittando del malcontento dei Britanni sottomessi al giogo di Roma. Poiché il governatore Svetonio Paolino era impegnato in una campagna per soffocare la voce dei Druidi nell’isola di Anglesey, la reazione romana fu all’inizio incerta, e i ribelli riuscirono a bruciare la città di Colchester, sconfiggendo
la IX legione che era intervenuta. Paolino guadagnò tempo per radunare i suoi reparti, lasciando in preda ai rivoltosi la città di Londra, che venne distrutta anch’essa. I Britanni di Budicca avevano così ucciso decine di migliaia di nemici, in buona parte anch’essi Britanni, ma romanizzati; allo scontro decisivo però la sapiente astuzia tattica di Svetonio Paolino li condannò a una sconfitta inequivocabile e pesantissima, tanto che Budicca sembra si sia avvelenata per non essere presa viva. La sua rivolta, pur partendo da una questione personale, aveva coinvolto l’intero popolo.
5 commenti
Aggiungi un commentoOttimo articolo davvero! Scritto in forma chiara e precisa, ben suddiviso nei suoi punti, schietto nella critica d'appello finale.
Inoltre, ne condivido appieno i contenuti!
Ringrazio per il commento positivo, mi fa piacere riceverlo. In effetti è stata una bella fatica. Ma devo riconoscere anche (e sono in ritardo) il contributo di Luca Azzolini che oltre a darmi la "consulenza" per la parte su Marion Zimmer Bradley mi ha aiutato ad impostare il discorso e a scegliere gli argomenti.
Ciao, l'articolo mi è piaciuto molto e l'ho trovato molto interessante. Serviva davvero notare i tanti clichè e le "discriminazioni" di cui sono vattima le donne, nella vita reale così come nella letteratura Fantasy, fin troppo spesso maschilista (senza nulla togliere alla passione che nutro per questo genere!)
splendido articolo, non so come mi fosse sfuggito prima!
interessantissimo il confronto tra fantasy e storia dal punto di vista del ruolo della donna in rapporto al potere. mi ha ispirata!
grazie della lettura. ;-D
Io preferisco le modelle con lo spadone (red sonja è una di quelle almeno nei fumetti) perché secondo me hanno sentimenti come amore odio e altro, a differenza di altre sopra elencate che magari sembrano fatte di pietra provano un solo sentimento che è la rabbia o nemmeno quello.
Di sllito il mio protagonista è sempre maschio, perché nei miei romanzi una femmina protagonista è assurdo non perché non rispetto le donne anzi e comunque dipende sempre da quello che scrivi.
Modella con lo spadone è un classico quindi intramontabile se affiancata ad un protagonista muscoloso e cazzuto, intramontabile come la mitologia, argomento trattato in qusi tutti romanzi che ho scritto., vedi conan, a mio avviso il vero fantasy come pochi ne esistono, con un eroe vero che a volte non serv nemmeno che parla
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