La recensione sul sito di Variety non lascia spazio a molti dubbi: "un patchwork poco riuscito di avventura e fantasy con ambientazioni medievaleggianti, dialoghi risibili, effetti CGI senza nulla di notevole e sequenze d'azione montate a casaccio." Per proseguire spiegando che il film lascia intuire quale sarebbe stato il risultato se Ed Wood avesse cercato di fare Il Signore degli Anelli.
Anche il noto sito di cinema e recensioni Rotten Tomatoes è stato piuttosto critico, così come buona parte dei quotidiani americani che hanno dedicato un poco di spazio al film.
Recensioni a parte, i fan italiani incrociano le dita e sperano per il meglio, ma senza grosse illusioni. Diretto da Uwe Boll, che già in passato non si era dimostrato molto affidabile, In the Name of the King almeno sulla carta sembrava avere buone possibilità, soprattutto per la presenza di attori di nome come Ray Liotta, Claire Forlani, Ron Perlman, Burt Reynolds e John Rhys-Davies.
Variety sembra avere aspre critiche anche sugli interpreti, comunque: "Statham, Perlman e Rhys-Davies riescono a mantenere un certo professionismo pur senza ammazzarsi di fatica, mentre Reynolds non fa nessun segreto di essere lì solo per il compenso: manca solo che faccia l'occhiolino alla telecamera."
La sceneggiatura di Doug Taylor non se la passa meglio, venendo definita: "...Un pigro minestrone di cliché, discorsi magniloquenti e anacronismi verbali."
La storia, basata sulla serie di videogame Dungeon Siege, è presto detta: dopo la distruzione del suo villaggio e l'uccisione del figlio per mano dei Krugs, una sorta di bestie guerriere controllate da Gallian (Ray Liotta), Farmer Daimon (Jason Statham) decide di armarsi e cercare di liberare la moglie Solana (Claire Forlani), ancora prigioniera di Gallian. Lungo il suo cammino Farmer incontrerà Norick, già in passato suo mentore, e lo stregone Merick (John Rhys-Davies), al servizio di un re spodestato (Burt Reynolds) che vedrà in Farmer una speranza di riscatto.
Già stimato attore teatrale, John Rhys-Davies è noto se non altro per due ruoli molto amati dal pubblico: il Sallah nel primo e terzo Indiana Jones, e soprattutto il divertente ed eroico Gimli nella trilogia cinematografica del Signore degli Anelli. Almeno questa volta l’attore può interpretare un personaggio fantasy in tutta la sua ragguardevole altezza di un metro e ottantacinque centimetri.
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