La ragazza aveva una spessa treccia di capelli corvini, che ricadeva su un corpetto di pelle scura, che aderiva perfettamente alla muscolatura ben definita. Aveva belle labbra carnose, di un rosa pallido, il naso piccolo e un mento appena pronunciato. La pelle del viso, vellutata, era priva di imperfezioni e le sopracciglia sottili seguivano la forma allungata dei grandi occhi vivaci. Era una ragazza bellissima e, ora che aveva abbandonato l’atteggiamento rigido e deciso del guerriero, appariva in tutta la sua grazia e femminilità. Era magra, ma la corporatura muscolosa e l’addome scolpito rivelavano anni di intenso allenamento fisico. Una cintura di cuoio le cingeva la vita, lame e coltelli pendevano sui pantaloni aderenti, riflettendo il bagliore delle stelle. Doveva avere pressappoco la sua età.
[...] Si addentrarono nelle strette vie del paese. Danny osservava con tristezza la desolazione e la fatiscenza di ogni edificio, ma colse l’occasione di quella camminata per rivolgere qualche domanda alla ragazza.
“Slicha, so pochissimo di questi Vampiri della Luce. Tu puoi darmi qualche informazione? Che esseri sono? Perché ci hanno attaccati?”
“Sono demoni creati dalla Setta delle Ombre per portare il caos e la distruzione a Estasia. O forse, come piace pensare a me, hanno solo fame. Fin da bambina sono stata costretta ad affrontarli, e più volte ho rischiato la pelle nei loro dannati agguati.”
“Mi dicevi che hanno forme diverse” continuò il ragazzo.
“Esatto. Tu oggi hai visto quel rettile gigantesco, ma io combatto da anni contro piante carnivore, pesci enormi, mostri del sottosuolo. La Setta possiede oscuri poteri magici, può assoggettare al suo volere qualsiasi creatura.”
Danny rimase di stucco.
“Sono figli delle tenebre, affiorano solo dopo il tramonto. Ma, nello stesso tempo, il loro sangue freddo e scuro si nutre di luce e di calore. Per questo siamo in estremo pericolo qui.”
Seguì un breve silenzio, poi i suoi occhi incontrarono quelli di Danny.
Di quale ordine sei seguace tu?”
“Ordine? Nessun ordine. Diciamo che sto dalla parte della Regina Darmha.”
Slicha aggrottò le sopracciglia, pensierosa, poi si rassegnò.
“Mai sentito parlare di lei, forse il suo Regno si trova alla periferia di Estasia, oltre l’oceano. Immagino che anche questa Regina sia stata catturata dalla Setta. Purtroppo io sono rinchiusa in questo luogo, non ho la possibilità di esplorare nuove terre e le notizie sono sempre più sporadiche” commentò.
Il suo sguardo era fisso nel vuoto, offuscato da un velo di nostalgia. Avvertendo in lei una leggera inquietudine, Danny lasciò cadere prontamente l’argomento. Ora capiva le parole di Cathbad: gli abitanti di Estasia avevano perso i ricordi del passato, i sortilegi della Setta avevano costruito una memoria fittizia e un’esistenza fasulla in quel mondo preda del caos. Osservò Slicha. Tutto in lei faceva pensare a un’adolescenza segnata da sacrifici e duri allenamenti, ma era difficile intuire altro.
Danny si accorse che erano giunti all’estrema periferia del paese, davanti a una grande area circolare che non stentò a riconoscere: era il piazzale in cui ogni anno veniva allestito il Luna Park. Nel mondo di Estasia era solo un campo incolto, attraversato da un ruscello, probabilmente lo stesso che aveva incontrato vicino al podere abbandonato.
“Siamo quasi arrivati al castello.”
“Castello?” ripeté Danny sorpreso. “Vedo solo un grande spiazzo, una fitta boscaglia, e un ponticello instabile su un rigagnolo d’acqua.”
“Certo. Gli incantesimi delle Streghe ci proteggono, per fortuna. Nessuno di noi sarebbe sopravvissuto senza la loro magia.”
Si avvicinarono al fiumiciattolo, in cui la debole luce del tramonto si rifletteva con le tonalità dell’arancione e del giallo. Slicha salì senza esitare sulla passerella di legno inarcata sopra il letto del fiume. Mentre superavano il ponticello, dall’ombra spuntarono tre cigni neri, seguiti da un gruppo di piccole oche grigie che nuotavano lente nella loro scia. Vedendoli, i cigni si fermarono e allungarono il collo verso di loro. Slicha annuì, e sorrise compiaciuta.
“Le Streghe hanno acconsentito. Puoi accedere al castello. Bah, a quanto pare non sei tanto pericoloso. Peccato.”
Appena furono sull’altra sponda del ruscello, davanti a loro comparve un imponente edificio scuro. La sua base era tanto stretta che era difficile immaginare come potesse sostenere tutto il peso di quella struttura, fatta di innumerevoli guglie e torri contorte. Il castello, totalmente privo di simmetria, aveva pinnacoli che si impennavano in obliquo e si incurvavano pericolosamente, sfidando la forza di gravità. Nella parte più alta si intravedeva una schiera di statue: creature leggendarie, draghi e gargolle di pietra scura sembravano intenti a scrutare il bosco. Costruita in un lucido marmo quasi nero, la roccaforte era costellata di piccole finestre dalle forme più disparate, che proiettavano sottili fasci di luce giallastra, simili a spaventosi occhi, anch’essi intenti a spiare il Mondo del Crepuscolo Errante.
2 commenti
Aggiungi un commentovorrei solo dire che Francesco Falconi è un grandissimo autore e solo il fatto che abbia trovato la forza per riprendere in mano quel manoscritto composto tanti anni prima per il padre è simbolo del grande dono che porta dentro.....leggerò il secondo capitolo della saga tutto d\'un fiato, anche perchè il preludio datomi da questo articolo è a dir poco entusiasmante....e sono già in attesa per l\'uscita del terzo......
francesco ti auguro tutta la fortuna del mondo!!!!!!!!
Ciao Claudia,
ti ringrazio per le belle parole.
ciao,
Francesco
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