“Ehi, cavaliere, non avrai paura!?” lo schernì Slicha, vedendo che si era fermato.

Danny arrossì e scosse la testa, tornando subito alla realtà.

Non era facile mantenere l’attenzione sulla missione, la giornata era stata talmente ricca di eventi, con l’illusione di essere tornato a casa e il combattimento contro un guerriero che si era rivelato una ragazza. E una ragazza niente male.

Decisamente niente male... pensò incantato dal movimento sinuoso della treccia di Slicha.

Varcato il portone principale, si trovarono in un vasto salone rischiarato da sontuosi lampadari di cristallo che pendevano, ad altezze diverse, dall’alto soffitto. Al centro della stanza zampillava una grande fontana raffigurante tre donne che si tenevano per mano: la più anziana si appoggiava a un bastone ritorto, alla sua sinistra una bambina la guardava incuriosita e a destra era seduta una giovane donna con i capelli al vento. In fondo si intravedevano due scalinate pompose, che portavano ai piani superiori, una a destra, l’altra a sinistra.

[...] Oltrepassò la porta che gli era stata indicata e si trovò in uno stanzino silenzioso e quasi buio. Attese in silenzio, probabilmente le Streghe sarebbero giunte da un ingresso secondario.

Dopo pochi istanti, infinite luci si accesero sul soffitto e iniziarono a muoversi come stelle danzanti. Non era più in una stanza, ma in uno spazio aperto, sconfinato. Sotto la volta celeste si era formato un deserto immenso, una piana di aride zolle seccate dall’arsura e immerse in una quiete irreale. Spingendo lo sguardo all’orizzonte si scorgevano montagne circondate da una nebbia caliginosa e nubi che si muovevano veloci, colorandosi di grigio e turchese.

Ma dove si trovava? Dov’erano le Streghe Trigelle?