Insieme alla sorella Mallory (Sara Bolger) e alla madre Helen (Mary-Louise Parker), i gemelli Jared e Simon Grace si trasferiscono da New York (dove pare che i prezzi degli affitti siano ormai insostenibili) nel New England.

Al contrario di Simon, il più riflessivo dei due, Jared sta ancora soffrendo per il divorzio dei genitori e mal sopporta il trasferimento in una vecchia casa raccapricciante nel mezzo del nulla inesplicabilmente colma di letali barattoli di conserva di pomodoro e contenitori di miele delizioso.

A giudicare dai rumori e dai fatti inspiegabili che accadono subito dopo l’arrivo della famigliola, sembra che un gruppo di spiriti dispettosi abbia preso possesso della magione, che la pazzerella zia Lucinda ha lasciato alla famiglia quando è stata rinchiusa in manicomio.

Inavvertitamente, e visto che non c’è nulla di meglio da fare che esplorare meglio la vecchia casa (che strizza l’occhio all’inquietante Motel di Psycho), Jared scopre in una soffitta nascosta un libro polveroso che reca un avvertimento: non leggere! Quale esortazione migliore per un ragazzo? Apre il volume, naturalmente, e penetra i segreti che lo zio Arthur Spiderwick (David Strathairn) ha carpito al regno delle fate e alle  creature magiche che abitano i boschi nei dintorni della casa. L’eccentrico zio ha passato gran parte dei suoi giorni chiuso in quel locale circondato da bizzarri oggetti da tassidermista trascurando la sua unica bimba, Lucinda, per poi scomparire senza lasciare traccia.

Il libro segnerebbe la fine del Mondo se cadesse nelle mani di Mulgarath, un orco mutaforma che ogni tanto assume anche le sembianze di Nick Nolte e comanda un esercito di creature spaventose e disposte a tutto pur di superare il cerchio protettivo che Arthur Spiderwick ha predisposto attorno alla casa.

Nessuno crede all’autenticità del documento, fino a che compaiono John Goccetto, un brownie domestico incaricato di sorvegliare il libro, e Maiastrillo, un maiagoblin dal grugno porcino ghiotto di volatili, che mette loro in guardia dai terribili poteri del libro…

Jared e Maiastrillo
Jared e Maiastrillo

Il fascino retrò delle pagine di Holly Black e Tony DiTerlizzi da cui il film è tratto viene in gran parte perduto nella realizzazione tridimensionale delle creature, ma Spiderwick è un buon film, che non cerca di fare filosofia o rivelare verità universali: vuole che ci diverta e che ci si prenda una pausa per stupirci e ammirare il mondo creato dalla fantasia degli autori.

Diversamente dalla tendenza alla serialità, Spiderwick condensa in un film i cinque volumi fino a ora prodotti e sceglie un finale più in linea con la favola del Gatto con gli stivali che con quello riportato sul quinto libro.

Tutto sommato la trasposizione è abbastanza fedele e l'unico rammarico è di poter ammirare solo alcune delle creature nate dall’abilità grafica di Di Terlizzi, che si inserisce nel solco di illustri predecessori come Brian Froud e Alan Lee. I folletti, le fate e le creature fantastiche possiedono la giusta mescola di bene e male. Leali e collerici, vendicativi e golosi, sono più vicini alla tradizione rispetto a molte creature che abbiamo avuto modo di conoscere sul grande schermo.

L’adattamento ha più di un paio di frecce al suo arco, e conta sulla recitazione ormai collaudata di Freddie Highmore (Charlie e la fabbrica di cioccolato, Neverland) nel doppio ruolo dei gemelli Jared e Simon Grace, tanto simili nell'aspetto quanto diversi nel carattere. Highmore non ha alcun problema a passare da un personaggio all’altro, e lo fa con disinvoltura e professionalità consumata.

Il regista Mark Waters (Quel pazzo venerdì, Se solo fosse vero, Mean girls) riesce a gestire efficacemente le tensioni tra i protagonisti, generate della separazione dei genitori che Jared non riesce ad accettare, e dalla madre che non crede ai figli quando cercano di spiegarle cosa sta accadendo.

Due valori narrativi che servono a dare un po’ di spessore alla vicenda e che rischiano di passare in secondo piano surclassati dalla bontà degli effetti speciali.

Le fate esistono, insieme a brownie, boggart, Pixie e spiritelli, e Le Cronache di Spiderwick ce li rivela con il meraviglioso dettaglio della tecnologia digitale, come se tutti possedessimo ‘La vista’, perché non tutti sono il settimo figlio di un settimo figlio, o sono nati con i capelli rossi o possiedono la pietra magica, cioè un sasso il cui centro è stato forato in modo naturale, per esempio dall’acqua corrente. Certo, se alcuni saranno stati tanto fortunati da avere incontrato un maiagoblin e averlo convinto a sputare loro in un occhio, non avranno bisogno di altri espedienti per poter osservare il magico reame delle fate.