Subito, abbiamo controllato bene il calendario. Casomai, ignorando il caldo, potessimo credere che fosse il primo di aprile. Ma non c'è alcun dubbio, siamo alla fine di giugno. Il datario appeso al muro, quello del pc, la tv, la radio, i giornali, concordano tutti su questa versione.

Allora abbiamo controllato la fonte: hai visto mai che si tratti di qualche sito di satira o di qualche blog buontempone... Ma anche qui non c'è nulla da fare, l'evidenza ci inchioda: la fonte è nientemeno che il Corriere della Sera, rimbalzata dall'agenzia locale Voci dell'Iraq e ripresa in Italia da qualche altra piccola testata.

Infine, abbiamo effettuato una corsa virtuale in Gran Bretagna, e leggendo oltre scoprirete il perché. Qui però non troviamo traccia dell'avvenimento. Possibile che i cronisti d'assalto inglesi se lo siano fatto sfuggire così?

Nel dubbio, non resta che iniziare a servirvi la notizia nuda e cruda, lasciando che gli sviluppi dei prossimi giorni ci rivelino se si tratti di evento autentico o di burla.

E allora, eccoci al dunque: stavolta sembra proprio assodato che, alla fine, questi draghi, queste leggendarie creature che tanto hanno donato alla nostra letteratura preferita, esistano davvero. Almeno secondo quanto riportato dagli abitanti della città curda di Dihuk - situata a quasi 500 chilometri da Bagdad - i quali, per caso, si sarebbero imbattuti in un animale di razza sconosciuta, lungo circa quattro metri, che si nutre di insetti e di rettili.

Resisi conto che la loro parola, da sola, non sarebbe bastata, i residenti hanno diligentemente filmato la creatura, inviando poi le immagini all'università locale. Qui il vice rettore Hussein Amin ne ha preso visione dichiarando che l'animale "ha una forma simile a quello che potremmo definire un drago". Non solo, lo studioso ha avanzato l'ipotesi che la creatura possa avere addirittura un centinaio d'anni.

Tuttavia, siccome la cautela è d'obbligo, ed è ancora fresco in tutto il mondo il ricordo del colossale scherzo orchestrato nel 2004 dal londinese David Hart

(/notizie/807/ e /notizie/831/), gli accademici hanno inviato le immagini anche a due centri in Gran Bretagna e Germania, onde effettuare ulteriori accertamenti.