Ci risiamo. A Hollywood non riescono proprio a non fare un sequel di ogni progetto che abbia solo un minimo successo. E non c'è dubbio che lo sciopero degli autori cinetelevisivi aderenti alla WGA, svoltosi nei mesi a cavallo tra la fine del 2007 e l'inizio di quest'anno, sia stato un successo. Al di là dei motivi di merito che stavano alla base delle rivendicazioni sindacali, e che erano più che legittimi, i mesi prolungati di sciopero hanno stoppato e ritardato per parecchi mesi praticamente qualsiasi produzione made in USA, e gli effetti si stanno sentendo ancora adesso. Pertanto alla mecca del cinema è già partito il conto alla rovescia per il sequel.
Solo che stavolta il soggetto prevede il cambio di uno dei due antagonisti. Infatti, a schierarsi contro gli studios potrebbe essere questa volta la Screen Actors Guild, il potentissimo sindacato degli attori che riunisce la totalità (circa 120.000 iscritti) degli stessi, star o comparse che siano. Anche perché negli USA, chi non è iscritto alla SAG non lavora. Nei giorni scorsi il national board, l'assemblea dei rappresentanti sindacali, si è riunito con un solo argomento all'ordine del giorno: la richiesta di consulatazione di tutti gli iscritti per la messa in votazione di uno sciopero generale, a quasi un anno esatto di distanza da quello proclamato dagli autori, e che, se si realizzasse, potrebbe dare il colpo di grazia all'industria cinematografica.
Secondo i rappresentanti della SAG, non ci sarebbe alternativa allo sciopero. Questo dopo che Nick Counter, presidente della Alliance of Motion Picture and Television Producers, ha rifiutato il tavolo di trattativa proposto da Alan Rosemberg e Doug Allen, rispettivamente presidente e direttore esecutivo di SAG. Motivo della contesa è ovviamente il contratto di lavoro, scaduto il 30 giugno scorso. "Siamo molto dispiaciuti nell'apprendere che i datori di lavoro e i loro rappresentanti della AMPTP rifiutano di impegnarsi nella ricerca di un accordo" ha dichiarato Allen. "Non credo che il rigetto della nostra proposta, peraltro ragionevole, sia la cosa migliore per i nostri iscritti e per l'industria cinematografica."
Ora la decisione spetta a tutti gli attori. Secondo il regolamento del sindacato, per essere approvato lo sciopero generale richiede l'adesione di almeno il 75 percento degli iscritti, obiettivo che alcuni commentatori ritengono però abbastanza difficile da raggiungere. La crisi finanziaria ed economica in atto è già di per se un buon deterrente, e c'è da dire che parecchi attori si stanno appena riprendendo dai mesi di lavoro perso per lo sciopero degli autori. Ovviamente non tutti godono degli emolumenti di un Tom Cruise o di una Nicole Kidman, anzi parecchi lavorano in realtà al minimo sindacale. I tempi tecnici per organizzare il referendum tra i lavoratori ammontano a circa una quarantina di giorni, che possono essere utilizzati per trovare un accordo in extremis. In caso contrario... Nessuno sa cosa potrà accadere.
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