“You win a few, you lose a few”, recita un vecchio adagio anglosassone. Vale a dire, “un po’ si vince e un po’ si perde”. Dopo la recente ubriacatura di successo, in virtù della favorevole soluzione dell’Harry Potter Lexicon, è questa la frase di consolazione con cui la Warner Bros dovrà lisciarsi le penne arruffate di fronte alla sconfitta incassata invece nella causa contro la Mirchi Movies, casa di produzione indiana in procinto di lanciare un film dal titolo Hari Puttar – a comedy of terrors.
Proprio il titolo, con quel nome così simile al maghetto con la cicatrice, è stato ciò che ha fatto infuriare il colosso americano, accusando il piccolo rivale di voler capitalizzare sul successo della saga di J.K. Rowling e citandolo perc questo motivo dinanzi alla corte di Nuova Delhi. La quale però non ha pronunciato la sentenza desiderata, al contrario.
Il giudice indiano Reva Khanna ha infatti osservato, anzitutto, che il titolo era stato registrato quasi tre anni fa e che la Warner è stata finora acquiescente. Un segnale implicito sulla insussistente pericolosità di confusione dei due film.
In secondo luogo, la trama di Hari Puttar non ha nulla a che vedere con quella di Harry Potter. Piuttosto, presenta similitudini con il celebre Mamma, ho perso l’aereo, pellicola che – ironia della sorte – fu diretta da Chris Columbus, lo stesso regista che capitanò le prime due pellicole del maghetto. Infatti ritroviamo un ragazzino rimasto da solo a casa e alle prese con due furfanti che vogliono trafugare un formula segreta messa a punto da suo padre, uno scienziato.
In terza battuta, il giudice ha osservato che il pubblico è perfettamente in grado di distinguere i due prodotti, quello sfornato da Warner, già presente sul mercato da ormai sette anni, e la ‘novità’ prodotta dalla Mirchi.
Infine, vi è da osservare che in lingua Punjabi, ‘puttar’ non è un nome proprio ma un sostantivo comune col significato di ‘figlio’.
Il film, che originariamente avrebbe dovuto uscire sugli schermi il 12 settembre scorso, era stato posposto a causa della vertenza, ma ora potrà riprendere il suo corso e vedere finalmente la luce venerdì 26 settembre e non vi è dubbio che la sua popolarità beneficerà della pubblicità regalatale dalla causa legale.
A differenza di quanto verificatosi nel caso Lexicon, è curioso notare che, in questo frangente, il fandom, sia nazionale che internazionale, sembra compattamente schierato contro la major e dunque unanimemente soddisfatto dal pronunciamento del giudice. Ciò sembra il riflesso non solo del convincimento che l’azione di Warner fosse obiettivamente spropositata e iper-aggressiva, ma anche un po’ dell’ormai solida antipatia di cui al Warner è oggetto, sia per aver via via confezionato dei film sempre meno insoddisfacenti rispetto al palato dello zoccolo duro potteriano, sia per la delusione a seguito della decisione di posporre all’estate l’uscita della sesta pellicola, che doveva essere pronta per questo novembre.
Qui sotto potete vedere il trailer del film 'incriminato'. O meglio, da oggi possiamo dire 'scagionato'.
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